La morte di Oliviero Beha lascia l’Italia interdetta. Quella per lo meno lo conosceva e che ha riconosciuto in lui il vero giornalismo, ormai scomparso agli occhi di molti. “Tanti però mai detti a caso”, ricorda Gene Gnocchi in un Twitter con cui ha voluto sottolineare gli intenti del professionista, in grado di fare luce anche sulle verità più scottanti. Clicca qui per leggere il post di Gene Gnocchi. “Uno dei pochi giornalisti dal pensiero non allineato”; “Un giornalista, ma soprattutto un gran signore”; “Una voce controcorrente”: sono queste le parole su cui gli italiani concordano nel definire Oliviero Beha e la sua mission. Sono intanti anche a ricordare il suo ultimo libro “Mio nipote nella giungla”, dallo stile diverso rispetto ai suoi altri scritti e nato “dal fatto che mi sono sentito diverso io con mio nipote”. Aveva giustificato così il suo nuovo lavoro ai microfoni di Radio Radicale, che in suo onore ha voluto riproporre l’intervista fatta in occasione della presentazione del libro. “Il mondo c’è. Se non succede qualcosa di definitivo, continuerà ad esistere”, aveva sottolineato Beha, “E mio nipote come farà a districarsi in questa giungla? E’ lui il futuro”. Clicca qui per rivedere l’intervista di Oliviero Beha a Radio Radicale



Anche Fumane ha voluto ricordare Oliviero Beha, il giornalista morto ieri a Roma all’età di 68 anni. Il piccolo comune della provincia di Verona deve a lui la realizzazione di una bretella stradale. Come riportato da L’Arena, il giornalista fiorentino intervenne a favore del progetto per collegare l’uscita della tangenziale nord al paese. Il progetto che riguarda quel tratto di strada lungo circa un chilometro era fermo da 17 anni per motivi burocratici. La discesa in campo di Oliviero Beha in “La radio a colori”, trasmissione da lui condotta e poi sospesa nel 2004, fu quindi determinante per sbloccare quella situazione paradossale. Di lì a poco, dunque, la bretella stradale venne realizzata e inaugurata. Un altro aneddoto della vita del giornalista toscano che testimonia ulteriormente le sue qualità umane e professionali. Saranno un punto di riferimento per parenti, amici e conoscenti, che ora piangono la sua scomparsa. (agg. di Silvana Palazzo)



La scomparsa del giornalista Oliviero Beha annunciata ieri dalla figlia Germana ha rappresentato un vuoto incolmabile non solo nel mondo del giornalismo. Oliviero, infatti, non aveva mai nascosto la sua immensa passione per il mondo del calcio, al quale era estremamente legato soprattutto ai colori viola, essendo tifoso della Fiorentina. Dopo la partita vinta contro la Lazio, anche il direttore tecnico Pantaleo Corvino ha voluto salutare Beha con un messaggio ufficiale reso noto dal Corriere fiorentino: “La Fiorentina vuole esprimere il suo cordoglio per la morte di Oliviero Beha, un grande tifoso viola”. A ricordare l’enorme importanza ricoperta da Oliviero nell’ambito del giornalismo nazionale, grazie al modo in cui è riuscito a raccontare la storia del nostro Paese è stato anche il primo cittadino del capoluogo Toscano, Dario Nardella: “Penna libera e sagace, mai piegato dal conformismo dell’informazione, Oliviero ci mancherà molto. Il suo addio in silenzio ci riempie il cuore di dolore”. Il sindaco, amico del giornalista scomparsa, ha ricordato il grande amore di Beha per Firenze e per la Fiorentina: “Tre anni fa, abbiamo presentato a Palazzo Vecchio il suo ultimo libro su Gino Bartali Un cuore in fuga. Quella presentazione fu l’occasione per dare inizio alle celebrazioni fiorentine per il centenario della nascita di Bartali”, ha ricordato con nostalgia. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



Oliviero Beha, voce di un giornalismo controcorrente, si è spento all’età di 68 anni, ieri, consumato da un male incurabile che è riuscito a portarselo via nel giro di pochi mesi. Una scomparsa che è oggi molto sentina, come testimoniato anche dai numerosi messaggi di cordoglio sui social da parte di colleghi e non solo. La sua è stata una vita costellata da varie esperienze: non solo giornalista ma anche scrittore, saggista, conduttore televisivo e radiofonico. I suoi libri, le sue trasmissioni, così come le sue idee sono state al tempo stesso odiate ed amate, spesso caratterizzate dalla polemica, la stessa che lo ha portato a definirlo uno scrittore controcorrente. Oltre al suo grande impegno nel mondo del giornalismo, di Beha si ricorda anche la sua grande passione per il calcio, a partire da quella sua inchiesta destinata a fare molto scalpore quando, nel 1984, Oliviero sosteneva che la partita tra Italia e Camerun fosse stata combinata. A ricordarlo oggi, ad un giorno dalla sua scomparsa, è Andrea Di Caro vicedirettore della Gazzetta dello Sport e responsabile di Gazzetta.it, il quale in un articolo ha voluto ricordare il compianto giornalista dedicandogli parole d’affetto e riconoscenza: “Porto con me il tuo spirito tagliente, l’eloquio mai banale, il tuo essere bastian contrario sempre, la tua anima toscana, il tifo per la Viola e il gusto della polemica. Ma anche il sorriso dolce e i tanti consigli”. Lo definisce, a maggiore ragione, “un big del giornalismo”, per poi chiosare: “Ce ne fossero… Fai buon viaggio, Zorro”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

Una delle figlie del giornalista Oliviero Beha, deceduto ieri, è Oliviera Beha, ragazza affetta dalla sindrome di Down che aveva raccontato la sua esperienza in un servizio trasmesso da Nemo – Nessuno escluso di una puntata di un paio di mesi fa. Il giorno seguente il padre le aveva dedicato un commovente post dal titolo “Sono un po’ down anch’io” sul suo sito: “Il motivo per cui ho deciso per la prima volta di parlare in pubblico della mia prima figlia, Saveria, affetta o coinvolta da sindrome di Down, è stato che avendo realizzato questa buona trasmissione un servizio su di lei o meglio con lei senza sapere che fosse mia figlia, mi sembrava vile non abbinarmi pubblicamente a Lei, a tutti i Down, ai loro genitori, parenti, amici ecc. sperando di essere utile, di contribuire a far crescere un generale senso di responsabilità da parte delle istituzioni (problema delle famiglie meno abbienti), dei datori di lavoro, dell’opinione pubblica o sedicente tale. E almeno un poco far sentire meno soli i Down e i loro prossimi. Tutto qui”. Clicca qui per vedere il post sul blog di Oliviero Beha.

Oliviero Beha se n’è andato ieri all’età di 68 anni, ma la sua presenza resterà a fare compagnia a tutta la sua famiglia. Ed è stata una delle figlie, Germana, attraverso un lungo post sul sito del padre, a descrivere l’uomo e il giornalista:”Nelle ultime settimane mi è capitato di essere le mani di papà che hanno trasferito in parole scritte su un monitor quello che lui velocemente mi dettava. Si perché, gli articoli lui, li aveva in testa, non seguiva appunti, non doveva cambiare o correggere delle frasi…lui parlava ed io scrivevo perché animare, vibrare e far venire vere le parole, Lui, l’aveva come dono”. La figlia di Oliviero Beha parla del privilegio avuto ad avere un papà del genere:”Scrivo queste righe perché con grande orgoglio, sono convinta che papà lascerà un vuoto profondo nel mondo dell’informazione perché a dispetto del suo carattere burrascoso, a volte irriverente, spesso ironico, dispotico e a tratti per alcuni arrogante, è stato, è, e rimarrà un giornalista libero. La “libertà è un lusso di pochi” mi ripeteva…”. A mancare alla famiglia, però, più che il giornalista, sarà l’uomo:”Buon viaggio papà, continua, come sempre hai fatto a camminare e pensare veloce…noi continueremo a parlare di te e con te. Michele continuerà a guardarsi le due linee sul palmo della mano e dirà “nonno” e noi, ti ritroveremo li…”. (agg. di Dario D’Angelo)

Rimane in silenzio Saveria Beha, figlia del giornalista Oliviero Beha, deceduto oggi a causa di un brutto male. A differenza della sorella Germana, che ha voluto omaggiare il padre con un lungo post sui social, Saveria ha scelto la strada del silenzio. Forse perché la perdita del padre è strettamente collegata con quella del portavoce della sua malattia. E questo nonostante Saveria Beha non abbia alcun bisogno di essere rappresentata da nessuno. La visibilità del padre ed il suo impegno verso tutte le persone affette da sindrome di Down, le ha permesso tuttavia di toccare indirettamente i cuori di tutta la Nazione. “Mi chiamo Saveria e sono Down”. Inizia così una lunga intervista di Msn in cui la figlia di Oliviero Beha ha toccato diversi dettagli della malattia che l’ha colpita. Dai pregiudizi agli stereotipi, la ragazza si è raccontata in prima persona, senza veli e senza nascondigli. Alla luce del sole, in contrasto con lo sguardo di chi, invece, vuole ancora chiudere gli occhi di fronte a chi è affetto dalla stessa sindrome. 

Lutto nel mondo del giornalismo per la morte del giornalista Oliviero Beha. Il conduttore televisivo e radiofonico lascia i tre figli Saveria, Germana e Manfredi, dopo una carriera incentrata sullo sport e che lo ha portato in televisione negli anni ’80. Toccante la poesia ed il libro dedicati alla figlia Saveria Beha, affetta da sindrome di Down e che è intervenuta durante la trasmissione Nemo – Nessuno Escluso lo scorso marzo. E’ stato proprio Oliviero Beha ad accompagnare Saveria in questa nuova avventura, per condividere con l’opinione pubblica la lotta e la gioia della malattia che l’ha colpita. E’ a lei che il padre dedica il suo libro “Amore caro A filo doppio con persone fragili”, anche se a ben guardare Saveria si presenta con forza e determinazione, molto lontana dalla posizione di secondo piano in cui spesso la società la confina. “La difficoltà parte dall’inizio. Uno ha una figlia Down e riceve uno schiaffo nel cuore”, rivela durante la sua intervista ala trasmissione di Enrico Lucci. 

“Se qualcuno mi chiedesse se rivorrei una figlia Down, non lo so, a essere onesto”. Oliviero Beha si è voluto esprimere con sincerità riguardo alla condizione a cui è costretta la figlia Saveria, sottolineando che sono i genitori dei ragazzi come lei a doversi migliorare. E questo attraverso un percorso di consapevolezza che riguarda anche quanti anni vivranno le persone affette da sindrome di Down.”Nessun genitore dovrebbe sopravvivere ai figli”, ha sottolineato ancora. Ed alla fine del suo intervento papà Oliviero si è commosso nel pensare alla figlia Saveria Beha, nella speranza di averle trasmesso tutto quello che ha potuto, ma consapevole di essere stato lui, per primo, ad imparare tanto dalla ragazza.