È intervenuta anche la Casa Bianca dopo l’ennesima provocazione della Corea del Nord con il lancio del missile balistico verso i “cugini” di Seul e per ora non ha voluto esacerbare ancora di più i toni dopo l’aggressione di Pyongyang. «Siamo a conoscenza del lancio del missile a medio raggio effettuato dalla Corea del Nord», racconta il portavoce della Casa Bianca. Si tratta secondo gli analisti Usa, di un «missile già testato a febbraio, ha un raggio inferiore rispetto a quelli lanciati negli ultimi tre test effettuati», spiega la Casa Bianca. Intanto a Seul, il neo presidente Moon Jae-in ha convocato una riunione di emergenza per far fronte all’ennesima minaccia dei vicini nordcoreani, «“Le nostre forze – si legge in una nota di Seul – stanno monitorando attentamente la Corea del Nord e si mantengono pronte». La guerra mondiale purtroppo sembra sempre più vicina… (agg. di Niccolò Magnani)
Il nuovo lancio missilistico effettuato oggi dalla Corea del Nord alza ulteriormente la tensione e fa crescere il rischio di una Terza guerra mondiale. Molti esperti sostengono che sia già in corso e che abbia una modalità diversa, sia divisa cioè in parti, ma intanto si registrano le reazioni alla nuova provocazione di Pyongyang. «È una sfida al mondo», così il premier del Giappone, Shinzo Abe, ha commentato il lancio missilistico odierno. Stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Kyodo, il capo del governo nipponico ha annunciato che porrà la questione al vertice G7 che si terrà prossimamente a Taormina. I ripetuti lanci di missili da parte della Corea del Nord «calpestano gli sforzi della comunità internazionale verso una soluzione pacifica» della situazione nella Penisola coreana. Il governo di Tokyo ha già convocato una riunione del suo Consiglio di sicurezza nazionale: il ministro degli Esteri Fumio Kishida ha spiegato che il Giappone lavorerà con gli Stati Uniti per dare una risposta all’interno dell’Onu, di cui è membro permanente. «Guardando agli atti provocatori della Corea del Nord, io sento fortemente che è necessario aumentare ulteriormente la pressione». Verranno inasprite le sanzioni nei confronti di Pyongyang? (agg. di Silvana Palazzo)
Non si placa la furia e la “costanza” della Corea del Nord nel provocare Usa e alleati con nuovi test missilistici praticamente ogni settimane: la terza guerra mondiale a “pezzetti” come riporta Papa Francesco purtroppo è sempre più tragica realtà. Questa mattina Pyongyang ha emesso un nuovo test missilistico all’interno del piano per la conquista del nucleare, scatenando l’immediata replica furiosa di Seul: secondo il ministro della Difesa della Corea del Sud, i nordcoreani da una località nord di Pyongyang hanno lanciato un proiettile non identificato. Secondo le notizie raccolte dalla Yonhap News Agency, che cita una fonte anonima, non si tratterebbe di un missile balistico intercontinentale, ma resta lo stesso il timore e il rischio di una nuova escalation in peggioramento nei rapporti tra Stati Uniti e regime nordcoreano. Il “proiettile non identificato” ha volato per 500 chilometri e si aggiunge all’ultimo lanciato e in grado di arrivare fino all’Alaska o alle Isole Hawaii. (agg. di Niccolò Magnani)
I riflettori sono ancora puntati sulla possibilità dello scoppio di una terza guerra mondiale, che prevederebbe lo scontro fra Usa e Corea del Nord, a cui si aggiungerebbe anche la Russia. Intanto continua il focus sulla politica internazionale americana, colpevole, secondo l’analista Ted Galen Carpenter, di aver inasprito il conflitto del Kosovo in atto a fine anni ’90.
Un precedente che secondo l’editorialista de The National Interest avrebbe causato l’annessione della Crimea alla Russia e la secessione che ha privato alla Georgia la presenza dell’Ossezia. Il governo americano avrebbe quindi “consolidtato e aggravato il suo errore di calcolo” nei confronti dei Balcani: in pratica, non avrebbe dovuto intervenire.
Carpenter punta il dito anche contro la decisione di Washington di intraprendere la missione senza l’accordo dell’Europa, un precedente che non ha tardato a produrre conseguenze in anni più recenti. L’analista crede infatti che la decisione del Cremlino di aumentare la presenza militare in Crimea nel 2014, in occasione del referendum ucraino sulla secessione, sia stata provocata dalla precedente presa di posizione degli USA.
Le relazioni internazionali fra il governo americano e quello russo si sarebbero quindi “avvelenate” a causa anche dell’intervento Nato in Kosovo, giudicata dall’analista “una missione miope e controproducente”. Contraddittoria inoltre la posizione di Barack Obama, riporta Sputnik News, che durante una conferenza stampa ha contrastato l’operazione della Russia di sfruttare l’azione militare per ridefinire i confini europei. Un’azione che tuttavia avrebbe compiuto per prima proprio l’America.