Non le ha certo mandate a dire il Cardinal Oscar Rodriguez Maradiaga, coordinatore del Consiglio dei 9 cardinali che aiutano il Papa nella riforma della Curia romana, a quei cardinali che hanno emesso i “Dubia” contro l’Amoris Laetitia di Papa Francesco. In particolare è il cardinal Raymond Leo Burke a nutrire le ire e gli attacchi del porporato honduregno. Il motivo è presto detto, quei “dubia” sollevati ormai un anno fa sull’esortazione apostolica del Pontefice molto discussa all’interno della Chiesa per la comunione ai risposati e divorziati e per «la sostituzione dell’oggettività della situazione con il soggettivismo dei singoli», come segnalavano i cardinali come possibile rischio dopo l’Amoris Laetitia.



Maradiaga nel libro intervista scritto insieme al confratello salesiano Antonio Carriero intitolato “Solo il Vangelo è rivoluzionario”, nella prefazione attacca direttamente il cardinale americano Burke con forte acredine: «Quel cardinale che sostiene questo è un uomo deluso, in quanto voleva il potere e lo ha perso. Credeva di essere la massima autorita` degli Stati Uniti.



Come diceva santa Teresina: ‘Io preferisco essere piccola perchè se mi capita di inciampare, di cadere, allora non sarà così grande il colpo; ma quelli che sono più in alto cadendo fanno rumore e si fanno molto male’», scrive Maradiaga. Ma fa ben di più, toccando un altro punto spinoso delle parole e dei “dubia” sul magistero di Papa Francesco: «Lui non è il magistero: il Santo Padre è il magistero, ed è lui che insegna a tutta la Chiesa. L’altro dice solo il suo pensiero, non merita ulteriori commenti. Sono le parole di un povero uomo».

Burke ultimamente aveva espresso la personale opinione secondo cui l’Amoris Laetitia – lo scritto di Francesco post-sinodale sulla famiglia – non è da ritenere magistero del Papa. Assieme ai cardinali Walter Brandmuller, Carlo Caffarra e Joachim Meisner, Burke aveva espresso un anno fa qualche perplessità sulle aperture del Pontefice ai divorziati risposati.

La difesa di Bergoglio arriva direttamente da Maradiaga che afferma come «L’Amoris laetitia è un testo di inestimabile valore. Insegna la dottrina della Chiesa, ma lo fa con parole che toccano il cuore, come fece Gesù con i discepoli di Emmaus, è magistero per formare le famiglie, per rinnovare i legami fra gli sposi e fra le generazioni». Per il cardinale honduregno quell’esortazione rappresenta il pieno stile del Papa, non un teologo ma un pastore: «Amoris laetitia rappresenta il rinnovamento della pastorale familiare. E` un testo che dovrebbe essere letto e conosciuto da tutti, specialmente dai giovani. Io, quando so di coppie che si preparano al matrimonio, regalo subito loro una copia di Amoris laetitia: e` un aiuto per crescere», conclude il cardinale Maradiaga nel suo ultimo saggio.

Non è solo l’Amoris Laetitia ad essere il fulcro delle parole di Maradiaga nel libro da poco uscito e diretto contro i “dubia” sollevati contro alcune parti del magistero di Papa Francesco: in particolare è il Conclave dei cardinali che viene in qualche modo tirato in ballo dal porporato honduregno, con l’elezione di Papa Bergoglio che ancora una volta viene trattata svelando qualche piccolo particolare. «Non posso parlare del Conclave nel suo svolgimento, – considera Maradiaga – ma certamente c’erano ben altre tendenze, e alcune anche molto forti perche´ avevano gia` fatto lobbying.

I cardinali ‘papabili’ che volevano gli altri sono rimasti lì, mentre invece quello che voleva il Signore è quello che è stato eletto; dunque il dissenso è logico e comprensibile, non tutti possiamo pensare allo stesso modo, però è Pietro che guida la Chiesa e, dunque, se abbiamo fede dobbiamo rispettare le scelte e lo stile del Papa venuto dalla fine del mondo».

Accuse pesantissime arrivano da Maradiaga contro la “destra cattolica” che vorrebbe, secondo il cardinale, «cercare potere e non la verità. Se dicono di trovare qualche eresia, tra virgolette, nelle parole di Francesco, si sbagliano di grosso, perchè essi pensano soltanto come uomini e non come il Signore vuole». Secondo Maradiaga, Burke e tutti i cardinali che in qualche modo parlano male di Francesco, non vogliono il bene della Chiesa ma solo la divisione e la loro stessa popolarità – anche se va ricordato come i “dubia” rimangono espressi nell’alveo dell’obbedienza al Santo Padre con domande e dubbi legittimamente espressi e permessi dal diritto canonico ecclesiastico. «La gente semplice e` con il Papa.

Quelli che invece sono orgogliosi, superbi, credono di avere un intelletto superiore… poveretti! Anche la superbia e` una poverta`… Il guaio più grande, però, ribadisco, è il disorientamento che si crea nelle persone quando leggono delle affermazioni di vescovi e cardinali contro il Santo Padre». Per Maradiaga, conclude nella prefazione al suo saggio, bisogna essere leali con il continuatore di Pietro, «Prima si chiamava Benedetto XVI, prima ancora si chiamava Giovanni Paolo II e via dicendo. Quello che mi chiede Gesù è di essere leale a Pietro. Chi non fa questo cerca solo popolarità».