Il colloquio tra Papa Francesco e Donald Trump ha avuto, come previsto, un importante passaggio sul problema della terza guerra mondiale “a pezzi” come lo stesso Bergoglio va ripetendo ormai dall’inizio del suo Pontificato. Su Siria, Corea del Nord e tensioni internazionali, il Papa ha di nuovo intimato il presidente Usa ad usare le uniche armi del negoziato e della diplomazia per scongiurare uno scontro sanguinario e terrificante, vista la potenza delle armi nucleari a disposizione. Francesco ha consegnato il proprio messaggio per la giornata mondiale della pace, a mo’ di simbolo per quanto possa rappresentare il corso dei cinque anni alla guida della Casa Bianca per Donald Trump. Al termine poi il Papa in un “fuoriprogramma” ha donato un medaglione del pontificato che raffigura un ulivo, simbolo di pace, e Bergoglio si è rivolto così verso il Presidente Usa, «Questo glielo regalo perché lei sia strumento di pace, abbiamo bisogno di pace».
Il clima da Terza Guerra Mondiale che si respira a livello di tensione internazionale non accenna a placarsi e molti osservatori hanno ipotizzato la presenza del regime di Pyongyang dietro il Cyberattacco che alcuni giorni fa, con il ransomware chiamato Wannacry Virus che ha messo in ginocchio siti e terminali di tutto il mondo, alcuni anche governativi come quello del Ministero degli Esteri russo. E’ stato il colosso degli antivirus Symantec in particolare a parlare di probabili responsabilità della Corea del Nord nell’accaduto. A scagionare, almeno momentaneamente, Pyongyang ci hanno pensato proprio gli Usa durante un’audizione in Senato di Daniel Coats, responsabile americano della National Intelligence. Coats ha affermato senza mezzi termini come non ci sia alcuna prova o riscontro sul fatto che sia stata la Corea del Nord ad attivare il Cyberattacco, affermando che tutte le fonti saranno comunque studiate e valutare per comprendere la provenienza del virus che aveva criptato miliardi di file e documenti informatici in tutto il mondo. (agg. di Fabio Belli)
Venti minuti per “abbattere” un muro: l’incontro di questa mattina tra Donald Trump e Papa Francesco avrà il “gusto” di un primo tentativo della Chiesa di mediare i toni incandescenti da terza guerra mondiale che purtroppo negli ultimi mesi si sono scatenati tra Siria, Corea del Nord e la perdurante minaccia del terrorismo islamista, come l’attentato di Manchester ha purtroppo dimostrato due giorni fa. Venti minuti di incontro per cercare di smorzare le mire “riottose” del presidente Usa su tutti i fronti aperti a livello internazionale. «Francesco, il Papa dei ponti, dunque vuole parlare con apertura con qualunque capo di Stato glielo chieda perché sa che nelle crisi non ci sono “buoni” e “cattivi” in assoluto. La storia del mondo non è un film hollywoodiano.
Non arrivano mai i «nostri» a salvarci contro i «loro». Il Papa sa che ci sono in ballo sempre e comunque giochi di interesse», spiega Padre Antonio Spadaro nel suo blog presentando l’incorno di oggi a suo modo storico tra la Chiesa e il nuovo corso della Casa Bianca. «Non si può dire in anticipo se sarà rilassato o teso. Sarà certamente un incontro «sincero» in cui il Papa dirà quel che pensa e sarà disposto ad ascoltare quel che il presidente Trump pensa e vorrà comunicargli. E in questo senso sarà un incontro senza “muri”», conclude il Direttore della Civiltà Cattolica.
Nel frattempo singolare ma molto importante è la richiesta di aiuto giunta direttamente dalla Corea del Sud propio verso il Vaticano: il neo presidente cattolico, Moon Jae-in, ha andato una lettera a Francesco chiedendo di intervenire, sulla scia di quanto avvenuto tra Cuba e Stati Uniti negli ultimi anni, nella disputa contro il regime di Pyongyang. Tutto nel giorno di vertice con Trump dove inevitabilmente l’argomento “Nord Corea” sarà tutt’altro che marginale e dove quella “terza guerra mondiale a pezzetti” spesso teorizzata da Papa Francesco rischia sempre di più di essere una nuda e cruda visione sulla realtà contemporanea.
Il mondo è in lotta: tra Siria-Iran-Russia e la Nato, ma anche tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord, e non da ieri di certo tra l’Isis e l’intero occidente “crociato”. Il rischio di una guerra mondiale purtroppo è sempre dietro l’angolo. L’attacco orrendo del terrorismo islamista a Manchester ha compiuto quasi 30 morti e più di 60 feriti, di cui purtroppo moltissimi under 18: una nuova minaccia all’Europa, con tanto di firma immancabile dello Stato Islamico.
«Violenza senza senso», Papa Francesco in un telegramma ha espresso la sua profonda tristezza nell’apprendere la tragica perdita di vita nel barbaro attacco di Manchester. «Invoco le benedizioni di Dio alla pace, alla guarigione e alla forza», scrive il Papa nel telegramma inviato al Regno Unito.
Bergoglio loda gli «sforzi generosi del personale di emergenza e di sicurezza e assicuro la mia preghiera per i feriti e per tutti coloro che sono morti, in particolare per i bambini e i giovani che hanno perso la loro vita, e per le loro famiglie che sono nel lutto». Gli stessi vescovi italiani riuniti nell’assemblea generale in questi giorni hanno voluto sottolineare con dolore e commozione la strage dei giovanissimi di Manchester, con profonda «preoccupazione e ansia per il cammino della società».