FATIMA (Portogallo) — Amina porta il velo. Si appoggia al muretto che cinge la spianata in pietra. Nello stesso posto cento anni fa c’era l’erba da pecore della Cova da Iria. Lei donna in fuga dalla guerra, musulmana, sorride. Ama la Madonna, l’ha protetta nel suo peregrinare in cerca di pace. Amina è bisnonna, ed è qui con quello che rimane della sua famiglia: figlia, genero, nipoti e pronipoti, tutti arrivati sulle onde del Mediterraneo. Nel 1954 fuggì dalla Palestina, profuga in Giordania. Poi l’Iraq fino al 2003, quando decise di concedere ai suoi cari serenità e futuro, scappando da bombe e scontri. Scelse la Siria e non fu una gran trovata: i demoni della guerra e della distruzione la inseguirono, avidi, tampinandola ancora come avevano fatto per oltre mezzo secolo.
Oggi nella notte più importante per Fatima è qui, finalmente al sicuro, protetta dalla Vergine e dall’amministrazione di un comune di brava gente che ha dato alla sua famiglia un tetto, un lavoro e la speranza. Il suo ultimo pronipote è nato a pochi chilometri dalla Basilica di Nostra Signora del Rosario, nella maestosa Batalha. E sgambetta felice. Un anno fa erano tutti ospiti del Cara di Castelnuovo di Porto, nel centro gestito dalla cooperativa Auxilium, a raccontare la loro odissea a Francesco. Lui aveva asciugato le lacrime e sorriso per tutto il tempo, prima di lavare i piedi nel Giovedì Santo a immigrati e richiedenti asilo. Allah l’ha condotta sulla spianata per incrociarlo ancora una volta. Nel luogo che porta il nome dell’ultima e più amata figlia di Maometto.
Lo vedrà di nuovo, il Papa, per raccontargli che non tutto è dolore e che si può sperare anche in un mondo impazzito e devastato dalla violenza. Quel mondo che Francesco ha affidato a Maria. Come già avevano fatto i suoi predecessori: Pio XII nel 1942, obbediente alla richiesta della Madonna di Consacrare al suo Cuore la Chiesa e la riottosa Russia, Paolo VI, che per primo si mosse dal Vaticano per raggiungerla qui dove aveva deciso di rivelarsi, e che alla chiusura del Concilio aveva rinnovato l’atto di affidamento a Maria, poi Giovanni Paolo II, il pontefice che più di altri ha legato il senso del suo pontificato alla profezia di Fatima.
E ora il pellegrino della Pace, quel Francesco che già sul volo che lo portava in Portogallo parlava del suo “viaggio speciale” che oltre i numeri tondi dell’anniversario pesante (i 100 anni dalla prima apparizione nel 2017), la canonizzazione dei primi santi bambini e la risposta all’attesa di un intero paese, ha come unico centro l’incontro con la Vergine, quella “Signora vestita di bianco”, bellissima, luminosa, che si era presentata al termine di una serie di appuntamenti straordinari, un secolo fa, come la Regina del Rosario. Anche Papa Francesco come ben tre pontefici prima di lui è arrivato al cospetto della Madonna di Fatima. L’ha vista da vicino nella capelinha sorta sul luogo della Cova da Iria, dove Lei apparve a tre pastorelli che non sapevano leggere né scrivere ma che ogni giorno, dopo la merenda, accanto al gregge, urlavano l’Ave Maria al vento. Di fronte alla colonna in marmo che ha preso il posto del leccio su cui si posava Maria, il Papa ha pregato in silenzio per interminabili minuti, contagiando di Mistero l’intera spianata. Oltre 600mila persone si sono azzittite, partecipi di un dialogo muto e intenso con quella donna inondata di rose bianche, con il capo cinto dalla “corona preziosa”. E la stessa corona in cui è incastonato il proiettile che una “mano materna”, il 13 maggio del 1981, deviò, salvando la vita a Giovanni Paolo II. Quel Papa, oggi santo, volle leggere nel terzo dei “segreti” consegnati dalla Signora a Lucia, Francesco e Giacinta, la sua storia. Il vescovo vestito di bianco che cade ferito da colpi e frecce nell’ultima drammatica profezia. E sotto il cielo plumbeo di Fatima Francesco ha usato la stessa espressione per riferirsi a sé: “come vescovo vestito di bianco ricordo tutti coloro che vestiti di candore battesimale vogliono vivere in Dio”. Si è rivolto alla Regina della Pace, alla Signora dal Cuore Immacolato che aveva incantato i bambini e l’ha implorata, mettendo ai suoi piedi “i dolori della famiglia umana, l’ansia di percorrere ogni via, di abbattere ogni muro, di superare ogni frontiera, verso ogni periferia, per annunciare la giustizia e la pace di Dio”.
Il messaggero della pace ha chiesto la concordia fra i popoli, parlando a nome di una “Chiesa vestita di bianco, del candore lavato nel sangue dell’agnello versato anche oggi nelle guerre che distruggono il mondo”. E’ la Chiesa dei martiri e dei perseguitati, la Chiesa che non può escludere nessuno, perché, come la Madre, spalanca le sue braccia a tutti. Persino ad Amina che con il suo velo, il maglione sformato e gli occhi lucidi, sa che qualcosa di bello è accaduto nella sua vita e che finalmente i demoni che la perseguitavano sono stati sconfitti.