Mentre vanno avanti le indagini che puntano ad individuare il responsabile dell’incendio al camper rom, dopo la notizia di un sospettato, spunta la pista degli spacciatori di zona, come rivela Il Fatto Quotidiano online. Proprio il piazzale nel quale si sarebbe consumato il drammatico quanto mortale rogo, sarebbe divenuto una piazza di spaccio. Ecco allora che il lancio della bottiglietta potrebbe essere stato un mero “avvertimento” poi però finito in tragedia. Un invito rivolto alla “presenza scomoda” rappresentata proprio dal camper. Sulla base di questa pista sarebbero partiti nuovi interrogatori ai residenti della zona a caccia di possibili testimoni, anche se non si esclude comunque la faida tra rom che avrebbe portato ad un sospettato e alle perquisizioni nei campi nomadi. Un residente della zona del rogo, alle forze dell’ordine ha raccontato, riferimento ai ragazzi conosciuti per essere spacciatori: “Stavano lì anche martedì sera, mi sono affacciato e li ho visti. Poi abbiamo sentito il botto e le urla: mi sono riaffacciato e non c’era più nessuno”. Eppure, di quei ragazzi, nessuno avrebbe allertato il 112 né aiutato la famiglia a spegnere il rogo che ha distrutto il camper ed ucciso tra persone, tra cui due bambine ed una ragazza 20enne. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Caccia al responsabile dell’incendio che ha distrutto un camper rom nella Capitale, provocando la morte di tre sorelle presenti al loro interno. Stando alle ultime notizie riferite da RaiNews.it, il cerchio si starebbe stringendo sempre di più anche alla luce di un sospettato finito nel mirino degli inquirenti. Non cala l’attenzione attorno alla pista della vendetta maturata in ambito rom e proprio per questo motivo si sta procedendo in queste ore agli accertamenti negli insediamenti romani e negli ambienti vicini alla comunità nomade. La famiglia Halilovic oggetto della strage, aveva infatti lasciato i campi nomadi di via Salviati e della Barbuta dove invece abitavano alcuni parenti. Gli stessi campi sempre recentemente erano stati oggetto di operazioni da parte dei vigili urbani tra cui quella legata al presunto giro di racket ed estorsioni nei confronti di altre famiglie rom obbligate a pagare un pizzo per poter vivere nei container assegnati loro dal Comune. Nelle ultime settimane, stando ai familiari che sono riusciti a sopravvivere al rogo, hanno inoltre riferito agli inquirenti di aver ricevuto minacce. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
A distanza di oltre 24 ore dalla strage che si è consumata nella notte di ieri a Roma, in seguito al catastrofico incendio al camper rom nel quale sono morte due bambine ed una ragazza, il cerchio attorno al responsabile si stringe sempre di più. E’ quanto riferito dal quotidiano Il Messaggero nell’edizione online che sottolinea come, secondo le ultime indiscrezioni gli investigatori avrebbero già individuato un sospettato e starebbero attualmente sulle sue tracce. Alcuni campi nomadi della Capitale, intanto, sarebbero già stati passati al setaccio a conferma dell’ipotesi che da qualche ora viene battuta dagli inquirenti, secondo la quale dietro il gesto terribile possa esserci l’ombra della vendetta maturata negli ambienti rom. Dal video visionato dagli agenti ed acquisito nelle ore immediatamente successive all’incendio del camper rom, i militari hanno potuto notare con estrema chiarezza la presenza di un uomo, a volto coperto, che lancia una bottiglia incendiaria verso il mezzo nel quale vi erano 11 ragazzini. Dopo aver escluso la pista dell’odio razziale, dunque, la polizia indaga per incendio doloso e si fa sempre più strada la tesi della vendetta nei confronti della numerosa famiglia di etnia rom, che abitava il mezzo andato a fuoco. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Il quartiere Centocelle di Roma è diviso dopo l’incendio doloso che ha ucciso tre ragazzine sorelle rom all’interno del camper del “clan” Halinovic. Da un lato le manifestazioni di stima, vicinanza e affetto per quelle tre piccole vite spezzate dalla barbarie di un incendio e un rogo provocato per uccidere, dall’altro la problematica dei nomadi che purtroppo resta in molti quartieri della Capitale, specie in periferia. «Dispiace che sono morti dei bambini, sono sempre persone. Ma qui non dovrebbero stare gli zingari, dovrebbero pagarsi un affitto, trovarsi una casa come fanno tutti i comuni mortali», raccontano alcuni cittadini ai colleghi del Fatto Quotidiano. Solidarietà e insicurezza, ci sono entrambi questi sentimenti nella Centocelle il giorno dopo la tragedia: «nel quartiere ci sono problemi, non c’è controllo, sembra il terzo mondo e così la gente arriva alla disperazione», racconta un altra coppia di ragazzi ai cronisti accorsi per raccontare la situazione di degrado della Roma periferica. Il dolore comunque resta forte visto che, al netto di tutto, tre vite giovanissime sono state spezzate in una notte senza alcuna pietà o comprensione.
Nella serata di ieri sera, visionato il video del rogo appiccato contro il camper della famiglia rom Halinovic (nomadi di origine bosniaca) – nel cui incendio hanno perso la vita tre sorelle di 20, 8 e 4 anni – si è arrivati a prediligere una pista su tutte le altre formulate ieri dalla Procura di Roma che indaga sul rogo all’interno del centro commerciale del quartiere Centocelle. Ebbene, al momento sembra esclusa la pista razziale che veniva adottata in un primo momento appena dopo l’incendio doloso appiccato contro il camper dove la famiglia di etnia rom viveva, con 13 persone rinchiuse in uno spazio vitale angusto e assurdo. L’ipotesi più accreditata vede invece una consumata vendetta tra bande di nomadi: la famiglia delle vittime, di origine bosniaca, dormiva da tempo nel camper a Centocelle dopo un periodo in due campi della Capitale.
Ieri alcuni fratelli delle tre giovanissime ragazze morte a Centocelle hanno anche raccontato come spesso negli ultimi mesi erano stati minacciati: il camper, nelle immagini visionate dalle autorità, si vede avvolto dalle fiamme dopo il lancio di una molotov. L’uomo responsabile dell’orribile gesto omicida si allontana poi dandosela a gambe, con volto scoperto, e dunque di semplice riconoscimento: nella giornata di oggi si attendono novità importanti su un caso che ha sconvolto la città di Roma e l’Italia intera.
Appena venuta a conoscenza del camper incendiato a Centocelle, il sindaco di Roma Virginia Raggi si era recata sul luogo della strage, commentando brevemente ai cronisti, «C’è stato un rogo dove sono morte tre persone, due bambine e una ragazza di 20 anni. Esprimiamo il nostro cordoglio: quando ci sono delle vittime si rimane un attimo in silenzio». Nel corso della giornata poi l’eco della tragedia è arrivata fino alle orecchie di Papa Francesco che ha voluto poi mandare un messaggio diretto alla famiglia di rom che ha subito la violenta aggressione: «Papa Francesco ha voluto far giungere il “suo conforto alla famiglia Halilovic, che ieri notte ha perso tre figlie nel incendio della loro roulotte nella periferia de Roma; oggi pomeriggio l’Elemosiniere Mons. Krajewski si è recato in visita per portare un saluto e un aiuto concreto ai genitori e agli otto fratelli», sono le parole della Santa Sede in un comunicato letto durante la conferenza stampa in Vaticano.
Anche il Capo dello Stato, raggiunto dalla notizia gravissima, ha voluto dare un suo personale commento all’intera vicenda: «Chiunque sia stato è un crimine orrendo. Quando si arriva a uccidere i bambini si è al di sotto del genere umano». Visibilmente alterato e addolorato, il presidente Sergio Mattarella ha poi aggiunto, «ora serve accertare i responsabili e condannarli severamente».