Ha ucciso i suoi genitori, Nunzia Di Gianni e Salvatore Vincelli, con l’aiuto di un amico, complice ed esecutore materiale dell’omicidio di Pontelangorino. Eppure non si è pentito dell’omicidio: il figlio sedicenne della coppia di ristoratori appare pienamente consapevole di quello che ha fatto e così l’amico. Lucidi e determinati: avevano pianificato il delitto nei minimi particolari da almeno un mese. Secondo gli operatori che li stanno seguendo in carcere, non c’è traccia di pentimento, quindi non sono ancora sulla strada del ravvedimento. Intanto l’accusa appare orientata a chiedere il processo immediato. Dovrebbe essere quindi saltata, secondo la Repubblica, la fase preliminare davanti al gip, quindi si andrà a giudizio con un impianto accusatorio ancora più solido e sistemato ulteriormente con le analisi svolte dagli specialisti dei carabinieri sulle memorie dei telefonini dei due minorenni.



Da questa analisi tra l’altro è emerso che i due ragazzini si scambiarono messaggi espliciti su come eseguire il duplice omicidio fin dai primi giorni del dicembre scorso, quindi un mese prima della drammatica notte tra il 9 e il 10 gennaio scorsi. Si sono confrontati, ad esempio, sull’arma da usare per il delitto. Avevano pensato di usare una spada custodita in casa, poi altre armi. La scelta è ricaduta poi su un’ascia da usare nella parte del retro, non della lama, per evitare troppo spargimento di sangue. Gli assassini si erano fermati a dormire nel garage di casa di Nunzia Di Gianni e Salvatore Vincelli, una specie di piccola dependance arredata dal figlio come una stanza indipendente. Erano poi entrati in casa nell’oscurità, ma l’amico uccideva a colpi di ascia i coniugi che erano ancora a letto, mentre il figlio aspettava al piano di sotto, aiutando poi a far sparire i corpi. La testa delle vittime era stata poi avvolta con le buste di plastica, i corpi erano stati legati per essere inabissati nella parte più profonda dell’affluente del Po, ma il piano era fallito, perché i due ragazzi non erano riusciti a trasportare i cadaveri fino all’auto della coppia.



Da lì il cambio di strategia: andarono a casa dell’amico, attesero il primo pomeriggio, quando il figlio della coppia era tornato a casa dando l’allarme, fingendo di aver appena ritrovato i corpi. Sono particolari agghiaccianti che comunque dimostrano, secondo l’accusa, la premeditazione. Manca ancora il movente, non emerso ancora chiaramente: si sa solo che il figlio era in conflitto da mesi con i genitori Nunzia Di Gianni e Salvatore Vincelli per il suo scarso rendimento scolastico e per la poca voglia di lavorare nel ristorante di famiglia. Non è da escludere che i legali decidano di chiedere il rito abbreviato nel tentativo di ottenere un consistente sconto di pena.

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