È stato liberato poco fa Yuri Guaiana dopo aver trascorso molte ore in carcere a Mosca, per via della sua petizione a favore dei diritti gay in Cecenia. «Sono libero e sto andando in aeroporto per tornare in Italia», sono le prime parole che ha rilasciato l’attivista italiana al telefono con Rai News24. «Mi hanno detto che quella petizione e raccolta firme che ho fatto non può essere tollerata in Russia», racconta ancora Yuri, aiutato e scarcerato grazie all’intervento del Consolato italiano sotto forte spinta del sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova. Quando gli è stato chiesa a Guaiana se ora si ferma la sua battaglia in Russia e Cecenia contro le persecuzioni sofferte dal mondo Lgbt, la risposta è secca e senza repliche: «non ci fermeremo mai, neanche davanti a questi evidenti limitazioni della libertà. Di fronte ai crimini perpetrati la nostra battaglia continua».



È stato arrestato in Russia Yuri Guaiana, attivista Lgbt italiano, mentre stava consegnando alla Procura Generale di Mosca una petizione firmata contro le persecuzioni gay in Cecenia: il triste caso dei “campi di concentramento” contro ceceni e russi Lgbt torna di stretta attualità, dimostrando una volta di più come la libertà di espressione e personale sia ancora un grosso problema per la Russia di Putin. «Yuri Guaiana, membro del direttivo dell’Associazione Radicale Certi Diritti è stato arrestato questa mattina a Mosca mentre consegnava per conto dell’Ong AllOut le firme di cittadini da tutto il mondo che chiedono giustizia e verità sulle persecuzioni di gay in Cecenia», ha scritto stamani Marco Cappato, leader dei Radicali. Contatti avviati subito con la Farnesina e con il consolato italiano a Mosca, mentre il caso inizia a fare davvero “rumore” per via della violenza e insensatezza, al momento, di un arresto durante una semplice consegna di una petizione. «Le notizie dalla Cecenia e quello che è successo in Russia desta preoccupazione; forme di democrazia autoritaria sono forze di riferimento a forze politiche che agiscono nel nostro continente e nel nostro Paese», ha spiegato Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri del Governo Italiano.



Yuri Guaiana prima di essere arrestato a Mosca, aveva scritto sul suo blog per i diritti LGBT: «Molta della popolazione cecena chiede che si faccia un’inchiesta efficace e che si fermino subito arresti, torture e uccisioni di gay. I cittadini russi meritano di vivere in libertà e in uno stato di diritto. La Russia deve rispettare i trattati internazionali che ha sottoscritto». Le parole dell’attivista italiano risuonano ora che è arrivata la notizia del suo arresto, proprio mentre portava la petizione anti-persecuzioni gay in Cecenia: assieme a Guaiana sono stati arrestati altri quattro attivisti russi, fermati dalla polizia mentre portavano alla procura generale di Mosca oltre due milioni di firme – raccolte in forma digitale – per chiedere l’apertura di un’indagine sulle presunte persecuzioni dei gay in Cecenia. Poco fa l’attivista italiano è riuscito a chiamare in diretta RaiNews 24 raccontando di stare bene ma di essere ancora in stato di fermo: «Sto bene, sono in carcere, in una stanza con altri quattro attivisti russi e un poliziotto. Ogni tanto vengono a farci domande e chiedere documenti, in particolare a me per il visto. Non sappiamo cosa succederà adesso. Non abbiamo ancora mangiato, non ci hanno portato neanche un bicchiere d’acqua».

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