Non paiono aver avuto grandi conseguenze positive le aperture di Donald Trump verso il regime di Kim Jong-un: “se gli Usa proseguono con le loro manovre siamo sull’orlo della guerra mondiale”, riporta l’ultima minaccia di Pyongyang dopo il caso del drone da ricognizione Usa, proveniente dall’isola di Guam, è atterrato nella serata di lunedì alla base di Yokota, situata a 30 km a ovest della capitale. Ma non solo, a fare infuriare Kim Jong-un sarebbe stato anche l’approdo di due bombardieri strategici degli Stati Uniti sopra i cieli della Corea del Nord durante un’esercitazione congiunta tra l’aeronautica sud-coreana, giapponese e ovviamente americana. Per l’agenzia di stampa nord-coreana Kcna, l’esercitazione condotta dagli Usa «è stata una provocazione militare sconsiderata che porta la situazione nella penisola più vicina all’orlo della guerra nucleare». I mondo guarda con timore e la Cina prosegue nel suo tentativo di mediazione finora senza grandi risultati ottenuti, se non le parole di apertura di Trump giunte ieri.



Il raggio di sole che aveva illuminato per qualche ora lo scenario apocalittico tra Usa e Corea del Nord, le dichiarazioni rilasciate da Donald Trump in un’intervista a Bloomberg con cui il presidente americano aveva allontanato lo spettro di una  Terza Guerra Mondiale – dicendosi pronto ad incontrare Kim Jong-un e sostenendo di esserne addirittura “onorato” – è durato lo spazio di alcune ore. Come riferito da La Stampa è stata la stessa Casa Bianca ad inquadrare le frasi di The Donald, precisando che “chiaramente non ci sono ancora le condizioni giuste” per un incontro tra il leader di Washington e quello di Pyongyang. Il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, abituato a fare i conti con le “avventurose” affermazioni di Trump in questi primi 3 mesi di amministrazione repubblicana rispetto ad un incontro lampo, che avrebbe potuo rappresentare una soluzione diplomatica lampo tra Usa e Corea del Nord ha aggiunto:”Non lo vedo possibile a breve”. (agg. di Dario D’Angelo)



Arriva come un fulmine a ciel sereno l’apertura di Trump alla Corea del Nord. O meglio, a questo punto, come un lampo di chiarore in un cielo da terza guerra mondiale. L’intervista del presidente Usa a Bloomberg potrebbe andare derubricata come un passaggio storico nella gravissima escalation che questi ultimi due mesi hanno petto sul piatto dei “rapporti” tra Usa e Pyongyang. «Sarei onorato di incontrare il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, ma solo con le giuste condizioni», è il senso delle parole clamorose rilasciate da Trump dopo settimane passate tra manovre militari e ultimatum lanciati contro il Paese che sta per raggiungere la bomba nucleare nel proprio arsenale. «Nonostante le settimane di alta tensione, se fosse appropriato per me incontrarlo, lo farei di sicuro.



Sarei onorato»: risuonano in tutto il mondo gli echi di queste prime vere parole di apertura del leader americano nei confronti del regime di Pyongyang, dopo mesi di scontri e minacce trasversali. La Cina esulta, il mondo pure, un filo di speranza si è creato per poter evitare quella che in molti ormai chiamano “terza guerra mondiale”: Trump terrà fede? E soprattutto, Kim Jong-un farà orecchie da mercante o si impegnerà a sua volta in un “leggero” ammorbidimento della sua posizione?

È arrivata però immancabile, anche ieri, la nuova minaccia del regime della Corea del Nord per quanto riguarda il test missilistico nucleare che mette a rischio il delicatissimo equilibro pre-guerra mondiale. Con la flotta Usa nel mare del Giappone, Pyongyang non intende minimamente cedere di una virgola rispetto alla sua posizione e addirittura rilancia questa mattina con un nuovo comunicato del ministero degli Esteri: «La Corea del Nord è pronta a fare un test nucleare in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo».

Il portavoce del ministro di Kim Jong-un ha voluto sottolineare inoltre come la Nord Corea sia pronta a rispondere anche ad ogni azione intrapresa dagli Stati Uniti, confermando un clima ormai di guerra perenne. «Il governo nordcoreano continuerà a sostenere la sua capacità di un “attacco nucleare preventivo” a meno che Washington non rinunci alla sua strategia ostile», conclude la nota del regime tramite la tv nazionale di Pyongyang.