Emergono i primi particolari dell’inchiesta condotta dalle autorità sullo scandalo Lidl Italia, in seguito al commissariamento di quattro figure direttive. Nel mirino con l’accusa di infiltrazioni mafiose anche l’amministrazine giudiziaria della compagnia che ha il compito di gestire la sicurezza del Tribunale di Milano. E, secondo quanto riportato dal sito Giustiziami.it, per il gip Giulio Fanales sarebbe evidente la fuga di notizie, per via del “capitale di relazioni personali” che lega il clan dei Laudani alle figure indagate, adeguate a carpire informazioni sensibili. Si tratterebbe di una vera e propria rete di rapporti “vicini agli organi di Polizia, in grado di rivelare notizie coperte dal segreto d’ufficio”. L’ipotesi è quindi che qualcuno possa aver sottratto informazioni importanti e delicate direttamente dall’ufficio di Ilda Boccassini. Un presunto illecito che se reale, sottolinea Giustiziami.it, lancerebbe diversi campanelli d’allarme. 



A supportare la tesi del gip Fanales sarebbe la presenza di una persona in particolare che ha un collegamento diretto con una delle persone indagate e che avrebbe appreso le informazioni in modo diretto, accedendo ai documenti dell’indagine posti sul tavolo di lavoro del Procuratore Aggiunto Boccassini. Per ora sembra tuttavia che gli “spioni” non siano stati identificati, ma si suppone che fra i nomi papabili ci possano essere anche quelli de “Il capitano della Guardia di Finanza”, già impegnato nella verifica fiscale di Ferraro, iscritto nel registro degli indagati, e un confidente della moglie di quest’ultimo, il Maresciallo della Guardia di Finanza di Lissone. 

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