Igor Vaclavik, o Norbert Feher, ha ingaggiato una vera e propria sfida con le forze dell’ordine che da ormai più di un mese gli danno la caccia nei boschi tra Ferrara e Ravenna. È questo il ritratto del ricercato più pericoloso d’Italia, macchiatosi di almeno 3 omicidi (il barista Davide Fabbri, la guardia ecologica Valerio Verri e il metronotte Salvatore Chianese), fatto dal pm di Bologna, Marco Forte, nella richiesta di custodia in carcere accolta dal Gip Letizio Magliaro. In un passo dell’ordinanza, come riportato da blitzquotidiano.it, il pm scrive che “nemmeno la rocambolesca ‘caccia all’uomo’ che ha comportato il dispiegarsi di un migliaio di unità di militari, tra cui i reparti speciali dei Carabinieri dei Cacciatori di Calabria, del Tuscania e dei Gis lo ha determinato a desistere, tanto da poter escludere la mera occasionalità della condotta e anzi dimostrando l’individuo un’assoluta spregiudicatezza, quasi a voler ingaggiare una vera e propria sfida con le forze dell’ordine e una lucida e criminale determinazione, negli ultimi giorni alimentata anche dai mezzi di informazione nel ‘romanzare’, quando non ‘inventare’ le notizie, che ne hanno trasformato la figura da mero violento criminale in soggetto dotato di capacità sovrumane”. A questo punto la domanda è d’obbligo: chi vincerà questa sfida? Igor o lo Stato? (agg. di Dario D’Angelo)



Resta un vero e proprio fantasma. Da un mese e mezzo un migliaio di uomini è sulle sue tracce con ogni mezzo possibile – l’ultimo, un “Predator”, aereo senza pilota che sta scandagliando i cieli dell’Argentano – ma Norbert Feher non si sarebbe lasciato intimorire, proseguendo la sua latitanza folle, forse aiutato da un complice. Dopo la tesi dei canali della “zona rossa”, usati dal killer di Budrio come via di fuga per spostarsi da un posto ad un altro velocemente e senza farsi notare, forse usando anche delle piccole imbarcazioni, ora avanza un’altra inquietante pista. E’ possibile, infatti, che il super-ricercato serbo utilizzi cunicoli per arrivare forse alla ferrovia della Bologna-Portomaggiore, sfruttando anche la presenza di piccole gallerie di pietra poste sotto la linea ferroviaria e raggiungibili spostando la vegetazione circostante. Siamo a Consandolo, nel cuore della zona rossa e, come rivela Il Resto del Carlino, le piccole gallerie sarebbero state utilizzate da Igor il russo per eludere gli infrarossi, i droni e gli elicotteri, muovendosi indisturbato senza farsi notare.



Eppure, a confermare la sua presenza in questi cunicoli sarebbero stati i cani molecolari che avrebbero fiutato le tratte dell’assassino ricercato. Questi posti e che avrebbero nascosto per chissà quanto tempo il serbo 36enne, non sarebbero del tutto nuovi allo stesso latitante che in passato li avrebbe utilizzati per derubare gli agricoltori della zona. E’ quanto trapelato dalla testimonianza di un uomo, che giura di essere stato derubato da Igor-Norbert quando il pluriomicida era “solo” un ladro: “Non l’ho visto mentre mi razziava il capanno, ma chi abita qui sa quante volte in cerca di cibo ha usato le nostre case come se fossero delle vere e proprie dispense”, ha raccontato l’agricoltore.



Entrare in questi cunicoli non è semplice, poiché sono luoghi dai quali passano soprattutto animali, volpi ed istrici in particolare. Eppure l’ennesimo giaciglio, solo uno dei numerosi finora scovati nella fitta vegetazione della zona rossa, ha garantito accoglienza al fuggitivo. “Credo sia impossibile trovare Igor in mezzo alla boscaglia che circonda il passo del Morgone”, ha commentato l’agricoltore intervistato dal quotidiano Il Resto del Carlino. Quasi certamente Igor sarà stremato, ma a dispetto dei militari che gli sono alle calcagna, avrebbe un vantaggio: “Lui conosce questa zona come le sue tasche. Lo so perché dopo i furti che metteva a segno sapeva come sparire in pochi minuti. Chissà quante volte ha attraversato queste gallerie”. Norbert continua a stupire con tutti gli stratagemmi finora messi in atto allo scopo di eludere le numerose forze speciali che da settimane sono sulle sue tracce. E’ quasi certo che lo stesso trascorra molte ore nascosto nei giacigli che realizza con pagliuzza e foglie di ortica, fino a coprirsi totalmente per non essere intercettato dagli infrarossi. A distanza di oltre un mese dall’inizio della sua fuga, la popolazione del posto continua a temere per il proprio destino, poiché l’imprevedibilità di Igor Vaclavik è ormai nota. Il serbo sarebbe realmente disposto a tutto e la conferma arriva da chi Igor lo ha conosciuto bene durante il periodo di latitanza.

Ai microfoni dell’inviata di Pomeriggio 5, un ex compagno di cella ha rivelato l’atteggiamento avuto in carcere dall’uomo, del tutto differente rispetto a quello che abbiamo imparato a conoscere in queste settimane. Eppure, l’attuale modus operandi adottato dal fuggitivo avrebbe portato l’ex compagno di cella a riconoscere i suoi tratti: “Ci ha sempre raccontato che a lui piace vivere così, nei boschi. Ha sempre vissuto con la tenda portatile dietro allo zainetto”. Igor, insomma, anche prima del suo arresto viveva in case abbandonate, in paludi e boschi, proprio nelle zone dove attualmente si nasconde. “Lui è uno che calcola tutto”, ha rivelato l’uomo intervistato. A sua detta, gli omicidi di Budrio e Portomaggiore gli sono serviti per procurarsi l’arsenale utile per lo “scontro finale”. “Perché lui sa cosa lo aspetta…”, ha chiosato l’ex compagno di cella, certo di come finirà questa triste vicenda: “Secondo me finirà ancor peggio di come è iniziata questa storia… lui sicuramente sparerà a chi lo trova. Ci sarà un conflitto a fuoco con dei morti sicuramente, purtroppo…”. Un terribile presagio, questo, che giunge da chi Igor Vaclavik lo conosce fin troppo bene.