I sindacati hanno ricordato oggi le 11 vittime dell’eccidio di Portella della Ginestra, dove il 1 maggio del 1947 gli uomini del bandito Salvatore Giuliano spararono contro i contadini che stavano manifestando per l’occupazione delle terre incolte detenute dai latifondisti. Settant’anni dopo questa triste giornata rappresenta l’occasione per chiedere di rimettere in cima lavoro e dignità delle persone, oltre che per evidenziare la necessità di creare lavoro e prospettive per i giovani. «La strage di Portella della Ginestra segnò il tentativo delle classi dirigenti di allora di fermare il lavoro, la distribuzione delle terre, di affermare la subalternità dei lavoratori. Non bisogna dimenticarlo perché è troppo facile costruire una narrazione per cui la responsabilità delle imprese diventano responsabilità dei lavoratori», ha dichiarato la leader della Cgil, Susanna Camusso, come riportato da Repubblica.it. (agg. di Silvana Palazzo)



Oggi è il 1 maggio 2017 e come ogni anno non si può non tornare a pensare alla strage della Portella della Ginestra. Un caso che a settanta anni di distanza ancora non è stato chiarito. Sono diverse infatti le situazioni incerte che ruotano attorno a questa terribile situazione e moltissimi anche le ipotesi fatte. Tra queste c’è quella del complotto made in Usa. L’ipotesi è stata formulata dagli storici Nicola Tranfaglia e Giuseppe Casarrubea. Questi sottolineano che a sparare furono anche dei lanciagranate dati in dotazione alla Decima Flottiglia MAS di Junio Valerio Borghese guidati dai servizi segreti degli Stati Uniti d’America. Questi infatti si pensa fossero preoccupati dall’avanzamento in Italia del partito social-comunista. Furono diversi però gli storici a sottolinearea l’infondatezza di tale possibilità, tra questi spuntano soprattutto Francesco Renda e Francesco Petrotta. (agg. di Matteo Fantozzi)



La giornata del primo maggio non è solo un momento di festa dedicata ai lavoratori, ma anche di riflessione e ricordo. Ricorrono oggi, infatti, i 70 anni dall’eccidio di Portella della Ginestra, in provincia di Palermo. Era il 1947 quando si consumò il terribile eccidio nel quale persero la vita lavoratori, donne, bambini ed anziani, colpiti da raffiche di mitra provenienti dalla banda di Salvatore Giuliano. Una folla intenta ad ascoltare le parole dei dirigenti del Pci in occasione della Festa de lavoratori. Undici le vittime, oltre 60 i feriti per una strage della quale ancora oggi non se ne conoscono i mandanti. Settanta anni dopo l’eccidio, a raccontare quello che avvenne a Portella della Ginestra è l’ultimo dei sopravvissuti, Serafino Petta. Corriere.it riprende le sue parole, il ricordo di quando giovanissimo – appena 16enne – Serafino vide con i suoi occhi l’orrore: “Ci eravamo dati appuntamento per festeggiare il Primo maggio ma anche l’avanzata della sinistra all’ultima tornata elettorale e per manifestare contro il latifondismo. Non era neanche arrivato l’oratore quando sentimmo degli spari”. Ciò che oggi ricorda sono i numerosi corpi per terra, quelli di due donne, madre e figlia, rispettivamente morta e ferita. “Questa scena ce l’ho ancora oggi negli occhi, non la posso dimenticare”, racconta oggi.



I mandanti dell’eccidio di Portella della Ginestra non sono mai stati identificati, ma l’ultimo sopravvissuto alla strage non ha dubbi: “ad armare la mano di Salvatore Giuliano furono la mafia, i politici e i grandi feudatari”. Ma perché? “Volevano farci abbassare la testa perché lottavamo contro un sistema in cui poche persone possedevano migliaia di ettari di terra e vi facevano pascolare le pecore, mentre i contadini facevano la fame”. Il mese seguente alla strage la gente del posto tornò a commemorare le vittime, senza paura, nonostante i successivi fatti che videro nel mirino le sedi di Cgil e partito comunista e i sindacalisti. Oggi, 70 anni dopo, proprio i leader dei maggiori sindacati, Cgil, Cisl e Uil, ovvero Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, sono tornati in Sicilia per le celebrazioni ufficiali. Dopo il ritrovo alla Casa del popolo, si è proseguito con la deposizione di una corona di fiori in memoria delle vittime dell’eccidio. Sulla strage di Portella della Ginestra si è espresso pubblicamente anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, chiedendo di rendere pubblici i documenti ancora non accessibili ed accertare finalmente i veri mandanti della strage del ’47.