A distanza di quasi una settimana dal delitto di Mauro Pretto, il 47enne artigiano di Zovencedo, trovato senza vita lo scorso sabato mattina sull’uscio della sua abitazione, resta il giallo attorno alla sua inquietante fine. Dalle prime indiscrezioni dell’autopsia rese note dal Corriere del Veneto, sarebbero emerse alcune importanti informazioni utili almeno alla ricostruzione della tragedia consumatasi nel piccolo comune in provincia di Vicenza. Quella a scapito di Pretto sarebbe stata descritta una vera e propria esecuzione, avvenuta quasi certamente tra le 21.30 e le 24:00 della sera precedente al ritrovamento del suo cadavere. Ma come è stato ucciso il 47enne?
Inizialmente si era parlato di un solo colpo di fucile al petto, ma a chiarire questo aspetto sarebbe stato l’esame medico-legale eseguito solo alcuni giorni fa e che avrebbe confermato come ad ucciderlo sarebbero stati diversi pallettoni, almeno quattro, sparati da un fucile da caccia a distanza ravvicinata (meno di dieci metri) e che lo avrebbero raggiunto al torace, facendolo stramazzare a terra dove sarebbe sopravvissuto per un breve lasso di tempo. Al fine di fare piena chiarezza sul delitto di Zovencedo, i Carabinieri di Vicenza starebbero procedendo senza sosta nelle loro indagini che includerebbero anche il censimento di tutti i fucili appartenenti ai residenti della zona. Abbandonata definitivamente la pista della rapina, gli inquirenti non escludono alcun possibile movente. Cosa si celerebbe realmente dietro un’uccisione così efferata?
Il fratello di Mauro Pretto, Diego, proprietario di una ditta di montaggio stand nella quale lavorava la stessa vittima, ha confermato l’assenza di questioni in sospeso sul lavoro e che avrebbero potuto portare all’uccisione del 47enne. Oggi lo ricorda su Facebook e continua ad invocare giustizia. Di Mauro, il fratello e gli amici ricordano in particolare il suo spirito libero, il suo essere un animalista convinto tanto da aver dovuto rinunciare a tenere le sue pecore, “per colpa del sistema”, come era solito sostenere. Alla luce di ciò ci si domanda se proprio questo potrebbe avere a che fare con la sua morte. Mauro Pretto avrebbe forse potuto dare fastidio a qualche cacciatore o bracconiere?
Tesi questa portata avanti anche da un collega della vittima, il quale ha dichiarato: “Aveva avuto da discutere con un cacciatore meno di due mesi fa e questo lo aveva segnato, preoccupato, tanto che non mi aveva voluto a casa sua di sera”. Anche questo aspetto è attualmente al vaglio degli investigatori che non hanno smesso di indagare sentendo numerose persone ed effettuando diversi sopralluoghi anche nella casa in cui abitava, a caccia di elementi utili a fare luce sul delitto di Zovencedo, ancora avvolto nel mistero.