Uno degli eroi nella lotta alla mafia, oltre a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, è stato certamente il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che dopo aver lottato e vinto contro le Brigate Rosse a Milano, venne spedito a Palermo per contrastare una Cosa Nostra sempre più potente. Fu assassinato nel 1982, dieci anni prima delle due stragi di Capaci e via D’Amelio: il figlio Nando Dalla Chiesa ricorda questi tremendi fatti nel suo ultimo libro “Una strage semplice”, e oggi in particolare le sue parole risuonano come molto interessanti. «Capaci e la sua continuazione, via d’Amelio, una strage in due tempi quando il Paese sembrò impazzire. Mentre Milano osannava i giudici, a Palermo terribili immagini di guerra ne raccontavano la carneficina». Secondo Nando Dalla Chiesa, sempre all’interno del suo testo pubblicato in stralci da PalermoMania.it, si legge anche il giudizio sulla “strage” complessiva: «fu una strage semplice, figlia di una logica lineare che vide convergere nord sud, economia e politica. Fu quello di fermare l’incubo che il giudice più fiato di Cosa Nostra potesse guidare una struttura naizonale di indagini da lui ideata e colpire i crescenti rapporti tra imprenditori e capitalismo mafioso, tra mafia e appalti. In questo contesto tutto accadde…», racconta amaro un durissimo Nando dalla Chiesa. (agg. di Niccolò Magnani)
A 25 anni dalla strage di Capaci anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha voluto ricordare la figura di Giovanni Falcone e di coloro che persero con lui la vita nell’attentato del 23 maggio. «In tutti noi rimane la memoria e l’esempio di chi non si è mai arreso nella lotta contro le mafie e contro ogni forma di illegalità, di chi ha proseguito nel proprio lavoro di servitore dello Stato, pur sapendo di rischiare la vita ogni giorno», ha scritto la prima cittadina della Capitale in una nota, estendendo l’affetto e l’omaggio della città di Roma. In questa ricorrenza dolorosa purtroppo non sono mancate le polemiche. Il presidente della Corte d’Assise che celebrò il maxi-processo si è, infatti, detto dispiaciuto per non aver potuto partecipare alle manifestazioni. «E ciò unicamente per non essere stato invitato da parte di chi rappresenta la Fondazione Falcone», ha dichiarato Alfonso Giordano, come riportato dall’Ansa. (agg. di Silvana Palazzo)
Ha parlato dall’aula bunker dove per anni si è svolto il Maxiprocesso alla Mafia intentato dai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: nel giorno del ricordo per la Strage di Capaci, il Capo dello Stato si è recato nell’aula dell’Ucciardone di Palermo dove appunto anni fa si è tenuto il primo vero processo contro Cosa Nostra, costato probabilmente la vita ai due magistrati-modello. «Eppure il ricordo di quei giorni lontani di Palermo, così drammatici, così cupi e così segnati da tanta violenza e tanto dolore, permane pienamente vivido, in Italia e nel mondo. E provoca, tuttora, orrore e coinvolgimento, non soltanto in chi li subì personalmente o in chi li visse da vicino», ha detto il Capo dello Stato, prima di ricordare l’importanza e il valore che ha avuto il processo intentato da Falcone e Borsellino. «Il Maxiprocesso – ha detto ancora Mattarella – condotto magistralmente, sulla base delle intuizioni e del lavoro di Giovanni Falcone, ha costituito una svolta radicale nella guerra dello Stato contro Cosa Nostra». (agg. di Niccolò Magnani)
Giornata di celebrazioni e di memoria per i 25 anni della Strage di Capaci, dove Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la scorta persero la vita nel tragico attentato del 23 maggio 1992. Il Csm questa mattina ha fatto sapere ha voluto ancora una volta ricordare l’opera del Magistrato, chiedendo in qualche modo cosa dopo le incomprensioni e gli screzi fortissimi avuti durante gli ultimi anni di vita del magistrato siciliano: «Con la decisione simbolica, fortissima, di rendere accessibili a tutti i cittadini gli atti del Csm relativi a Giovanni Falcone diciamo che il Consiglio si è riconciliato con la memoria del magistrati. In questo modo – ha aggiunto ancora Legnini – si può avere contezza delle idee di Falcone delle sue proposte e della cultura della giurisdizione che aveva». Mentre sono attese tutte le celebrazioni a Palermo e in Sicilia per ricordare questa giornata di sangue di 25 anni fa, il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha voluto aggiungere un “dettaglio” prima di entrare nell’aula bunker dove Falcone e Borsellino diedero vita a quel primo nucleo del pool Antimafia.
«Questa vigilia di sangue a Palermo è un fatto terribile. Sono in corso le prime indagini per capire se c’è una strategia più ampia di quella che sembra in questo momento essere un regolamento di conti interno a un mandamento mafioso di Palermo ma non si può dire nulla di definitivo perché ci sono indagini intensissime in corso», ha riferito Roberti rispetto all’omicidio del boss Dainotti avvenuto proprio ieri a Palermo. «Ci richiama a necessità non bisogna abbassare la guardia perché nonostante grandi risultati conseguiti la mafia esiste ancora e c’è ancora tantissimo da fare», ha concluso Roberti. (agg. di Niccolò Magnani)
Il 23 maggio 2017 saranno ufficialmente 25 gli anni trascorsi dalla strage di Capaci, l’attentato mafioso in cui perse la vita il Giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta. A Palermo, a un quarto di secolo dai tragici fatti di Capaci, molte manifestazioni ricorderanno l’accaduto e le vittime. A partire dall’attracco della “Nave della Legalità”, con circa settantamila studenti accompagnati dal presidente del Senato, Grasso. Il Giudice Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone, sarà ricordata con una cerimonia dedicata al Castello a Mare. Due i cortei che partiranno nel primo pomeriggio, il primo da via D’Amelio e il secondo dall’Aula Bunker, e si congiungeranno entrambi all’Albero Falcone. La TV di Stato dedicherà un appuntamento in prima serata su Rai Uno, condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano, intitolato “Falcone e Borsellino”, in diretta da via D’Amelio a Palermo. (agg. di Fabio Belli)
In occasione del 25esimo anno dalla Strage di Capaci, il Csm questa mattina – dopo il plenum straordinario alla presenza di Sergio Mattarella e Maria Falcone (la sorella del giudice ucciso dalla Mafia) – ha deciso di pubblicare gli atti secretati fino a ieri riguardo la morte di Giovanni Falcone e della moglie Francesca Morvillo. Due dossier ricchi di materiale che inquadra la situazione di quel terribile pomeriggio del 23 maggio 1992: «Con questa iniziativa intendiamo rendere omaggio ad un Magistrato che ha offerto tutto se stesso a protezione delle libertà e dei diritti dei cittadini», queste le parole del Vice Presidente del CSM Giovanni Legnini nel corso della seduta odierna dell’assemblea plenaria.
Il consigliere Antonio Ardituro, personalmente autore della pratica, ha fatto sapere durante il plenum come tale iniziativa ricostruisce «non solo la storia e la vita professionale di un magistrato importante come Giovanni Falcone, ma anche il suo rapporto così complesso con lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura: audizioni, verbali di commissioni e del comitato antimafia. Una documentazione che nel tempo è stata oggetto di tantissime attenzioni per quanto riguarda la parte già nota, ma che ora viene messa a disposizione nella sua interezza, anche grazie alle potenzialità del nuovo portale di comunicazione istituzionale». (agg. di Niccolò Magnani) Clicca qui per gli archivi ufficiali su Giovanni Falcone e Francesca Morvllo descretati oggi dal Csm.
Sono trascorsi 25 anni da uno dei più gravi attentati di mafia nel quale fu ucciso Giovanni Falcone, ed alla vigilia delle celebrazioni che da Palermo si diffonderanno in tutta Italia, Tgcom24 ha intervistato uno dei sopravvissuti, l’autista giudiziario Giuseppe Costanza, per anni rimasto nell’ombra. L’uomo, quel giorno non era alla guida dell’auto: Falcone aveva deciso di guidare lui e la moglie era al suo fianco. Una scelta che costò la vita al magistrato ma salvò quella di Costanza, il quale oggi ricorda non solo il Falcone giudice ma soprattutto uomo: “Con noi era una persona normale, quando rivestiva la sua carica era inavvicinabile. Non permetteva a chicchessia di chiedergli una cortesia perché cortesie e favori non ne faceva. Dimentichiamoci che Falcone possa aver fatto qualche favore, era refrattario”, ha commentato. Per lui, chiedere favori era controproducente perché occorrerà prima o poi ricambiarli: “La Mafia non è solo quella che spara, ma è quella che ti chiede i favori e poi ti ricatta per riaverli indietro”. L’autista ha poi definito “molto grave” il fatto che a 25 anni dalla strage, non si sia costituito di nuovo il pool antimafia: “Si dice che le idee di Falcone camminano sulle nostre gambe, ma non è così: sono rimaste solo parole”, ha tuonato. Poi un ultimo commento sull’attuale lotta alla Mafia, per il quale ancora non sarebbe terminata: “I mafiosi stanno aspettando tempi migliori, vivono nell’ombra e stanno modificando la loro natura. La mafia è ovunque. Non bisogna più pensare che sia confinata a Palermo o alla Sicilia”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Palermo è pronta in vista delle celebrazioni per il 25esimo anniversario della strage di Capaci nella quale perse la vita Giovanni Falcone, vero “eroe nella lotta contro le mafie”. Con lui morirono anche la moglie Francesca Morvillo ed i tre agenti della scorta. Le manifestazioni saranno corpose nella giornata di domani e per tale ragione, come rivela PalermoToday.it, anche la viabilità subirà alcuni importanti cambiamenti. L’aula bunker sarà la prima tappa che aprirà le celebrazioni, con la presenza delle maggiori istituzioni italiane. Al suo esterno ed in piazza Magione saranno poi allestiti i “Villaggi della Legalità”, mentre nel pomeriggio partiranno due cortei che si congiungeranno presso l’Albero Falcone. Il primo, dalle 15.45 si sposterà da via D’Amelio passando per via Autonomia Siciliana, via G.Alessi, via Marchese di Villabianca, via Rutelli, via De Amicis, via Ugdulena, via Libertà, via Francesco Paolo Di Blasi, via Vittorio Alfieri, via Luigi Pirandello, via Pipitone Federico, via Leopardi, via Notarbartolo, con la chiusura dell’intero percorso al traffico.
Il secondo partirà invece alle 16.30 dall’Aula bunker passando per via Remo Sandron, via Duca della Verdura, via Notarbartolo. Alle 17.58, ovvero nell’ora esatta della strage di Capaci, sarà rispettato il tradizionale minuto di silenzio in omaggio alle vittime, mentre alle 19.00 si svolgerà la Santa messa in memoria di Falcone e delle altre vite spezzate dalla mafia, presso la Chiesa di San Domenico. In generale sarà applicato il divieto di sosta con rimozione coatta dalle 7.00 di oggi e fino alla mezzanotte di domani, nelle zone interessate dai momenti di celebrazione dell’anniversario, ovvero piazza Magione, via Carlo Rao, via Gaetano Filangieri, via Carlo Botta, via Magione, via C.Pardi, via F.Evola, piazza Due Palme e via Torre di Gotto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
A 25 anni dalla Strage di Capaci, l’Italia ricorda ancora Giovanni Falcone e la scorta che morì insieme al giudice. Perserso la vita in quel momento Antonio Montinario, Rocco Dicillo, Vito Schifani, agenti di Polizia e preposti alla sicurezza del funzionario. Attimi tragici che misero il nostro Paese in ginocchio e che alimentarono la paura in cui quegli anni gli italiani vivevano già a causa dell’espansione della mafia. Ed era proprio verso quest’ultima ed alla sua lotta che GiovannI Falcone ha concentrato tutta la sua vita, non accennando un solo momento a lasciare il testimone. E’ il 23 maggio del 1992 quando Falcone e la sua scorta, al fianco della moglie Francesco Morvillo, si dirigono verso la villa di Roma, dove la famiglia del giudice intende trascorrere il fine settimana. Questa sarà la data che in seguito verrà ricordata come la Strage di Capaci.
Giovanni Falcone atterra quel giorno, attorno alle 18, all’aeroporto di Palermo, il Punta Raisi, e sale nella sua Fiat Croma. In quel momento salgono al suo fianco la moglie e Giuseppe Costanza, l’autista. Sia davanti che dietro il suo mezzo c’è un’auto che lo scorterà fino a destinazione, dello stesso brand automobilistico. Di fronte all’auto di Giovanni Falcone viaggiano Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani, mentre nelle retrovie gli agenti Angelo Corbo, Gaspare Cervello e Paolo Capuzzo. I tre mezzi percorrono la A29 a ritmo sostenuto, ma non superano lo svincolo di Capaci-Isola delle Femmine, al km 5 dell’autostrada. In quel momento ad attenderli ci sono infatti 5 quintali di tritolo posizionati da Giovanni Brusca in precedenza, al di sotto della strada. L’esplosione travolgerà tuttavia solo l’auto di scorta che funge da apripista: i tre agenti muoiono sul colpo.
Lo scoppio del tritolo spingerà l’auto su cui si trova Giovanni Falcone contro un muro di cemento, provocandogli ferite importanti. Lesioni interne, un trauma cranico. Il giudice siciliano morirà infatti alcuni minuti più tardi, quando i soccorsi cercano di lottare contro il tempo per trasportarlo in ospedale. La moglie Francesca Morvillo morirà invece quella sera, durante il ricovero. Nella Strage di Capaci si salverà solo l’autista e agente Costanza, mentre i colleghi che si trovano nell’altra auto vengono feriti ma in maniera lieve. La Strage di Capaci non cristallizzerà solo la vita di Giovanni Falcone e degli agenti di scorta. Nella memoria futura rimarranno anche le parole pronunciate durante il funerale dalla vedova Schifani, Rosaria Costa, con cui si appella allo Stato e pretende giustizia. Si rivolge inoltre agli “uomini della mafia”, riservando loro parole di perdono, ma a cui chiederà un gesto significativo: “Vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare. Ma loro non cambiano, non vogliono cambiare. Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che avete reso città di sangue, troppo sangue, di operare anche voi per la pace, la giustizia, la speranza e l’amore per tutti. Non c’è amore. Non c’è amore”.