Ergastolo per Freddy e Debora Sorgato: è stata questa la richiesta avanzata oggi in aula dal pm Giorgio Falcone, nell’ambito del processo sul delitto di Isabella Noventa. Alla fine, le indiscrezioni sono state confermate portando alla richiesta di condanna del massimo della pena a carico dei due fratelli, mentre per Manuela Cacco, la tabaccaia veneziana, la condanna richiesta è pari a 16 anni e 8 mesi. A darne notizia è il quotidiano online Mattino di Padova, sottolineando come la pena decisamente inferiore a carico della terza imputata sarebbe da attribuire alla sua collaborazione con gli inquirenti, nell’ambito della confessione resa durante le indagini e poi in sede di incidente probatorio. Del caso se ne occuperà anche la trasmissione Pomeriggio 5, con collegamenti e aggiornamenti in diretta da Padova. A tal proposito è stato confermato come la famosa lettera scritta da Debora Sorgato nei giorni scorsi ed indirizzata alla conduttrice Barbara d’Urso, nella quale prendeva ufficialmente le distanze dal fratello definendolo “morto”, sarebbe stata messa agli atti. Dopo tre lunghe udienze ed un totale di 17 ore, alla fine il pubblico ministero è giunto alla fine della sua durissima requisitoria, quindi alle attese richieste di condanna a carico dei tre imputati, accusati del delitto di Isabella Noventa. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
È ancora in corso l’ultima parte della requisitoria sul caso Isabella Noventa da parte del pm Falcone: il processo con rito abbreviato prevede oggi la richiesta delle condanne da parte della Procura per i tre imputati. Intanto, come annota il Mattino di Padova, per Freddy Sorgato ci sono guai in aggiunta alla richiesta di condanna che dovrebbe arrivare entro questo pomeriggio: il Giorgio Falcone ha richiesto infatti 5 anni di sorveglianza speciale per il camionista, una volta espiata la pena detentiva per l’omicidio della segretaria padovana. E non solo, visto che è stato disposto sempre per Freddy Sorgato il sequestro dei beni pari a circa 800 mila euro: il motivo è indicato dalla stessa Procura, che ritiene quei soldi di provenienza illecita. In particolare, come riporta PadovaOggi, «Le verifiche della guardia di finanza avrebbero infatti accertato che gran parte del patrimonio sarebbe il frutto di attività illecite nell’ambito della vendita di gasolio “in nero” e a prezzo maggiorato», ritiene il pm Falcone. (agg. di Niccolò Magnani)
Riparte il processo sul delitto di Isabella Noventa e che sta cercando di far luce su modalità e responsabilità dietro la morte della segretaria 55enne di Albignasego. Per la terza volta in pochi giorni, dunque, i tre imputati saranno in aula in vista della richiesta delle pena da parte del pm Giorgio Falcone che, dopo le ultime due udienze fiume concluderà la sua durissima requisitoria. Ora Freddy Sorgato, la sorella Debora e l’ex amante Manuela Cacco rischiano seriamente l’ergastolo. E’ questa la pena che quasi certamente sarà avanzata dalla pubblica accusa, ritenendo il “trio diabolico” responsabile in egual misura dell’omicidio volontario premeditato e della distruzione di cadavere di Isabella Noventa.
Alla vigilia del nuovo appuntamento in aula, emerge il contenuto del memoriale che Freddy Sorgato, in apertura del processo con rito abbreviato aveva consegnato al Gup e nel quale spiegava per filo e per segno come era morta la sua ex fidanzata. Una lettera di quasi cinque pagine, contenente anche la negazione assoluta del delitto premeditato ma anche la sua totale responsabilità, escludendo in tal modo le altre due donne. Come riporta il Mattino di Padova nell’edizione online, con questo memoriale Freddy avrebbe giustificato il suo silenzio, strategia portata avanti per oltre un anno ma che ora commenta asserendo di essere una persona riservata. Adesso che si prospetta il peggio, per lui e per la sorella, ecco il colpo di scena intervenuto con l’inizio del processo. Un modo per ricostruire il suo legame con Isabella Noventa e dare un senso ai tanti vuoti emersi dai suoi mancati interrogatori.
La memoria di Isabella Noventa è stata ancora una volta infangata dalle parole scritte da Freddy Sorgato a mano, in quasi cinque fogli protocollo poi consegnati al giudice. Qui, l’imputato racconta quanto accaduto la sera del 15 gennaio 2016, con una piccola premessa che riassume quello che la coppia di ex fidanzati, descritta come “amici di letto”, era solita fare: cena fuori e dopocena in casa di uno o dell’altra. Quando accadeva di essere in casa di Isabella, racconta Freddy, qui facevano uso di quanto “necessario per rendere più briosa la serata” di cui la vittima disponeva. L’uomo ha quindi ribadito la sua prima versione: dopo cena sarebbe stato colto da un forte mal di testa in seguito al quale si sarebbero recati nella sua villetta di Noventa Padovana dove avrebbe preso una pastiglia. “Durante l’attesa della reazione, ci dedicammo a effusioni varie e pratiche giocose come si faceva di solito per accaldare (intendendo scaldare) la serata e accenderla al massimo possibile”, scrive Freddy.
Quindi l’inizio del gioco erotico rivelatosi mortale per la vittima, sebbene l’uomo non abbia mai spiegato le modalità esatte. In preda al panico, racconta, Freddy avrebbe deciso di sbarazzarsi del corpo di Isabella Noventa gettandolo nel fiume Brenta, versione questa mai confermata dalle numerose ricerche. Poi l’ingresso sulla scena di Manuela Cacco: “Ero in doccia, mi suonarono alla porta: era Manuela Cacco che passava per andare ad una festa a Padova…”. Da qui l’idea di farle indossare il giubbino bianco della vittima, farla sfilare in centro a Padova dicendole di farsi passare a prendere dalla sorella Debora.
Nel medesimo memoriale emerge anche il rapporto turbolento con la vittima, i battibecchi, le incomprensioni, quindi una pausa di riflessione ed il tentativo di recuperare quel rapporto attraverso un viaggio in Egitto. In quell’occasione, a detta dell’autotrasportatore, la donna si sarebbe presentata in aeroporto con un’amica la quale con un cambio di nome era riuscita ad appropriarsi del suo biglietto. “Isabella voleva un momento di riflessione per poter decidere se continuare o meno con me”, spiega, ma al suo ritorno dal viaggio non ci fu alcun chiarimento.
A quel punto Freddy avrebbe preteso “di essere risarcito”. “Mi apprestai a indagare tramite terza persona se si riuscisse a recuperare il maltolto… poi mi rassegnai della perdita subita”, ha spiegato, giustificando in tal modo anche la presenza di un investigatore privato pagato per pedinare la vittima. Poi la ripresa della relazione, nel settembre 2015, quattro mesi prima della sua uccisione.