Altro flop giudiziario per Luigi de Magistris: un’altra grande indagine avviata dall’ex pm, ora sindaco di Napoli, si è conclusa con l’assoluzione di tutti gli imputati. L’inchiesta sulla depurazione in Calabria si è conclusa con un nulla di fatto: l’ex presidente della Regione, Giuseppe Chiaravalloti, è stato assolto insieme all’ingegnere Antonio Caliò, membro della Commissione esaminatrice per l’affidamento dell’appalto per la costruzione del depuratore di Catanzaro Lido. Il non luogo a procedere per sopravvenuta prescrizione è, invece, stato dichiarato per Domenico Basile, ex assessore all’Ambiente della Regione Calabria, e Bruno Barbera, ex commissario dell’Arpacal. Fiasco totale, dunque, per “Poseidone“, l’inchiesta che provocò un terremoto nella politica calabrese. Improbabili logge massoniche, come riporta Il Tempo, sullo sfondo di associazione a delinquere, concussione, truffa, turbata libertà degli incanti. Dopo 12 anni non rimane nulla di quest’inchiesta. L’unica condanna decisa dai giudici nel rito abbreviato è stata ribaltata in appello cinque anni fa.



Il repertorio di fallimento di Luigi de Magistris è ricco e lo aveva svelato qualche anno fa Libero, che nell’occasione aveva citato la prima inchiesta sulla massoneria. L’ex pm aveva ipotizzato che un gruppo di muratori si riuniva ogni venerdì per tramare contro la regione Calabria: 31 persone vennero inquisite per violazione della Legge Anselmi, truffa e associazione per delinquere, ma gli inquisiti restarono sei e in udienza preliminare vennero prosciolti perché «il fatto non sussiste». C’è poi il caso della breve inchiesta con l’accusa di falso contro alcuni farmacisti comunali che secondo Luigi de Magistris non aveva obliterato alcune fustelle, cioè i talloncini dei prezzi presenti sulle scatole dei medicinali: emerse che non avevano potuto obliterare le fustelle perché proprio l’allora pm, per un altro procedimento, aveva sequestrato all’apparecchio per l’obliterazione. Tutti assolti per non aver commesso il fatto anche i politici calabresi coinvolti nella maxi inchiesta Why not, sui presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici in Calabria aperta nel 2006.

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