Nell’udienza di oggi del processo sulla trattativa Stato-Mafia, slittata dopo l’assenza di Totò Riina per motivi di salute, a prendere la parola nell’aula bunker del penitenziario palermitano è stato Pino Arlacchi, amico di Giovanni Falcone, sociologo ed esperto in materia di contrasto alla criminalità organizzata. L’uomo ha rivelato le convinzioni che portò avanti, insieme a Falcone, dopo il maxiprocesso, in riferimento alle articolazioni e alle protezioni di cui godeva Cosa nostra sia a livello politico che istituzionale. Lo ha rivelato NuovoSud.it riportando le parole di Arlacchi: “La scoperta, via via, di questi punti è costata la vita di tanti”, ha rivelato. A sua detta, altro punto saliente di questo sistema di protezione e copertura era costituito “dai servizi di sicurezza dell’epoca. Oggi si parla di servizi deviati, all’epoca questo status era rappresentato da Bruno Contrada, nella sua duplice veste di poliziotto e di alto funzionario del Sisde”. Secondo Falcone, dietro l’attentato dell’Addaura ci fosse proprio Contrada. “Altra colonna era rappresentata dalla Corte di Cassazione dove c’era Corrado Carnevale”, ha aggiunto, ricordando come al vertice di tale struttura di copertura e protezione ci fosse Andreotti.



Era attesa per la giornata di ieri l’importante udienza nell’ambito del processo sulla trattativa Stato-Mafia e che si sarebbe dovuta tenere nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. L’appuntamento con la giustizia, tuttavia, è durato pochi minuti poiché, come riportato da UnioneSarda.it, l’udienza è stata riaggiornata per oggi. Il motivo è da addebitare alla mancata partecipazione di Totò Riina, il quale sarebbe dovuto essere in videoconferenza. Sebbene il collegamento con la saletta fosse stato attivato, il “padrino di Corleone” avrebbe dovuto rinunciare a causa delle sue cattive condizioni di salute. A stabilirlo, come riferisce PalermoToday.it, è stato il medico del reparto detenuti del carcere di Parma, in cui Riina è detenuto al 41 bis e che, alla luce delle attuali condizioni fisiche dell’uomo, non ha ritenuto possibile autorizzare lo spostamento del boss nell’aula adibita alla videoconferenza.



Le sue condizioni di salute, da mesi appaiono instabili e di recente Totò Riina avrebbe registrato un ulteriore “affaticamento cardiaco” che renderebbe impossibile qualunque tipo di movimento. Per tale ragione, dunque, il presidente della Corte d’Assise che celebra il processo sulla trattativa Stato-Mafia, Alfredo Montalto, ha ritenuto necessario rinviare alla giornata odierna l’appuntamento nell’aula bunker del penitenziario palermitano: “L’udienza di oggi non si può tenere per l’impedimento di un imputato benché non rinunciante”, aveva asserito il magistrato prima di confermare lo slittamento dell’appuntamento con la legge.



In occasione dell’attesa udienza del processo sulla trattativa Stato-Mafia, ieri era presente anche Nicola Mancino, ex presidente del Senato. L’uomo era finito nel processo a causa di un appunto presente nell’agenda di Paolo Borsellino. Si trattava di un incontro che il magistrato assassinato dalla mafia avrebbe dovuto tenere con l’allora ministro dell’Interno e dal quale ne uscì fortemente turbato. Sotto interrogatorio Mancino aveva negato di aver avuto un colloquio privato con il giudice antimafia e di averlo convocato. Poi aveva detto di non ricordare. Per questo era stato indagato e rinviato a giudizio per falsa testimonianza.

Nella giornata di ieri, prima che il giudice annunciasse lo slittamento dell’udienza per mancanza di Totò Riina, impossibilitato anche solo a collegarsi in videoconferenza a causa di un malore, l’avvocato Massimo Krong, difensore di Mancino, ha annunciato l’intenzione del suo assistito di rendere dichiarazioni spontanee. Questa, come evidenziato dal suo avvocato, sarebbe la terza volta che l’imputato manifesta la volontà di rendere spontaneamente alcune dichiarazioni ed il suo difensore ha chiesto che potesse avvenire il prossimo settembre. Sull’argomento la Corte di è riservata di decidere.