A distanza di sei anni dalla vicenda che coinvolse il compianto Mike Bongiorno, uno dei maggiori nomi della televisione italiana, in seguito alla salma trafugata, la Cassazione si è espressa nelle passate ore emettendo due condanne in via definitiva. Per la Suprema Corte, Pasquale Cianci, 68enne pugliese, dovrà scontare 2 anni e 4 mesi per tentata estorsione in concorso. Confermata anche la pena a 1 anno e 7 mesi che Luigi Spera, 59enne di Settimo Milanese aveva patteggiato in passato. I due uomini hanno sempre negato di essere stati i telefonisti della banda che fece sparire le spoglie di Mike Bongiorno dal cimitero di Dagnente, eppure furono intercettati dai Carabinieri mentre tentarono di mettersi in contatto con i familiari del conduttore scomparso l’8 settembre 2009 all’età di 85 anni, ricattandoli. Secondo le indagini sul caso, furono in tutto quattro le telefonate effettuate dai due uomini condannati, i quali il 3 marzo 2011 furono fermati proprio mentre da una cabina telefonica in zona San Siro cercavano di contattare Nicolò, uno dei figli dello showman compianto. L’intento era quello di chiedere un riscatto in cambio della restituzione della salma trafugata.
La vicenda che ha portato alla condanna dei due uomini – Spera ha concordato la sua pena con la Procura di Verbania, Cianci condannato al termine del processo a Milano – prese il via il 25 gennaio di sei anni fa, come ricorda Il Giorno nella sua edizione online. Quella mattina un pensionato si accorse della profanazione della bara di Mike Bongiorno. Nonostante l’avvio immediato delle indagini, dei responsabili neppure l’ombra. La notizia fece molto scalpore, ma la famiglia del conduttore decise di mantenere attorno alla vicenda il massimo riserbo. Eppure, sin da subito fu chiaro il movente dell’atto vandalico, legato non a sette sataniche ma all’intento di chiedere un riscatto per la restituzione della salma. La vedova Bongiorno nei giorni seguenti alla profanazione della tomba del marito decise di rompere il silenzio e con un appello chiese agli italiani informazioni utili in cambio di una ricompensa. Tante le lettere giunte con segnalazioni di veggenti e chiromanti, mentre Cianci e Spera prima contattarono don Mario Pozzi, prete amico della famiglia del conduttore, poi si rivolsero al figlio maggiore di Mike Bongiorno. Dopo il loro fermo, l’artigiano 59enne si avvalse della facoltà di non rispondere, mentre Cianci avanzò la tesi della “goliardata” sostenendo di essere all’oscuro di tutto. L’incubo terminò 9 mesi dopo, l’8 dicembre del medesimo anno, in seguito al ritrovamento della bara di Mike Bongiorno, poco lontano da Milano, a Vittuone. La vicenda sembra essersi conclusa definitivamente con la decisione della Cassazione.