Un post pubblicato su Facebook è diventato virale nel giro di poche ore. Lo ha scritto Simona Orfini, che ha voluto dare la parola ad un bambino di due anni che vive in un container perché il suo paese, Muccia, è stato sconvolto dal terremoto dello scorso ottobre. La lettera della postina del paese è commovente, perché ripropone il tema della ricostruzione dal punto di vista di una creatura innocente, ma riempie di amarezza, perché il piccolo Mattia è stato costretto a soli due anni a conoscere l’immobilismo dello Stato italiano. «Abbiamo avuto la fortuna di avere in aiuto i carabinieri del battaglione Puglia che cucinano per tutti noi (e che mi viziano). Loro sì che mi stanno vicino… non come te che ti sei dimenticato». Il post è stato condiviso da centinaia di persone e ha raccolto tantissimi commenti, tra cui parole di conforto e rabbia.



Anche parole di chi vive come lui le conseguenze della tragedia del terremoto. Mattia vive con i genitori in un container perché le casette, raccontano a Muccia, non sono ancora arrivate. Non è stata neppure decisa la zona dove metterle, segno che l’emergenza è ben lontana dall’essere risolta. Tutti hanno provato a rimboccarsi le maniche, ma intanto lo Stato tace. «Lui è il nostro futuro, la nostra mascotte, il più piccolo abitante sfollato di Muccia. Nessuna voglia di impietosire, siamo gente tosta, noi marchigiani non ce ne andiamo dalle nostre montagne. Siamo orgogliosi, testardi, ma lo Stato deve far qualcosa», scrive Simona Orfini. E se lo Stato non è in grado di far nulla? La risposta è in un commento, quello di Giorgio: «Deve cambiare, se non è capace lo cambieremo noi». Clicca qui per visualizzare il “post di Mattia”.



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