Matrimonio contro tutto e contro tutti, ma ora sono già “lacrime”: per Alessia Cinquegrana, la prima sposa trans della storia d’Italia (in quanto matrimonio con rito civile a tutti gli effetti, visto che Alessia è per lo stato italiano riconosciuta con lo status di donna). Ai microfoni di TvLuna (una emittente campana) la prima trans sposa d’Italia racconta di questi primi giorni da neosposina ad Aversa con il suo ex migliore amico e ora marito Michele e non sono certo felicissimi: «Ad Aversa, il comune dove io e Michele viviamo, la notizia della mia mancata operazione per il cambio definitivo di sesso, ha creato scalpore. La gente sapeva il contrario e ha cominciato a guardarmi con sospetto quasi non si fidasse più di me», confessa l’ex Giovanni ora divenuto Alessia per lo stato italiano. Una trans non operata, pare che sia questo il motivo per cui i cittadini di Aversa non riescano ad accettare fino in fondo la nuova coppia unita in matrimonio civile: «Quando ho letto quelle cose sono scoppiata a piangere – racconta sempre a TvLuna- . E poi anche in famiglia non l’hanno presa bene. Il fatto che non fossi operata è diventata la mia condanna. È stato detto e scritto tutto con troppa facilità senza considerare che ho dei fratelli piccoli di cinque e dieci anni e che oggi mi guardano con diffidenza. Tutto questo mi fa male, molto male».



Un dolore e le lacrime dopo la gioia del matrimonio e il clamore mediatico ovviamente generato: a quel punto anche il marito Michele Picone lamenta come le conseguenze sul matrimonio stiano pesando anche su di lui che fa il piastrellista nella vita di tutti i giorni. «Dopo il clamore mediatico – dice -, si è creato il vuoto. Il mio lavoro è quello del piastrellista, ma attualmente nessuno mi offre niente. E comincio ad avere paura per il mio futuro»: niente soldi, niente adozione di un bimbo o una bimba, come voluto dalla coppia appena dopo il matrimonio. «Io e Michele non vogliamo essere considerati fenomeni da baraccone. Entrambi ci siamo lasciati alle spalle un passato doloroso e terribile fatto di scelte obbligate. Il nostro incubo, senza una alternativa, è che quel passato possa tornare ad affacciarsi», commentano Alessia e Michele a fine intervista riportata anche dal Corriere della Sera. Gli insulti, le frecciate e gli attacchi o disciminazioni sono tout court da condannare sempre e comunque perché ledono la sensibilità e la libertà delle persone, chiunque esse siano. Che però il passato torni a farsi “presente” con la storia assai complessa e particolare intrapresa da Alessia e Michele pare elemento non eludibile: si può fare finta di niente ma non sempre, anzi quasi mai, è la soluzione migliore per affrontare una vita che cambia così rapidamente e con così molti aspetti discussi e complessi.

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