La diffusione del Blue Whale, il cosiddetto “gioco” del suicidio, ha spinto la Russia ad istituire una commissione per occuparsi del caso. Lì, infatti, si contano almeno 130 suicidi di adolescenti riconducibili a questo “gioco”. Membro della commissione è Anton Breido, ufficiale del Comitato investigativo russo, che ha commentato la vicenda: «Budeikin sapeva molto bene come raggiungere il suo scopo, da quando ha cominciato nel 2013 ha perfezionato le sue tecniche». La chiave di Blue Whale è far sentire apprezzati adolescenti depressi e confusi, che trovano in queste sfide un senso di gratificazione, anche se perverso. Le menti più fragili, dunque, possono lasciarsi suggestionare dal gioco ed essere manipolate dagli amministratori, arrivando così a compiere gesti estremi, come il suicidio. Il rischio di emulazione è però altissimo e nessun Paese può considerarsi immune, a fronte del contagio virtuale. (agg. di Silvana Palazzo)



Prosegue l’incredibile sequenza di “novità” e inquietanti modalità di adesione al gioco svelato negli ultimi mesi sui social di mezzo mondo: il “Blue Whale” si è diffuso ovviamente in maniera virale tramite la Russia e poi la Spagna, arrivando a Paesi come la Cina e la Gran Bretagna. Non esiste un vero e proprio modo di rilevare l’esatta responsabilità del terribile gioco suicida, dato che una delle regole principali è proprio far perdere ogni traccia di quegli adolescenti che si sono prestati al gioco “purificatore”, come lo ha chiamato l’ideatore Phillip Budeikin. L’unico elemento certo sono i numeri di suicidi, aumentati a dismisura negli ultimi 20 mesi, con circa 270mila aderenti a Blue Whale in tutto il mondo. In Italia ancora il fenomeno non è diffuso per fortuna, ma pare che il 15enne toltosi la vita a Livorno qualche mese fa rientri in questa categoria allucinante di “gioco” online. Si è lanciato nel vuoto dal 26esimo piano di un palazzo, come recita l’ultima “missione” di Blue Whale. Alcuni amici avrebbero riferito che il giovane avesse abitudini “particolari” dettate da “ordini” ricevuti in un gioco online e i brividi ovviamente corrono ancora di più per la schiena… (agg. di Niccolò Magnani)



Il web e gli utenti sparsi per il mondo si interrogano sempre di più sulle regole del “Blue Whale”, il macabro gioco che dalla Russia si è sparso in tutto il mondo e porta dopo 50 missioni al suicidio. Dopo il servizio de Le Iene Show, i passaggi che l’ideatore Philipp Budeikin ha “diffuso” sono davvero incredibili, specie a pensare che tanti ragazzini nel mondo si sono fatti convincere dalla terribile “frenesia” di un gioco sempre più mortale. Dopo essere entrato nella comunità della balena blu, un amministratore sotto il nome già inquietante di “curatore” assegna varie missioni al giocatore: di norma sono 50 e vanno da prove banali come non parlare con nessuno o rispondere male ai genitori per una giornata intera, fino a qualcosa di molto più spinto come incidersi sul braccio una balena con un coltello e vari altri tagli sul corpo. Tutto deve rimanere segretissimo e con foto che documentino sul portale Blue Whale le varie missioni portate avanti: l’ultima è quella ovviamente “definitiva” e purtroppo molti di voi vedendo questo video qui sotto l’hanno capita. Per ‘vincere’ il gioco i partecipanti devono trovare un edificio molto alto e lanciarsi nel vuoto: poco prima devono annunciarlo sui social con l’immagine di una balena blu. Come viene riferito nel servizio di Matteo Viviani ieri sera, chiunque infrangeva anche una sola regola del “gioco” doveva essere minacciato di morte, anche insieme alla sua famiglia. (agg. di Niccolò Magnani)



I suicidi per “gioco” scuotono il web e non solo: il fenomeno di “Blue Whale” in Italia ancora non è arrivato, per fortuna, eppure la lucida follia dietro a questo gioco manipolatorio su tante menti dei ragazzini minacce di poter rendere tutte le società del mondo davvero più “purificate”. Sono agghiaccianti le parole riportate da Metro.co.Uk e riferibili al 22 enne russo Philipp Budeikin, il reo confesso studente di psicologia e ideatore del ‘Blue Whale’; «Ci sono le persone e gli scarti biologici. Io selezionavo gli scarti biologici, quelli più facilmente manipolabili, che avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società. Li ho spinti al suicidio per purificare la nostra società», riportano i colleghi britannici sull’arresto dell’ideatore di Blue Whale, che attraverso l’inganno su Vk (il Facebook russo) otteneva l’adescamento di molti ragazzini spingendoli tutti verso una “corsa al suicidio”. Le spiegazioni di quel suo gesto per il quale ora è in carcere a San Pietroburgo, sono ancora più inquietanti: «Ho fatto morire quelle adolescenti, ma erano felici di farlo. Per la prima volta avevo dato loro tutto quello che non avevano avuto nelle loro vite: calore, comprensione, importanza». (agg. di Niccolò Magnani) 

Dal suicidio di un giovane di appena 15 anni precipitato dal 26esimo piano di un palazzone di Livorno parte il servizio choc di Matteo Viviani, inviato de Le Iene e che ieri sera ha dedicato un interessante quanto inquietante servizio al Blue Whale, il gioco del suicidio che ha come obiettivo proprio la morte. Si tratta di una sfida macabra, una “challenge” che ha sconvolto non poco i telespettatori del programma di Italia 1. Viviani si è recato in Russia per raccontare del macabro gioco online che ha visto negli ultimi anni numerosi suicidi da parte di giovanissimi che avrebbero tutti deciso di lanciarsi da alti palazzoni, facendosi filmare. Il Blue Whale rappresenta qualcosa di assurdo ed inquietante, una sorta di “protocollo” che tutti gli aderenti sono obbligati a seguire. Regole macabre e che vedono coinvolti bambini e ragazzi di età compresa tra i 9 ed i 16 anni. Viviani ha intervistato i parenti di alcuni adolescenti che hanno deciso di seguire questo gioco, diventato una moda, lanciandosi nel vuoto: “Sembravano tranquille, anche il giorno in cui hanno deciso di suicidarsi hanno fatto quello che facevano tutte le mattine”, hanno raccontato in lacrime alcune madri. Il servizio ha letteralmente scosso il popolo del web per le immagini dure trasmesse in puntata, nonostante la raccomandazione iniziale della iena a far vedere il video ai ragazzi solo se accompagnati dai genitori. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

Ora a “Le Iene Show” si introduce il servizio più atteso e più tosto di tutta la serata: “Blue Whale”. Si tratta di una moda che sta prendendo piede in tutta la Russia e che consiste in un percorso di 50 giorni, nel quali i giovani aderenti sono portati a compiere azioni sempre più pericolose fino a compiere il suicidio. Purtroppo la Blue Whale si sta diffondendo in tutto il paese: la Russia ha iniziato infatti a fare molte campagne di sensibilizzazione per cercare di contrastare questa mortale piaga. Vengono intervistati parenti di alcune vittime: essi raccontano di come erano i loro figli e nipoti e di come sono stati totalmente cambiati da questo “gioco”. Dietro a questo vi sono persone chiamate i “salvatori” che dicono di poter curare i problemi di questo ragazzi che si avvicinano a questa pratica. I parenti raccontano del fatto che questi ragazzi non erano assolutamente problematici, ma tutt’altro: erano felici e pieni di vita. Il “gioco” si chiama “Blue Whale”, poichè il suo simbolo è proprio una balena azzurra: proprio questi animali infatti spesso si suicidano arenandosi sulle spiagge. Questa tragedia ha avuto inizio in Russia, ma purtroppo si sta diffondendo anche in altri paesi.

L’attenzione pubblica verso il Blue Whale sta mettendo in allarme diverse istituzioni a stretto contatto con gli adolescenti. Si parte quindi dalle scuole, che in questi giorni stanno facendo una campagna anti gioco del suicidio, per cercare di informare i ragazzi sui risvolti tragici della “sfida all’ultimo sangue”. A rispondere all’appello sono anche Le Iene Show, che approfondiranno la tematica all’interno della puntata di questa sera, domenica 14 maggio 2017. Anche se il fenomeno sembra non essere ancora sbarcato nel nostro territorio, il timore che anche i ragazzi italiani presto intraprendano questa strada è molto alto. Massiccio l’intervento di Skuola.net, soprattutto alla luce dei “Selfie estremi” che hanno travolto e sconvolto la vita di tanti giovanissimi del nostro Paese. L’obbiettivo del Blue Whale e questa pratica adolescenziale è alla fine molto simile. Si cerca infatti l’adrenalina, quel brivido che scuota dal torpore di vite sempre più “in serie”, ed alla ricerca di una maggiore visibilità fra gli stessi adolescenti. 

Che cosa c’è alle spalle del Blue Whale e perché i giovani decidono di aderire alla challenge? La sfida prevede un impegno di 50 giorni che termina con la morte e sono molti coloro che hanno completato il rito. Secondo la ricerca di Skuola.net, il fenomeno del Blue Whale nasce sul social network VKontakte, molto simile a Facebook, ma si è diffuso rapidamente in Colombia, Cile, Brasile, Uruguay e persino la Spagna. In questi giorni l’isola iberica è infatti interessata dalle indagini delle autorità per via del ricovero di una 15enne in un ospedale psichiatrico, mentre una 18enne del Portogallo è stata ritrovata morta a causa di questo terribile gioco. Secondo il quotidiano spagnolo El Pais, inoltre, sono stati creati centinaia di gruppi su Facebook che parlano della Blue Whale Challenge ed in cui sarebbero iscritti 270 mila utenti circa. Un dato preoccupante, che richiama alla mente il pericoloso Eraser Challenge, un gioco in cui i partecipanti dovevano sfregarsi con forza una gomma da cancellare sulla pelle fino a prococare delle ferite più o meno profonde.