Henryk Hoser è l’uomo che Papa Francesco ha scelto come inviato speciale a Medjugorje. Il compito dell’arcivescovo di Varsavia-Praga è delicato: deve acquisire informazioni approfondite sulla situazione di quella realtà e sulle esigenze dei fedeli che vi arrivano in pellegrinaggio, poi proporre eventuali iniziative per il futuro. «Ho nominato un vescovo bravo, che ha esperienza per occuparsi della parte pastorale», ha dichiarato Bergoglio sul religioso che ha un passato da segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. La missione di Hoser non è ancora finita: «Sto scrivendo il rapporto conclusivo che dovrei consegnare al Papa per la fine di giugno», ha annunciato all’Avvenire, aggiungendo che poi probabilmente avrà un incontro con il pontefice. Il presule non si è sbilanciato sul contenuto della sua relazione, che del resto non è ancora pronta, ma ha usato espressioni positive parlandone.
Hoser sostiene che il lavoro pastorale sia basato sul culto mariano ma è anche cristocentrico. «Di certo non ho visto cose fantasiose o deviate», ha spiegato Hoser, che ha constatato anche «un grande fervore spirituale». Inoltre, ha affermato di essere colpito dalla quantità di Confessioni e dall’opera di formazione delle coscienze attraverso incontri e seminari. I pellegrini non stanno diminuendo e non ci sono grandi contrastati tra la parrocchia di Medjugorje e il clero diocesano con gli altri religiosi dall’altra. Il vescovo di Mostar, Ratko Peric, però non cambia idea: è ancora contrario «alla veridicità delle apparizioni e sottolinea che, secondo lui, su ciò che è falso non si può costruire nulla». La commissione teologica presieduta dal cardinale Ruini ha intanto espresso parere positivo sulle prime sette apparizioni, non su tutto il fenomeno.