Saranno 45 anni il prossimo 17 maggio dall’uccisione del commissario Mario Calabresi, vittima di una lunga campagna di odio da parte di elementi della sinistra extraparlamentare, che lo ritenevano responsabile della morte dell’anarchico Pinelli durante le indagini sul suo conto relative alla strage di Piazza Fontana. Dal punto di vista della legge, la giustizia italiana ha condannato come mandanti Ovidio Bompressi, Leonardo Marino, Giorgio Pietrostefani e Adriano Sofri, tutti attivisti di Lotta Continua, che si sono sempre dichiarati innocenti.



Ma dal punto di vista religioso, Luigi Calabresi ucciso davanti a casa sua mentre si stava recando in ufficio il 17 maggio 1972, è già considerato Servo di Dio, martire per la giustizia, virtù riconosciute da Paolo VI prima e Giovanni Paolo II che lo definì testimone del Vangelo e difensore del bene comune. Dal 2007 grazie al cardinale Ruini è stata aperta invece la pratica per la sua beatificazione (per martirio – «in odium fidei», in odio della fede), grazie ai documenti raccolti da don Ennio Innocenti in un libro, “il santo, il martire” e che fu amico e padre spirituale di Calabresi. Il prossimo 17 maggio presso la basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma si terrà un concerto in ricordo del commissario ucciso.



Sarà forse l’occasione per rilanciare la causa di beatificazione ferma da tempo. Naturalmente certa stampa ha definito il sacerdote “un ultra conservatore”, quasi per dargli del fascista per il suo impegno religioso nei confronti dell’amico. Chissà se a quasi 50 anni da quei giorni di odio e guerra civile questa iniziativa servirà a riportare un clima di riappacificazione, che a quanto sembra almeno sui giornali è ancora lontano.

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