FATIMA (Portogallo) — Prima di lasciare Fatima ho comprato un regalo al mio nipotino che tra solo due settimane farà la prima comunione. Un piccolo magnete con i tre pastorelli di Fatima, tutti alla stessa altezza, sotto lo sguardo sorridente della Vergine. Loro coloratissimi, la “Signora” rigorosamente in bianco. I bambini somigliano ai pupazzetti del mio presepe peruviano, tondi e paciosi. E anche la Madonna ha le rotondità che tanto piacciono ai bambini. E’ una raffigurazione rassicurante e tenera, per nulla interessata dalla drammaticità di certa storiografia sulle apparizioni che cento anni fa animarono la Cava da Iria. Adatta ad un bambino che nel suo cuore dovrà accogliere Gesù e farlo diventare il suo migliore amico. 



Eppure, ripensando alla storia di Lucia, ma soprattutto a quella di Francesco e Giacinta, mi sono accorta che stridono con le cronache del tempo. Giacinta e Francesco, i bambini che ieri sono diventati santi, nelle pochissime foto scattate all’inizio del ‘900 sono serissimi, quasi imbronciati, infagottati in abiti tradizionali. E poveretti, di spaventi ne devono aver presi un bel po’: a parte il disgraziato sindaco di Ourem, massone e libero pensatore, che il 15 agosto del 1917 gli fece bigiare l’appuntamento con la Madonna arrivando a minacciarli di friggerli nell’olio bollente, i gendarmi che li misero in cella quasi fossero dei delinquenti, i genitori che testarono i loro racconti a forza di sberle e strattoni e per finire la visione terribile e inquietante dell’inferno, ebbero anche la sventura o la grazia, a seconda dei punti di vista, di morire pochi mesi dopo aver visto la Vergine, per l’epidemia di spagnola, che li portò in cielo, entrambi, nel giro di pochi mesi. 



Non che la Madonna non gli avesse dato da scegliere, anzi. “Volete offrirvi a Dio?” gli chiese in uno dei suoi palesamenti. E loro risposero “Sì”, con tutto l’entusiasmo, la gioia e l’innocenza di cui sono capaci i bambini. Già, l’innocenza. Il Papa a chi gli chiedeva sul volo di ritorno di quell’accenno al “vescovo vestito di bianco” che sembrava alludere, nella supplica alla Madonna di Fatima, al martirio della Chiesa e dei suoi pastori profetizzato dai veggenti, ha candidamente ammesso che non solo non aveva scritto lui la preghiera ma che probabilmente il “bianco” era da collegare proprio all’innocenza. Al desiderio di pace e di tranquillità, al bisogno di bene che alberga in ciascuno di noi. 



Ma chi è innocente oggi? Chi come Giacinta sarebbe capace a soli nove anni di accettare la morte su un letto di ospedale, lontana da casa, per la redenzione dei peccatori? Era completamente e totalmente sola in quella corsia dove l’avevano portata per sconfiggere la bronco-polmonite. E Francesco? Quel tontolone che la Madonna la vedeva soltanto, che si stufava a recitare per intero il rosario, ma che finì per scoprire nelle visioni la tenerezza di Dio e anche la Sua tristezza per le sofferenze del mondo. Lui che se ne va per primo, poco meno di un anno dopo il primo prodigio sul leccio inondato di luce. Talmente semplice che non riesce a spiegare al Vescovo che lo interroga cosa prova quando il suo cuore viene abitato dalla presenza indicibile di Dio. “Non sapevo come era ma lo sentivo” balbetterà. 

Quei due bambini, piccoli, ignoranti, campagnoli hanno avuto la Grazia di tenere compagnia a Cristo nel modo più vero e intenso che ci sia, esprimendo in un misto di purezza e generosità l’ansia di condividere con gli altri l’amore che la Vergine gli aveva fatto sperimentare durante le visioni. Due bambini appunto. Capaci di compassione e contemplazione come i grandi mistici. Scelti come testimoni di un secolo che ha mostrato il buio del cuore. Come hanno fatto? Dov’è nato quello slancio nel seguire la via della croce quando si dovrebbe solo desiderare di fare capriole sui prati e correre incontro al vento? 

Tutto è nato dall’incontro con quella “Signora”, quella mamma la cui effige ieri attraversava la spianata, mentre centinaia di migliaia di persone sventolavano fazzoletti, in lacrime. Anche il Papa piangeva. Sventolava il suo fazzoletto come un bambino, che non vuole allontanarsi dalla mamma. Forse più consapevole di Francesco e Giacinta Marto, ma ugualmente innamorato di Maria. Abbiamo una madre, ha detto nella notte più bella di Fatima. Questa è la consolazione di tutti. I due pastorelli ce lo dicono. Sotto il manto della Vergine sorridono.

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