Torna la truce e gravissima storia rivelata ad aprile in Cecenia: un campo di concentramento, una sorta di lager contro i gay e in generale tutti gli accusati di avere relazioni o tendenze omosessuali che non verrebbero assolutamente tollerati e per questo motivo rinchiusi con umiliazioni, torture e una alcuni casi anche esecuzioni. Il caso un mese fa aveva sollevato un polverone enorme, con la dittatura della Cecenia – legata allo stato di Putin – sotto accusa per questo crimine perpetrato contro il mondo LGBT. Alcuni hanno sollevato dubbi sui racconti effettuati dai giornali russi anti-Putin su questo crimine terribile, in alcuni casi considerati anche una sorta di fake-news. Le prove sono ancora confuse, ma una netta svolta in questo senso arriva con la clamorosa intervista del canale tv France24 che ieri è riuscito ad intervistare due sopravvissuti dei lager anti-gay in Cecenia, ora in una località protetta e ovviamente anonima. «Le famiglie dei prigionieri venivano convocate per dare il colpo di grazia al proprio figlio. Le guardie dicevano: se non lo fate voi lo facciamo noi», sono le parole choc riportate da questi due giovani presunti testimoni degli orrori nascosti in pieno centro Asia. Pare siano riusciti a fuggire dal campo di torture e per questo hanno voluto subito raccontare quanto accaduto in quei lunghi giorni passati in prigionia: «Siamo sempre stati perseguitati, ma mai come in questo momento. Adesso arrestano tutti, uccidono le persone, fanno quello che vogliono, tanto sanno di essere impuniti». L’accusa è chiara e diretta contro la Cecenia – e dunque indirettamente anche con l’alleato russo -: la nazione vuole ripulire dal “reato” di omosessualità, e questo evidentemente non poteva rimanere nascosto a lungo, pur nella difficilissima comprensione delle varie propagande pro/anti Putin in quel di Russia.
Sono terrificanti i racconti lasciati all’intervista del canale francese dei due presunti testimoni del “lager” per omosessuali ceceni: uno dei due testimoni, a volto coperto e di spalle, racconta «Ci mettevano in fila e ci obbligavano a darci dei nomi da donna, ci punivano con scosse elettriche, non ci davano da mangiare e la sera gettavano nelle nostre celle gli avanzi delle loro cene, in molti preferiscono essere uccisi piuttosto che subire tutto questo». Sono però le parole del secondo ragazzo, riportate dal portale Gay.it, a far sconvolgere del tutto una situazione che di certo dovrà essere verificata dalle istituzioni europee e mondiali, visto l’emergenza che sembra essere molto presente in Cecenia. «Le guardie dicono ai genitori di uccidere i loro figli. Loro dicono: o lo fate voi o lo faremo noi», racconta un testimone gay fuggito dal campo. E poi conclude, «Hanno torturato un uomo per due settimane poi hanno convocato i suoi genitori e i fratelli. La polizia ha detto: vostro figlio è un omosessuale risolvete la cosa o lo faremo noi. L’hanno portato nel bosco e li lo hanno ucciso e seppellito, non gli hanno nemmeno fatto il funerale».