Nelle motivazioni della Corte d’Appello relativamente alla sentenza di condanna a carico di Martina Levato, come riporta Repubblica.it, i giudici avrebbero spiegato anche la riduzione sostanziale della pena a carico della ragazza che, insieme all’ex amante Alexander Boettcher si rese autrice di una serie di aggressioni con l’acido. Durante il periodo di detenzione, come evidenziano nelle motivazioni, la giovane ex bocconiana avrebbe intrapreso un “positivo percorso evolutivo personale” di “resipiscenza”. Questo avrebbe fatto portare ad una sostanziale riduzione del cumulo di pene complessive giungendo a 20 anni piuttosto che 28. Tre mesi fa era stata la stessa Corte ad accogliere una delle richieste del difensore, Alessandra Guarini, che aveva messo assieme i 12 anni già inflitti a Martina per l’aggressione a Barbini con i 16 anni per gli altri blitz di cui si sarebbe macchiata arrivando, in base ad un calcolo giuridico, ad un totale di 20 anni di reclusione.



Sono state rese note le motivazioni della sentenza con la quale la Corte d’Appello ha condannato Martina Levato e Andrea Magnani per l’aggressione a Stefano Savi, alla quale prese parte anche Alexander Boettcher. Ne dà notizia Corriere.it, che rivela come secondo la Corte, l’aggressione sarebbe stata materialmente compiuta dall’ex giovane bocconiana o dall’ex broker, la cosiddetta coppia dell’acido, avvalorando così la tesi della presenza di entrambi al momento del lancio, giudicati uno esecutore e l’altro responsabile in concorso, sebbene i due ex amanti abbiano sempre ribadito la loro innocenza rispetto al tragico episodio. Nell’aggressione a Stefano Savi aveva avuto un ruolo di complice-basista nonché teste chiave anche Andrea Magnani, quest’ultimo condannato a 9 anni e 4 mesi in primo e secondo grado. Martina Levato ottenne in Appello una condanna inferiore rispetto al primo grado: da 28 a 20 anni di reclusione per le aggressioni con l’acido a scapito di Pietro Barbini, Antonio Margarito, Giuliano Carparelli e Stefano Savi. A rendere possibile ciò avrebbe contribuito anche il “positivo percorso evolutivo personale” della giovane, oltre al tecnicismo giuridico della “continuazione”.



Il processo di secondo grado a carico di Alexander sarebbe ancora in corso, in vista della sentenza che potrebbe giungere il prossimo 7 giugno. In merito alle condanne, ricordiamo che il giovane fu già condannato nei primi due gradi di giudizio a 14 anni per l’aggressione contro Barbini, in attesa della Cassazione. 23 anni è invece la condanna in primo grado per gli altri agguati e che potrebbe essere riconfermata anche in Appello, sebbene continui a definirsi estraneo ai fatti. Intanto, nelle carte delle motivazioni scritte dai giudici, viene ribadito quanto rivelato da Magnani il quale, pur avendo attribuito a Martina Levato il lancio dell’acido contro Stefano Savi, testimoniò che i due ex amanti erano insieme e che si erano allontanati dall’auto verso il luogo dell’aggressione. A confermare la presenza di Alex Boettcher sarebbe infine anche la testimonianza della stessa vittima, che asserì di essere stato aggredito da un soggetto robusto ed alto 1,80. Sul luogo dell’agguato fu inoltre rinvenuta anche l’impronta di una calzatura maschile compatibile con il numero di piede di Alex. Tutto ciò “avvalora l’ipotesi che il predetto imputato fosse in ogni caso presente al lancio dell’acido”, scrive il collegio, alla luce dell’ipotesi secondo la quale il gesto sarebbe stato materialmente compiuto proprio da Boettcher.

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