La tragedia di Calambrone continua a regalare colpi di scena dolorosi. Tonino Krstic, accusato di aver ucciso la piccola Samantha, figlia della sua convivente, ha puntato il dito proprio contro Juana Francisca de Olmo. Il 32enne serbo, in carcere dal 27 aprile 2016, ha lanciato un attacco diretto e frontale all’ex compagna che nell’ultima udienza aveva raccontato di quanto fosse violento e ai limiti del sadismo nei confronti della bimba di 3 anni. Venerdì Tonino davanti alla Corte d’Assise ha accusato la 34enne dominicana di aver picchiato regolarmente la figlia. «Volevo bene alla bimba più che a una figlia. Era la madre a picchiarla». Quando gli è stato ricordato che le sentenze passate dimostrano la sua indole violenta, mentre la madre di Samantha è stata descritta come una mamma premurosa e amorevole, non si è scomposto, anzi ha interrotto più volte il pm, costringendo il presidente Murano a esortarlo ad avere un altro atteggiamento.



In aula ha raccontato che Francisca picchiava sua figlia ogni due o tre giorni. «La puniva perché si nascondeva o faceva le bizze. Quando faceva il bagno a Samantha o quando la pettinava la percuoteva perché non stava ferma. Io le avrò dato degli sculaccioni e degli schiaffetti sul viso per rianimarla il giorno in cui si è sentita male e poi è morta. Mai picchiata». L’imputato sostiene anzi di aver salvato la bambina il 20 aprile, quando la donna sferrò un calcio nella pancia della piccola. Cadde dal letto e picchiò la testa. «Sull’addome c’è l’impronta di un piede del 38, quello di Francisca. Io ho il 46. Non sono stato io a colpirla».



Ma allora come è finita la sua cintura nel braciere usato per riscaldare l’ambiente? Tonino Krstic spiega di aver bruciato gli indumenti proprio per generare calore. «Era lei che usava la cintola per picchiare Samantha». La sua versione è opposta a quella di Francisca, ma il confronto tra i due, chiesto dalla difesa, è stato respinto dalla Corte. Sostiene inoltre di aver fornito l’indirizzo sbagliato alla prima telefonata di aiuto per le minacce dell’ex compagna. La seconda si rivela inutile, perché i soccorsi arrivano troppo tardi: non c’è niente da fare per Samantha. «Mi chiese di seppellire la bimba e di scappare con lei».



La prossima udienza nel pomeriggio di venerdì 7 luglio. Verrà ascoltato un teste della difesa, poi ci sarà la discussione e probabilmente la sentenza. Lei accusa lui. Lui accusa lei. Presto però verrà data giustizia all’unica innocente sicura in questa storia di marginalità e abbandono.