Valentino Parlato, uno dei fondatori del Manifesto, è morto oggi all’ospedale Fatebenefratelli di Roma. Prima della sua scomparsa il “comunista per tutta la vita”, si è occupato dei rivolgimenti epocali che stanno avvenendo a livello mondiale, dalla politica all’economia. Pochi giorni fa, infatti, era tornato a scrivere un editoriale per il “suo” giornale: «Non possiamo non tener conto di quel che sta cambiando, dobbiamo studiarlo e sforzarci di capire, sarà un lungo lavoro e non mancheranno gli errori, ma alla fine un qualche Karl Marx arriverà». Su quello stesso giornale, a cui ha dedicato due libri (Se trentacinque anni vi sembrano pochi, La rivoluzione non russa. Quaranta anni di storia del manifesto), oggi il triste saluto: «Ciao Vale. Per ora ci fermiamo qui, abbracciando forte la sua splendida famiglia e tutti i compagni che, come noi, l’hanno conosciuto e gli hanno voluto bene». (agg. di Silvana Palazzo)
Con Valentino Parlato, morto oggi all’età di 86 anni, se ne va una delle colonne della sinistra italiana. Eppure era stato lo stesso giornalista de Il Manifesto, in un’intervista rilasciata un anno fa a La Repubblica in cui motivava la sua scelta di votare No al referendum voluto da Matteo Renzi, ad ammettere di aver tradito per la prima volta nella sua vita la sinistra. L’occasione si era presentata alle elezioni comunali di Roma: in quell’occasione Parlato non aveva resistito alla tentazione di votare la candidata del Movimento 5 Stelle, Virginia Raggi, poi diventata sindaco della Capitale. Parlato spiegò così quella sua decisione tanto inaspettata:”Ero talmente indignato verso il Pd che per la prima volta ho tradito la sinistra, spero sia anche l’ultima”. Valentino Parlato disse anche la sua sull’elezione di Trump, e leggendo le cronache di questi giorni, con il rischio di una Terza Guerra Mondiale dietro l’angolo, fu a dir poco profetico:”La sua affermazione mi fa piacere. Non esagero. Provocherà dei conflitti, ma almeno scuoterà questa immobilità mortale, e spingerà la sinistra a tornare a sporcarsi le mani”.
Valentino Parlato, giornalista tra i fondatori e a più riprese direttore de Il Manifesto, è morto oggi all’età di 86 anni. A darne l’annuncio è stata con un post su Facebook Ritanna Armeni, tra coloro che avevano contribuito a fondare la storica testata di sinistra oggi diretta da Norma Rangeri, che proprio da Parlato aveva ricevuto il testimone. Nato a Tripoli il 7 febbraio del 1931, Valentino Parlato venne espulso dalla Libia per la sua militanza comunista. Trasferitosi a Roma, dove iniziò a lavorare per L’Unità, il giornalista riuscì a scalare le gerarchie del PCI diventando membro del Comitato centrale, da cui venne espulso nel 1969 per le sue posizioni di dissenso insieme ad altri tra cui Luigi Pintor e Rossana Rossanda. Tra i suoi lavori di maggior prestigio bisogna annoverare la cura delle opere di Adam Smith, Lenin, Antonio Gramsci e Mu’ammar Gheddafi.