Si avvicina rapidamente il secondo mese dalla drammatica rissa che esplose nella notte tra il 24 ed il 25 marzo scorso ad Alatri e nella quale rimase mortalmente coinvolto Emanuele Morganti, 20enne di Tecchiena. Qualcuno ha già definito l’omicidio del ragazzo un “cold case”, forse perché i riflettori si sono in parte spenti sul terribile pestaggio che si consumò all’esterno del locale Miro Music Club e che vede ancora del tutto oscuri movente e responsabili, nonostante la presenza di tre arrestati e cinque indagati a piede libero. In realtà, le indagini per fare luce sull’omicidio di Alatri proseguono incontrastate, come evidenzia il portale CiociariaOggi.it, ribadendo l’instancabile lavoro tutt’ora in corso da parte del procuratore Giuseppe De Falco. Quest’ultimo, al contrario, ha formato un pool di esperti, tra magistrati e carabinieri, e che si stanno occupando delle analisi approfondite della scena del crimine, con tutta una serie di accertamenti tecnici irripetibili effettuati finora. La morte di Emanuele Morganti, infatti, si va tristemente a collocare all’interno di un mosaico che vede però l’assenza di numerosi tasselli. L’ultimo avrebbe a che fare con un pacchetto di sigarette, attualmente al vaglio dei Ris e che potrebbe contenere informazioni utili a fare chiarezza sul caso. Il pacchetto in questione è stato trovato nei vestiti del 20enne ucciso e la speranza di chi indaga è che su di esso possano esserci tracce biologiche dell’assassino. Per questa ragione gli esperti della Scientifica lo hanno sottoposto ad attente analisi, a caccia di elementi utili. L’esame importantissimo è stato eseguito nei giorni scorsi dagli esperti della sezione dattiloscopica ed in caso di esito positivo quanto raccolto sarà confrontato con le impronte digitali delle otto persone attualmente indagate per l’omicidio del ragazzo di Tecchiena.
A finire sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti che indagano sul delitto di Emanuele Morganti sarebbero anche alcuni vestiti, gli stessi che il 20enne indossava la sera in cui è stato massacrato all’esterno del locale di Alatri. Gli abiti, riportanti evidenti macchie di sangue, sarebbero stati intrisi anche di sputi, nell’ambito di un gesto oltremodo oltraggioso e che ha fatto seguito dopo che il giovane era ormai a terra, agonizzante. L’avvocato che assiste la famiglia della vittima ha chiesto ed ottenuto nei giorni scorsi che i vestiti venissero prelevati per essere sottoposti ad ulteriori esami. Anche in questo caso si procederà con un confronto tra le tracce biologiche presenti su maglia e pantaloni del 20enne e quelle dei presunti aggressori in carcere. Ancora esami hanno riguardato il manganello che nei giorni scorsi era stato sequestrato in casa di uno dei buttafuori del Miro Music Club e un tondino di ferro che era stato rinvenuto da un inviato della trasmissione Chi l’ha visto dietro una cabina dell’Enel nella piazza divenuta il luogo del pestaggio. L’intento, in questo caso, è quello di stabilire se gli oggetti possano o meno essere compatibili con l’arma contundente con la quale sarebbe stato finito Emanuele Morganti, dopo essere stato massacrato a calci e pugni. In attesa dei risultati di tutti gli accertamenti eseguiti, le indagini procedono anche sulla base delle testimonianze già acquisite e di nuove. Ancora numerose, ad oggi, le possibili piste che potrebbero giustificare un delitto così efferato come quello che si è consumato ad Alatri: resta in piedi quella della vendetta, avanzata anche dalla famiglia della vittima, ma viene seguita altresì la pista della dimostrazione di forza, passando per lo scambio di persona per una partita di droga non pagata.