Dopo le condanne degli Usa, della Cina e perfino dell’Italia arrivano le importanti parole di Vladimir Putin, protagonista nel tentativo di “congelare” la crisi da guerra mondiale tra Usa e Corea del Nord. Dal Cremlino interviene il giorno dopo il lancio del missile balistico come uno degli ultimi test prima della bomba nucleare da approntare. «Controproducente, nocivo e pericoloso questo testa, siamo categoricamente contro l’allargamento del ‘club’ delle potenze nucleari», ha detto Putin a Pechino. Il clima da guerra fredda da un lato, tra Trump e Mosca, e dei tentativi di accordi sui temi come Isis e Corea del Nord, dall’altro, rendono l’idea della assai complessa situazione mondiale alle soglie (si teme) di un conflitto nucleare molto serio. Per questo motivo Putin vuole fare il “pompiere” fino in fondo, «bisogna subito fermare le intimidazioni nei confronti di Pyongyang e lavorare per costruire una soluzione pacifica». (agg. di Niccolò Magnani)
Il premier Paolo Gentiloni è intervenuto a Pechino per il Forum Belt and Road ed è stato inevitabile commentare quando successo ancora una volta in Corea del Nord dove l’ennesimo lancio di missili balistici ha riacceso di colpo il rischio e timore di una nuova guerra mondiale tra Usa, Sud Corea e Giappone contro Pyongyang. «In questo clima di collaborazione multilaterale preoccupa quello che succede in questo quadrante del mondo», spiega il Presidente del Consiglio italiano in Cina, che condanna ovviamente il lancio del missile nord coreano ma non rinuncia alla possibilità del dialogo. «La risposta credo debba essere ferma, anche in questo contesto, che è prevalentemente economico con fermezza puntando sulla diplomazia, l’Italia ha un ruolo particolare – aggiunge Gentiloni – essendo alla presidenza del comitato Onu per le sanzioni».
La chiosa è tutta per le minacce sul fronte Trump-Kim, con il monito del premier italiano che rilancia, «non bisogna considerare queste cose come una bizzarria locale è un problema serio per la stabilità e sicurezza intermazionale, e sono convinto che anche il prossimo G7 darà un contributo per risolvere questa questione». (agg. di Niccolò Magnani)
Che l’ennesimo test missilistico lanciato dalla Corea del Nord avesse dei diretti “obiettivi” è sempre più chiaro, un messaggio (l’ennesimo) al tentativo di accordi sulla denuclearizzazione di Pyongyang. Come dire, “non ci pensiamo nemmeno” e non solo, “ora rilanciamo e vediamo che ci sta dietro…”: sono pensieri nella testa di Kim Jong-un che probabilmente albergano da tempo e con il lancio dell’ultimo missile balistico si sono resi ancora più evidenti. Ma ora Trump e la Corea del Sud come reagiranno? Eh sì, perché proprio gli Usa e il nuovo presidente Moon Jae-in sono i diretti “interessati” all’ennesima provocazione del regime nordcoreano; da un lato, negli scorsi giorni, entrambe le potenze alleate avevano manifestato la possibilità di riaprire il dialogo, “qualora ci fossero certe condizioni”;
Dall’altro, Kim voleva testare oltre al missile la capacità di reazione ed eventuale diversità rispetto al governo precedente, a Seul e dintorni. La risposta è stata sorprendente da un certo punto di vista: “condanna totale, ma il dialogo è sempre aperto se Kim cambia atteggiamento”. Una lotta di scacchi che però ora rischia di diventare una terza guerra mondiale ogni giorno che passa: la diplomazia ha questi mesi per intervenire, altrimenti sarà un epilogo molto doloroso. (agg. di Niccolò Magnani)
C’è un Pianeta in apprensione dopo il lancio del missile balistico da parte della Corea del Nord: il casus belli di una possibile Terza Guerra Mondiale sembrava infatti poter essere l’ennesimo test di Pyongyang, intenzionato a proseguire in una serie di violazioni che hanno dato vita ad un’escalation preoccupante. A commentare la mossa nordcoreana da parte americana, dopo le dichiarazioni del presidente Trump che aveva bollato il test come una “provocazione”, è stata Nikki Haley, ambasciatrice Usa all’Onu nota per il suo pugno di ferro.
La diplomatica statunitense ha dichiarato che il lancio del missile balistico da parte della Corea del Nord è da ricollegarsi allo “stato di paranoia” nel quale è piombato il dittatore Kim Jong-un dopo l’elezione del neo-presidente sudcoreano Moon Jae-in. L’ambasciatri americana alle Nazioni Unite ha ribadito che la strategia Usa nei confronti della Nord Corea consisterà nel “mettere sotto torchio” il regime con nuove e più aspre sanzioni economiche.
Dell’ennesimo test missilistico di Pyongyang si parlerà anche al prossimo G7 di Taormina, dove le tensioni tra Usa e Corea del Nord saranno all’ordine del giorno in un vertice che avrà come primo compito quello di scongiurare lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale. A confermarlo è stato il premier Paolo Gentiloni, che dalla Cina ha ribadito la preoccupazione dell’Italia per “quello che succede in questo quadrante del mondo. La risposta credo debba venire con fermezza, anche in questo contesto, che è prevalentemente economico”.
Come viene riportato, in questo senso il Presidente del Consiglio ha sottolineato il ruolo del nostro Paese, attualmente “alla presidenza del comitato Onu per le sanzioni”. In linea con le parole di Gentiloni, e più in generale dell’Ue e della Nato, anche il Ministro degli Esteri Angelino Alfano, che ha dichiarato:”L’Italia esprime la propria più ferma condanna per il test di un missile balistico condotto nella notte dalla Corea del Nord”.