Da pochi giorni, l’attentatore di Manchester era tornato dalla Libia. E’ questa l’ultima notizia riportata dal Times che ha dato spazio alle parole di un amico del 22enne che si è fatto esplodere. A confermarlo è stato anche il padre Ramadan Abedi, che da Tripoli ha rotto il silenzio parlando telefonicamente con l’Associated Press prendendo le difese del figlio. “Non c’entra niente con l’attentato”, ha dichiarato, rivelando come proprio cinque giorni prima lo aveva sentito e non aveva destato in lui alcun dubbio. E’ quanto riferisce oggi Repubblica.it, che riporta le parole dell’uomo nel tentativo vano di scagionare l’attentatore Isis: “Non siamo estremisti, non uccidiamo innocenti”. E’ ancora da chiarire se proprio in Libia Salman sia stato o meno addestrato in un campo jihadista, come emerso dalle indiscrezioni. Secondo quanto fatto sapere dalla Francia, il 22enne di recente era stato anche in Siria: per il ministro degli Interni francese, in quell’occasione Salman aveva dato prova dei suoi legami con l’Isis. Adebi era noto alle forze dell’ordine anche per la sua amicizia con Raphael Hostey, 24enne morto tre anni fa e confermato essere un reclutatore dei combattenti dell’Isis. Non è ancora chiaro se anche l’attentatore di Manchester rientrava nei 350 jihadisti considerati pericolosi dall’intelligence. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Un “network” lo hanno chiamato i poliziotti inglesi, per intendere una rete islamista jihadista di cui Salman Abedi era facente parte fino a poco prima di farsi saltare in aria al concerto di Ariana Grande. «Stiamo investigando su un “network” terrorista», sono le esatte parole di Ian Hopkins, capo della polizia di Manchester, in una conferenza stampa in corso in questi minuti. Il tutto poche ore dopo il blitz della polizia presso l’appartamento dove si pensa Abedi e i restanti compagni della cellula jihad avrebbero assemblato la bomba usata nell’attentato. Intanto, annuncia Sky News, la polizia sta cercando anche parallelamente il costruttore materiale della bomba usata da Abedi prima che possa crearne altre per prossimi eventuali attacchi terroristici sempre nel territorio inglese, come ha dichiarato ieri il premier May. Nel frattempo, viene data anche notizia di come le 22 vittime sono state tutte certificate e identificate, con le famiglie coinvolte tutte drammaticamente contattate. (agg. di Niccolò Magnani)
Dopo il terribile attentato di Manchester, il premier Theresa May ha inevitabilmente annunciato l’innalzamento del livello di allerta in tutta la Gran Bretagna. Da “grave” lo stato è passato rapidamente a “critico” con l’attesa imminente di un altro fatto terroristico, motivo per il quale saranno dispiegati fino a 3800 uomini armati con l’obiettivo di proteggere i luoghi pubblici considerati maggiormente a rischio. Intanto, come riporta Il Fatto Quotidiano, nelle ultime ore la polizia di Greater Manchester ha eseguito altri tre arresti legati ai fatti di terrorismo che hanno riguardato la grande Arena della città, al termine del concerto di Ariana Grande. Non solo: oltre agli arresti avvenuti nella zona meridionale della città, nella tarda mattinata di oggi ci sarebbe stato anche un raid in centro da parte degli agenti e degli uomini specializzati in antiterrorismo. L’obiettivo sarebbe stato un appartamento nel complesso Granby House e sottoposto a perquisizione. E’ quanto riportato da Manchester News MEN. Già ieri era avvenuta un’altra perquisizione nell’abitazione del terrorista kamikaze Adebi, nel corso della quale era stato arrestato il fratello 23enne, Ismael, attualmente in stato di fermo e sottoposto da ore a interrogatorio. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Le attenzioni degli inquirenti, in merito al terribile attentato alla Manchester Arena in occasione del concerto di Ariana Grande, si concentrano sulla figura del kamikaze autore della strage, Salman Abedi, studente dalla cittadinanza inglese ma di origini libiche. Soprattuto, starebbero emergendo particolari, anche grazie a dei profili trovati sui social media, sulla sorella dell’attentatore, Jomana Abedi, minore della famiglia e appena diciottenne. Jomana avrebbe però beffato la maggior parte dei siti di informazione, compresi alcuni grandi testate nazionali italiane, postando sui suoi profili social foto non relative a se stessa, ma finte immagini di modelle come Maya Ahmad. Una ragazza particolarmente avvenente e che aveva scatenato una ridda di commenti, ma che si è rivelata essere semplicemente un “fake”, con la sorella del kamikaze che ha beffato così l’informazione internazionale. Maya Ahmad ha inoltre preannunciato azioni legali contro chi ha diffuso la sua immagine senza verificare se fosse o meno quella di Jomana Abedi.
Sul terribile attentato a Manchester che ha provocato tanti giovanissimi morti e feriti alla fine del concerto della popstar Ariana Grande continuano a susseguirsi le notizie. In particolare sugli ultimi spostamenti dell’attentatore Salman Abedi prima dell’attacco kamikaze di lunedì sera: il giovane terrorista si sarebbe infatti recato in Libia molto di recente, dove avrebbe mantenuto una rete di contatti online per poi arrivare a incontrare di persona altri terroristi che potrebbero dunque aver collaborato fattivamente dalla Libia alla pianificazione e alla realizzazione del terribile attentato al concerto di Ariana Grande. Secondo quanto riporta il Times, un compagno di università di Abedi avrebbe fatto risalire a circa tre settimane fa il suo viaggio in Libia, e il Ministro inglese Rudd ha definito estremamente probabile che ci siano altre menti dietro l’attentato, radicate nel fondamentalismo islamico presente in Libia.
Il mondo è ancora sgomento per il gravissimo attentato terroristico che a Manchester ha provocato 22 morti e 59 feriti alla fine del concerto della popstar americana Ariana Grande. Resta comunque alta l’allerta in tutto il Regno Unito, che già in passato era stato ferocemente colpito dal terrorismo. La Premier Teresa May nella giornata di martedì 23 maggio è tornata a parlare alla Nazione britannica, definendo come una barbarie assoluta l’accaduto, soprattutto per l’alto numero di vittime che potrebbe aggravarsi di ora in ora, considerando che molti dei feriti versano in condizioni gravissime. Teresa May ha parlato anche di come il Regno Unito debba fronteggiare gli attacchi, invitando a mantenere l’allerta assoluta e affermando di aspettarsi altri atti terroristici, temendo anche la possibile emulazione del kamikaze.
Un’analisi lucida da parte di Teresa May chiamata a guidare la Gran Bretagna in questa gravissima ora, ma gli occhi del mondo sono ancora pieni di orrore per la giovanissima età di molte delle vittime e dei feriti dell’attentato kamikaze alla fine del concerto di Ariana Grande alla Manchester Arena. Una storia in particolare provoca orrore, quella legata alla più giovane vittima dell’attentato: una bimba di soli otto anni, grande fan della popstar. Saffie Rose Roussos era originaria del Lancashire ed era arrivata appositamente dalla sua cittadina, Leyland, accompagnata dalla mamma e dalla sorella, entrambe rimaste ferite nella terribile esplosione. Saffie è al momento una delle tre giovanissime vittime identificate nel luogo della strage, le altre sono la diciottenne Georgina Bethany Callander, che è stata la prima ad essere riconosciuta, ed un giovane ventiseienne, John Atkinson, arrivato dalla vicina Bury.