La trasmissione Agorà, nella puntata di oggi ha affrontato il tema dei Campi Flegrei ed a tal proposito, Gerardo Greco ha dato la parola a Stefano Carlino, ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano INGV. L’espero ha illustrato e spiegato la mappa che indica il distretto vulcanico campano, con le tre aree vulcaniche attive: Isola d’Ischia, Campi Flegrei e quella del Vesuvio. Negli ultimi anni l’attenzione si è concentrata proprio sui Campi Flegrei, definita una grande caldera, poiché fra i tre vulcani, a detta di Carlino, è quello che presenta una dinamica maggiore. “Si possono definire totalmente quiescenti il Vulcano di Ischia e il Vesuvio, ma non lo sono i Campi Flegrei”. Questi ultimi, da millenni hanno evidenziato la presenza di caldere, definiti dal vulcanologo “vulcani strani perché soggetti a risalite e discese”. “La risalita è associata al magma che arriva in pressione a una certa profondità, questo evidenzia un rischio associato al sollevamento”, ha evidenziato Carlino che ha parlato inevitabilmente dei rischi reali che sussistono in questa zona calda. Le precedenti crisi, due in particolare, furono registrate rispettivamente tra il ’70 ed il ’72 e poi tra l’82 e l’84, quest’ultima definita molto drammatica e accompagnata da migliaia di terremoti e danni ingenti agli edifici, e che portò all’evacuazione di 25mila persone dal centro di Pozzuoli.
Il vero rischio dei Campi Flegrei avrebbe a che fare con l’area densamente popolata e che renderebbe difficile, se non impossibile un’evacuazione di tale portata. Qui sono emersi negli anni segnali che indicano una dinamica in atto molto forte. A tal proposito, il giornalista e conduttore ha posto l’accento sul delicato tema dell’abusivismo delle case sul Vesuvio e non solo. La soluzione starebbe realmente nel mettere a norma queste abitazioni? L’esperto Stefano Carlino non la penserebbe esattamente così: “Il problema riguarda il rischio, se è accettabile o meno. In queste zone gli edifici e persone a rischio sono troppo elevate, il rischio non è accettabile. La politica giusta sarebbe quella di delocalizzare la popolazione, almeno dalle aree più a rischio, creare le condizioni affinché le persone possano spostarsi verso aree a minor rischio”, ha chiosato.