Si chiama Pantaleo Valentino Castriota, anche se in tanti lo conoscevano come “Don Leo Scanderberg”, sebbene non fosse realmente un sacerdote. L’uomo, subito dopo il delitto di Sarah Scazzi, la quindicenne uccisa ad Avetrana nell’agosto 2010, fu portavoce della famiglia della vittima. In generale vantava conoscenze in alte sfere, ma ora sarebbe finito nei guai per i reati di circonvenzione di incapace e millantato credito. Per tale ragione, come fa sapere Rai News, è stato arrestato oggi dalla Guardia di Finanza di Bergamo su richiesta del pm Gianluigi Vettori, firmata dal gip Federica Gaudino. Oltre all’arresto del sedicente sacerdote, è stato disposto anche l’obbligo di firma a carico di un finanziere accusato di accesso abusivo alle banche dati: stando a quanto emerso dalle indagini, avrebbe fornito all’ex portavoce della famiglia di Sarah Scazzi informazioni sensibili e riservate. Il finto sacerdote è stato fermato nella serata di ieri ed agli inquirenti ha ammesso di aver ricoperto per un breve periodo di tempo il ruolo di portavoce della famiglia della piccola vittima di Avetrana, respingendo tuttavia ogni accusa a suo carico.
Sarebbero numerose le vittime di Pantaleo Valentino Castriota emerse nel corso delle indagini e tra queste anche un anziano che nel 2013 aveva subito un doppio lutto in seguito alla perdita della figlia (sposta con il nipote dell’ex ministro Calderoli) e della nipote, coinvolte in un brutto caso di omicidio-suicidio. Dopo l’archiviazione del caso, l’uomo era caduto in una profonda crisi anche a causa della convinzione che quanto accaduto alla figlia ed alla nipotina fosse stato “opera di terzi”. La sua disperazione lo aveva indotto inizialmente a contattare una sensitiva, tramite la quale sarebbe poi entrato in contatto con il sedicente sacerdote. Dalle indagini sarebbe emerso come “Don Leo Scanderberg” avesse approfittato della fragilità psicologica dell’uomo per estorcergli denaro, facendogli credere l’esistenza di “un complotto di matrice politica ordito dai servizi segreti preordinato a insabbiare il caso giudiziario”. Ecco allora che Castriota lo avrebbe convinto al versamento di ampie somme di denaro con la scusa che questo sarebbe servito a condurre indagini e trasferte utili a far luce sulla vicenda. Soldi che in realtà l’ex portavoce della famiglia Scazzi avrebbe intascato ad insaputa delle sue vittime.