Da pochi giorni, per la famiglia di Marco Vannini è giunta una data molto dolorosa, quella relativa al secondo anniversario della morte dell’adorato figlio. Marco perse la vita la sera del 17 maggio 2015, ucciso da un colpo di pistola esploso mentre si trovava in casa della fidanzata Martina Ciontoli, presumibilmente dal padre di quest’ultima, Antonio. Un delitto ancora ricco di lati oscuri e per il quale è in corso il processo in corte d’Assise e che vede imputati tutti i membri della famiglia Ciontoli e Viola Giorgini, fidanzata del fratello di Martina, Federico. Udienza dopo udienza, i genitori di Marco Vannini affrontano con assoluto dolore ma con estremo rispetto il ricordo dell’ultimo giorno di vita dell’unico figlio, morto ad appena 20 anni, ancor prima di realizzare il sogno di entrare nell’Esercito. La sua storia ha commosso l’Italia intera, come lo dimostra il numeroso gruppo Facebook appositamente realizzato per chiedere che sia fatto giustizia e verità sulla morte del ragazzo di Cerveteri.



A restare profondamente colpito, al punto da voler dimostrare affetto e vicinanza alla famiglia della vittima è stato anche Papa Francesco, il quale in occasione del secondo anniversario della tragica morte, ha voluto scrivere di suo pugno una lettera inviandola a Marina e Valerio Vannini. Lo rivela il settimanale specializzato in cronaca nera, Giallo, riportando anche alcuni stralci della toccante missiva scritta da Pontefice. “Sono vicino al dolore di questa famiglia che benedico” – si legge – “Il Signore ha accolto Marco tra le sue braccia. Prego per voi, per la pena che state provando”. Parole toccanti, che hanno contribuito per un attimo ad alleviare l’indescrivibile dolore dei due genitori di Marco Vannini.



Proprio in occasione del secondo anniversario della morte del giovane ucciso nella villetta di Ladispoli in circostanze ancora del tutto oscure, a Cerveteri si è svolta una messa in suo ricordo e che ha radunato presso la Chiesa della SS Trinità parenti, amici e conoscenti di Marco Vannini. La triste vicenda e che ha toccato anche Papa Francesco, è tristemente nota: il capofamiglia dei Ciontoli sostiene di aver sparato al ragazzo mentre si trovava nella vasca da bagno. La moglie, i figli e Viola Giorgini sostengono invece di non aver assistito alla scena, mentre solo Martina ammette di aver udito lo sparo, a differenza degli altri che parlano di “forte rumore”. Marco, tuttavia, secondo l’accusa poteva essere salvato con un tempestivo soccorso che però non fu chiesto da nessuno dei presenti, i quali allertarono il 118 solo un’ora e mezza più tardi. A due anni dal terribile delitto di Marco Vannini, il giallo è ancora ricco di ombre. Tanti gli elementi attorno ai quali aleggia fitto il mistero, tra cui la maglietta blu che il 20enne indossava la sera del suo omicidio, mai trovata né restituita alla famiglia.



Il processo intanto, è ormai entrato nel vivo: prima della sentenza, il giudice ha chiesto una superperizia medico-legale al fine di stabilire, oltre ogni ragionevole dubbio, se a determinare il decesso di Marco sia stato proprio l’estremo ritardo con cui furono allertati i soccorsi. Intanto per il prossimo 6 luglio è prevista la deposizione in aula di Antonio Ciontoli e non è detto che sia il solo indagato intenzionato a parlare. L’ultima parola spetterà ai loro avvocati difensori che ne daranno conferma nella prossima udienza del 14 giugno.