Le indagini sul delitto di Emanuele Morganti proseguono al fine di fare totale chiarezza sulla morte di un ragazzo appena 20enne. Nel frattempo, il web e non solo è in grande fermento al fine di dare vita ad una serie di iniziative volte a chiedere giustizia e pene certe ma soprattutto esemplari per i responsabili dell’atroce gesto compiuto lo scorso marzo. Oltre alla numerose pagine Facebook dalle quali sarebbe partita la petizione online su Change.org, anche il Blog di emanuelegiustizia ha dato spazio alle varie iniziative che si sono riversate poi nelle piazze di Alatri e Tecchiena, paese di origine del giovane ucciso. Palloncini bianchi, striscioni e abbracci ai familiari di Emanuele Morganti hanno ad oggi caratterizzato i vari incontri che vedranno presto una nuova iniziativa, ovvero un sit in proprio davanti al Tribunale di Frosinone in programma per domani mattina ed organizzato da un ragazzo di 37 anni di Perugia. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
La solidarietà da parte delle comunità di Alatri e Tecchiena per la famiglia del giovane 20enne Emanuele Morganti, ucciso in seguito ad una rissa dai motivi ancora oscuri, ha raggiunto nelle ultime settimane livelli altissimi. Ne sono la riprova le tante iniziative finora emerse e che hanno visto anche l’organizzazione di un sit in da parte del 37enne Luca Moscardo. L’allevatore perugino, al Secolo d’Italia ha raccontato di aver conosciuto la famiglia del ragazzo vittima di una lite orrenda, descrivendola “umile, che si aspetta come noi del resto una pena esemplare per gli assassini”. A sua detta, il sit in da lui organizzato non riguarda solo la morte di Emanuele Morganti, “in questo paese il perdonismo fa troppi danni, a volte si ha l’impressione che gli assassini abbiano più tutele dei familiari di chi è stato ucciso”, ha commentato l’organizzatore, per questo vittima di alcune minacce sul social network Facebook. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Mentre si continua ad indagare sulla morte del giovane Emanuele Morganti, brutalmente aggredito davanti alla discoteca “Mirò Club” di Alatri, si moltiplicano le iniziative di solidarietà e di sostegno per la famiglia. In particolare la mamma della vittima, Lucia, ha messo online una petizione sulla celebre piattaforma Change.org per riuscire mostrare tangibilmente conforto per la famiglia. Mamma Lucia ha chiesto di firmare al maggior numero di persone possibili per regalare “una firma e una coccola” per Emanuele e far sentire meno sole le persone che gli volevano bene. La petizione è stata chiamata “Giustizia per Emanuele Morganti” ed ha già raggiunto la soglia delle 6.000 sottoscrizioni: un’iniziativa della mamma Lucia per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tragica vicenda del 20enne ucciso ad Alatri. (agg. di Fabio Belli)
Le indagini per far luce su quanto accaduto a Emanuele Morganti, il 20enne di Tecchiena massacrato mortalmente durante una rissa fuori da un locale di Altri lo scorso marzo, proseguono senza sosta, al pari delle testimonianze di solidarietà. A tal proposito è in programma per il prossimo venerdì 26 maggio un sit in proprio davanti al Tribunale di Frosinone. Un’occasione per ribadire la solidarietà alla famiglia della vittima ma soprattutto per chiedere una pena certa e severa per il branco che ha ucciso Emanuele Morganti.
Tre restano al momento le persone in carcere per l’omicidio del 20enne, ovvero i due fratellastri Paolo Palmisani e Mario Castagnacci, ed il terzo arrestato, Michel Fortuna, finito anche lui in manette dopo un breve periodo di latitanza. A loro si vanno poi ad aggiungere cinque indagati, tra cui il padre di Castagnacci ed alcuni buttafuori del locale di Alatri, il Miro Music Club, e numerosi altri testimoni ascoltati ad oggi come persone informate sui fatti. Un’inchiesta complessa, quella portata avanti, e che non ha ancora fatto totale luce sulle responsabilità reali e soprattutto sul movente del terribile pestaggio a calci e pugni, poi culminato con il colpo di grazia, forse sferrato con un manganello e che avrebbe decretato la fine del giovane Emanuele Morganti, morto dopo una lunga agonia.
Attraverso un fitto passaparola sui social, grazie anche all’apertura di ben tre gruppi Facebook si è diffusa la data del sit in, solo una delle numerose iniziative che hanno visto la sentita partecipazione di parenti, amici e non solo familiari del 20enne, i quali attendono ancora le necessarie risposte attorno all’assurdo caso. In questo senso è stata anche lanciata una petizione online appoggiata dalla stessa famiglia Morganti e fino ad oggi sono state numerose le iniziative promosse e che vanno a testimoniare come la morte del giovane di Tecchiena abbia colpito nel profondo l’intera comunità, per non dire lo stesso Paese.
La dimostrazione del forte coinvolgimento emotivo provocato dall’uccisione di Emanuele Morganti, arriva dal fatto stesso che a lanciare il sit in che si terrà il prossimo venerdì è stato un giovane 37enne di Perugia, Luca Moscardo. Ne dà notizia il quotidiano Secolo d’Italia nella sua versione online. L’uomo non si era mai occupato così da vicino di un caso di cronaca, ma quanto accaduto ad Alatri lo ha scosso nel profondo, definendolo “Una vicenda di una incredibile brutalità, che mi ha indotto ad impegnarmi concretamente per questo ragazzo”.
Per questo motivo si è anche recato a Frosinone dove ha fatto visita alla tomba della giovane vittima e qui ha potuto anche conoscere personalmente parte della famiglia del 20enne massacrato. “Una famiglia umile, che si aspetta come noi del resto una pena esemplare per gli assassini”, ha commentato l’organizzatore. Per Luca, quello che andrà in scena domani mattina sarà solo il primo di una lunga serie di eventi pensati per chiedere giustizia per il povero Emanuele Morganti e per diffondere il messaggio che “in questo paese il perdonismo fa troppi danni, a volte si ha l’impressione che gli assassini abbiano più tutele dei familiari di chi è stato ucciso”.
Un’iniziativa che ha visto l’adesione anche di Forza Nuova Lazio. Eppure, nonostante la sua determinazione, lo stesso organizzatore ha ricevuto anche delle minacce personali su Facebook da parte di un profilo fake. “Io vado avanti, non so chi ci sia dietro quelle minacce, ho denunciato tutto alla polizia postale che se ne sta occupando”, ha commentato il 37enne, a dimostrazione di come questo non abbia assolutamente influenzato la sua voglia di verità e giustizia.