Dopo l’archiviazione del caso relativo alla morte di Domenico Maurantonio, la criminologa Roberta Bruzzone ha espresso la sua opinione al portale Intelligonews. L’esperta si è detta concorde con l’opinione dei magistrati relativamente all’ipotesi della caduta accidentale, commentando: “Ho sempre espresso nella fase delle indagini preliminari le mie perplessità sull’ipotesi dell’omicidio. Non ho creduto neanche a quella del suicidio ritenendo molto più plausibile l’ipotesi dell’incidente dovuto ad una condotta rischiosa unito alla possibilità che sia intervenuto un malore”. La Bruzzone ha poi sottolineato come anche i consulenti della famiglia del 19enne morto non siano riusciti con le loro perizie a confermare una tesi differente rispetto a quella dei pm: “La consulenza della famiglia non ha trovato riscontri dal punto di vista delle indagini. Le perizie degli inquirenti hanno smentito tesi alternative a quella dell’incidente”. Nessun dubbio, dunque, sulla presenza di altri soggetti, come suggerito dalla famiglia, né sul lavoro svolto dalla Procura in oltre un anno e mezzo. “La realtà è che non si possono cercare i colpevoli ad ogni costo quando non ci sono”, ha chiosato la criminologa.
Si è chiuso nel modo più drammatico il caso sulla morte di Domenico Maurantonio, il giovane studente padovano di 19 anni che il 10 maggio 2015 precipitò dal quinto piano dell’hotel dove alloggiava insieme all’intera classe, in gita a Milano in occasione di Expo. Un giallo caratterizzato da molti lati oscuri ma che a distanza di due anni giunge ad un triste epilogo in seguito alla decisione del gip Paolo Guidi che oggi ha confermato l’archiviazione del caso. La richiesta di archiviazione, era stata presentata dai pm Giancarla Serafini e dell’aggiunto Alberto Nobili, i quali giudicarono la caduta “un fatto accidentale”. A darne notizia è il quotidiano La Stampa nella sua edizione online, che ricostruisce le due versioni contrapposte avanzate dalla procura e dalla famiglia di Domenico Maurantonio. Per la prima, lo studente si trovava da solo al momento della caduta, forse causata da un malore del 19enne. Differente la tesi dei familiari, i quali avevano puntato il dito contro sei ragazzi, ritenuti i presunti responsabili della morte del compagno.
Stando alla loro ricostruzione, Domenico Maurantonio sarebbe stato tenuto fuori dalla finestra, per le gambe, dai presunti responsabili prima di finire giù dal quinto piano dell’albergo milanese. Questo aveva giustificato la richiesta di nuovi accertamenti, avanzata dall’avvocato Eraldo Stefani, difensore della famiglia dello studente, relativi ad una perizia cinematica e a maggiori esami su un presunto Dna trovato sul palmo della mano destra della vittima. Per la morte di Domenico Maurantonio era stata aperta un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti. Oggi, però, è avvenuto quanto temuto dai genitori del 19enne morto due anni fa. Al termine di una lunga indagine durata oltre un anno e mezzo e dopo gli esiti di una consulenza tecnica commissionata a tre esperti, fu avanzata la richiesta di archiviazione del caso, motivata da una serie di conclusioni. Per i magistrati, infatti, quella tragica sera di maggio lo studente aveva bevuto in modo eccessivo. A causa di un malore sarebbe uscito dalla sua camera fino a trovarsi da solo nel corridoio dell’albergo. A quel punto sarebbe accaduta la tragedia: Domenico si sarebbe sporto dalla finestra precipitando accidentalmente.