Gregorio De Falco, l’ufficiale della capitaneria di porto di Livorno che coordinò i soccorsi dopo il naufragio della Concordia, ha commentato la sentenza che ha confermato la condanna a 16 anni di carcere di Francesco Schettino. Diventato famoso per il suo «salga a bordo, ca**o», ha rivolto all’ex comandante un pensiero di solidarietà umana. «Non mi fa piacere per lui e per nessuno che un uomo vada in prigione, è un fatto molto triste», ha dichiarato De Falco ai microfoni dell’Ansa all’indomani della sentenza della Cassazione. L’ufficiale ha però aggiunto che la società deve affermarsi anche con questa durezza: «è bene che i cittadini sappiano che i ruoli, gli obblighi, i doveri e gli oneri devono coesistere necessariamente: non si può prendere il buono e scartare l’onere, dove ci stanno gli onori ci sono le responsabilità e a quelle non si sfugge più». C’è chi ritiene che la compagnia abbia pagato un prezzo troppo piccolo rispetto alla tragedia. A tal proposito De Falco, pur riconoscendo che la società armatrice non ha contribuito efficacemente nelle operazioni di soccorso, ha patteggiato le pene. (agg. di Silvana Palazzo)



Dopo la conferma della condanna a 16 anni di carcere per il naufragio della Costa Concordia arrivata da parte della Cassazione, l’ex comandante Schettino si è costituito al carcere di Rebibbia, dove ha trascorso la prima notte da detenuto. Come riportato da Rai News, ai legali che lo hanno informato telefonicamente del verdetto emesso dai giudici al Palazzaccio, Francesco Schettino ha confidato:”Busso al carcere perché credo nella giustizia”. E sono stati i suoi avvocati, una volta di più a contestare il presunto accanimento nei suoi confronti. Il legale Saverio Senese ha annunciato che la battaglia in tribunale non è ancora finita:”Aspettiamo le motivazioni della Cassazione ma ritengo che nel processo a Schettino ci siano state una serie di violazioni dei diritti di difesa e faremo ricorso a Strasburgo. Schettino si riconosce responsabile ma non colpevole perché sulla Concordia c’era un team di comando, lui non era solo, e la nave presentava molte deficienze”. Anche l’avvocato Massimiliano Gabrielli, del comitato ‘giustizia per la Concordia’, che ha difeso alcune vittime del naufragio, ha concordato sul fatto che non dovesse essere il solo Schettino a pagare per il disastro Concordia: “Si è chiuso un capitolo importante di questa tragica vicenda: peccato che sia solo Schettino ad entrare in carcere”. (agg. di Dario D’Angelo)



– La tanto attesa sentenza è arrivata: la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 16 anni di carcere per Francesco Schettino. È stato quindi rigettato il ricorso dell’ex comandante della Costa Concordia, che si schiantò contro gli scogli dell’Isola del Giglio a seguito di una manovra di avvicinamento, il cosiddetto “inchino”, il 13 dicembre del 2012. La sentenza definitiva ha accolto solo parzialmente l’appello dell’ex comandante: gli è stato tolto solo un mese di reclusione per prescrizione. È stata, invece, rigettata la richiesta del procuratore generale che chiedeva una pena più severa. Ora si aprono le porte del carcere per Francesco Schettino: tra qualche minuto si costituirà. Lo hanno fatto sapere gli avvocati del comandante. Stando a quanto riportato da Il Messaggero, Schettino si sta già recando nel carcere romano di Rebibbia. Sarebbe stata scartata la Campania per evitare l’affollamento. (agg. di Silvana Palazzo)



Sulla Costa Concordia potrebbe davvero esserci stato un “sabotaggio”? È questo l’ultimo tentativo della difesa di Francesco Schettino a poche ore dalla sentenza della Cassazione che stabilità in terzo e ultimo grado di giudizio il destino tra liberà e carcere per il capitano della nave di Costa Crociere naufragata nel 2012. «Ci sono elementi significativi che sulla Costa Concordia ci fu un’attività di sabotaggio: qualcuno aveva manomesso l’ecoscandaglio, elementi del radar e l’allarme visivo», ha avanzato nell’ultima arringa in aula il legale Saverio Senese, uno degli avvocati di Schettino. «Ci sono indizi convergenti di un complotto degli ufficiali ai danni di Schettino al quale omisero di dire che la nave era fuori rotta quando lui prese il comando di notte al buio, in un punto imprecisato di una rotta imprecisata»: i giudici a chi crederanno? E soprattutto, Schettino da questa sera sarà un uomo libero oppure un condannato a 16 anni di carcere?

Si attende per oggi la sentenza della Cassazione sul caso Costa Concordia, con la condanna a 16 anni di carcere per l’ex capitano Francesco Schettino che rischia di essere confermata e che vedrebbe l’approdo in stato di fermo già questa sera. I giudici della Corte di Cassazione termineranno con la sentenza finale per l’ex capitano, accusato della morte di 32 persone tra le quali una bambina di 5 anni, nella strage dopo il naufragio della nave di Costa Crociere il famoso e triste 13 gennaio 2012. Nei primi due gradi di giudizio Schettino è stato accusato e condannato a 16 anni di carcere e anche in questo terzo e ultimo gradi appello il procuratore generale Francesco Salzano ha chiesto la conferma della pena. Parallelamente ha avanzato però un nuovo rinvio alla corte di Appello per un probabile e possibile inasprimento della condanna giudicata toppo mite dal stesso pg. Le motivazioni adottate – e che oggi vedranno un giudizio finale dalla Cassazione  – sono i plurimi omicidi colposi con aggravante della previsione dell’evento, dunque della colpa “cosciente”. L’attesa per Schettino – che anche questa volta non sarà in aula – è spasmodica anche perché in caso di condanna confermata, già da questa sera potrebbe entrare in carcere, definitivamente.

Come dichiarato nell’ultima requisitoria di aprile prima della sentenza di oggi, la difesa di Francesco Schettino sul naufragio della Costa Concordia ha puntato sulla “costruzione” dell’intere accuse. La difesa ha chiesto nell’udienza di oggi di presentare un vide che dimostrerebbe come quel naufragio sia “solo” un incidente e «il ruolo di Schettino è stato deciso a tavolino e davanti alle telecamere», spiega l’avvocato Donato Laino. Di contro, il pg dell’accusa ha obiettato anche oggi: «È stato un naufragio di tali immani proporzioni e connotato da gravissime negligenze e macroscopiche infrazioni delle procedure – ha detto il procuratore generale della Cassazione – che non è possibile concedere le attenuanti all’ex comandante».