Nell’ambito del caso Consip, le intercettazioni relative al Capitano del carabinieri Gianpaolo Scarfato aggiungono tasselli molto importanti. Le omissioni della sua informativa hanno portato nella bufera l’inchiesta, ma nell’intercettazione datata 10 aprile scorso il Capitano si lascia andare ad un’affermazione molto circostanziata e molto grave, affermando come tali omissioni fossero una scelta ben precisa nel quadro investigativo, pianificata a tavolino con il Pubblico Ministero Woodcock. In particolare, ci si riferisce al fatto che Scarfato ha lasciato intendere come a seguire il caso e a fornire rivelazioni sull’accaduto ci fossero esponenti dei servizi segreti, quando poi è emerso come solo un privato cittadino avesse semplicemente incrociato Alfredo Romeo, venendo a conoscenza dei fatti.



Ma le intercettazioni di Gianpaolo Scarfato fanno emergere nomi molto pesanti relativi all’inchiesta e a come essa è stata condotta. Soprattutto i coinvolgimento del PM John Henry Woodcock e di quello che è conosciuto ai più come il Capitano Ultimo, ovvero l’ex Comandate di Scarfato, Sergio De Caprio (famoso nella sua carriera per aver condotto personalmente l’operazione d’arresto del boss mafioso Totò Riina). Scarfato parla di questi personaggi come capaci di inserirlo e metterlo in grande difficoltà in un gioco ben più grande di lui, manifestando pentimento per le decisioni prese e per le dichiarazioni rilasciate agli inquirenti. Che sin dall’interrogatorio a Scarfato, condotto il 10 maggio scorso, hanno espresso tutti i loro dubbi riguardo al fatto che gli errori e le omissioni nel rapporto sul caso Consip fossero stati stilati a tavolino e facessero parte di una ben precisa strategia investigativa. Sarebbe stato Woodcock in persona ad indicare dunque a Scarfato come sarebbe stato utile far emergere il coinvolgimento degli 007 dell’intelligence nel caso, coinvolgimento di cui si parla in un capitolo del rapporto redatto in maniera specifica.



Dal quadro emerso dalle intercettazione di Scarfato emerge dunque un clima particolarmente avvelenato attorno al caso Consip, che coinvolgerebbe alcuni elementi dell’Arma dei Carabinieri, con i rapporti tra i Generali Pascale e Saltalamacchia emersi a loro volta da altre intercettazioni. Ma anche tra le Procure di Roma e di Napoli, considerando che il filone partenopeo dell’inchiesta ha ignorato completamente quello capitolino, che ha acquisito di fatto gli atti delle intercettazioni tra Matteo Renzi ed il padre Tiziano solo dopo la loro pubblicazione sui giornali, a partire dal Fatto Quotidiano. La stessa Procura di Napoli avrebbe scavalcato quella di Roma nell’ottenere il permesso di intercettare Tiziano Renzi in merito ad un reato minore, così come la stessa fuga di notizie con la pubblicazione delle intercettazioni sul Fatto sembra, almeno secondo il parere del Procuratore Capo di Catanzaro Nicola Gratteri, frutto di una fuga di notizie interna alla Procura.

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