Per la ventenne di Imperia, Martina Rossi, sta per aprirsi ufficialmente il processo, dopo il falso avvio di ieri. Del caso si è occupata ieri la trasmissione Chi l’ha visto nella fascia quotidiana. Come sappiamo, secondo l’accusa Martina è caduta nel vuoto mentre tentava di accedere alla camera accanto attraverso il terrazzo, per sfuggire alle violenze dei due giovani indagati. Sei mesi dopo la morte della giovane, i due ragazzi Alessandro e Luca, sono stati intercettati mentre parlano di violenza sessuale, quando ancora non è stata mossa questa accusa nei loro confronti. Uno dei giovani direbbe all’amico: “Hanno detto che sul corpo non ci sono violenze sessuali…”. Anche questa, per l’accusa rappresenta una delle prove del fatto che i due sapessero perfettamente quanto accaduto alla povera Martina poiché in quel momento, neppure l’autopsia compiuta in Spagna parlava di violenza ma riportava solo la morte della ragazza a causa delle numerose fratture. Bruno e Franca, i genitori della vittima, non hanno mai creduto alla tesi del suicidio e oggi continuano a chiedere con forza giustizia. “Non solo non abbiamo accettato da un punto di vista psicologico la perdita di mia figlia a maggior ragione se una persona parte per le vacanze per festeggiare il superamento degli esami per poi gettarsi da una finestra. E’ una cosa talmente grottesca anche perché è caduta senza avere i calzoni addosso”. Proprio l’assenza dei pantaloni, mai ritrovati, ha aperto a numerose domande che avrebbero poi portato a fare sempre maggiore chiarezza. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



Secondi i pm, Martina Rossi non cadde accidentalmente dal balcone al sesto piano dell’hotel di Palma di Majorca dove era in vacanza. A loro detta, la giovane sarebbe precipitata mentre cercava di fuggire ad un tentativo di violenza da parte di due coetanei conosciuti proprio in quella circostanza. Anche i genitori di Martina non avevano mai creduto realmente al suicidio di Martina. Ieri, intanto, la prima udienza davanti al gup è slittata a causa dell’astensione delle camere penali ma non può comunque definirsi un’udienza a vuoto in quanto, come spiegato dall’avvocato della famiglia Rossi, la stessa ha ottenuto dal giudice un rinvio brevissimo nel quale sarà disposta la trascrizione di alcune intercettazioni che la procura ha richiesto. Come evidenziato dalla trasmissione Chi l’ha visto 12.25, proprio in queste intercettazioni ambientali si parla di violenza sessuale, uno dei capi di imputazione imposto a Luca e Alessandro, i due giovani indagati.



“Le procure di Genova ed Arezzo dopo aver attentamente valutato tutto il materiale probatorio ha ritenuto di contestare quindi chiedere il rinvio a giudizio per il reato di morte in conseguenza di altro reato e tentata violenza di gruppo. La tesi della procura che ovviamente noi condividiamo sostanzialmente vede in quella camera un tentativo di violenza – ecco perché Martina è precipitata con gli slip – e a fronte di tale tentativo Martina ha tentato di fuggire e nel tentativo di scavalcare il terrazzo è precipitata”, ha commentato l’avvocato Luca Fanfani, difensore dei genitori di Martina Rossi. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

Lo sciopero del personale dei Tribunali ha causato la falsa partenza del processo sulla morte di Martina Rossi, la giovane morta a Palma di Maiorca sei anni fa dopo una notte passata con due giovani aretini. Le intercettazioni sui sospettati stanno tenendo banco in quanto sembra che possano provare come la ragazza sia caduta dal balcone dell’hotel dove alloggiava per sfuggire dal tentativo di violenza sessuale dei due ragazzi originari di Castiglion Filibocchi. La trascrizione dell’intercettazione vedrebbe infatti i due giovani, Alessandro e Luca, parlare dell’eventualità che sul corpo di Martina Rossi fossero stati trovati segni di violenza sessuale. Andrà però chiarito il testo dell’intercettazione, visto che uno dei due ragazzi potrebbe aver affermato che la cosa era “da pazzi”, cambiando così completamente il senso del dialogo. Ma al momento la violenza sessuale resta la causa più probabile ad aver portato alla caduta e alla morte di Martina Rossi. (agg. di Fabio Belli)

Nella giornata di ieri si sono riaccesi i riflettori sul caso di Martina Rossi, la ragazza genovese morta a Palma de Majorca il 3 agosto 2011 dopo essere precipitata dal balcone al sesto piano di un hotel durante una vacanza. La vicenda giudiziaria sarebbe dovuta partire ufficialmente in mattinata, davanti al gup del Tribunale di Arezzo, Piergiorgio Ponticelli, con l’udienza preliminare, ma alla fine tutto è slittato a nuova data a causa dello sciopero degli avvocati. Una falsa partenza, come rivela Primocanale.it, ma che preannuncia comunque la lunga battaglia in atto da parte dei genitori della giovane Martina, intenzionati più che mai a fare luce sulla tragedia che ha stravolto le loro vite nell’estate di sei anni fa.

Dopo appena 20 minuti, dunque, l’udienza è stata rimandata al prossimo 30 maggio data che si preannuncia importante in quanto il quell’occasione il giudice conferirà l’incarico ad un perito che si occuperà delle trascrizioni delle intercettazioni telefoniche tra i due ragazzi indagati per la morte di Martina Rossi. Ricordiamo infatti che per il caso dovranno rispondere del reato di morte in conseguenza di altro reato e tentata violenza di gruppo lo studente 25enne Alessandro Albertoni e il piccolo imprenditore 26enne Luca Vanneschi, entrambi aretini, in merito ai quali il giudice sarà chiamato a decidere sul loro rinvio a giudizio.

Secondo il pm Alberto Rossi, infatti, la giovane vittima perse la vita al culmine della sua fuga al fine di scappare dal tentativo di violenza sessuale da parte dei due indagati. Quella fuga fu per Martina drammatica in quanto si concluse con la caduta dal sesto piano e con la sua morte. Diversa la versione dei difensori dei due indagati, gli avvocati Tiberio Baroni e Stefano Buricchi, i quali starebbero attualmente studiando la strategia difensiva che punterebbe a dimostrare il suicidio di Martina Rossi. L’udienza per l’eventuale rinvio a giudizio a carico dei due giovani aretini si svolgerà quasi probabilmente il prossimo settembre, subito dopo la sesta estate senza la giovane ligure.

Erano presenti anche i genitori di Martina Rossi, ieri, in occasione dell’udienza preliminare che si è svolta presso il tribunale di Arezzo ma che poi si è rivelata essere, come già ipotizzato nei giorni precedenti, una falsa partenza. Di fatto, l’udienza si è aperta e chiusa dopo pochi minuti con il rinvio, senza quindi neppure entrare nel merito della vicenda. Da tempo i genitori della studentessa ligure morta in Spagna attendevano l’inizio del procedimento, anche se occorrerà attendere il prossimo martedì prima di conoscere il destino dei due giovani indagati.

Bruno Rossi, il padre della vittima, dopo il rinvio del gup ha commentato, come riporta Arezzonotizie.it: “Sembrava che ci volesse più tempo invece il giudice ha deciso di andare avanti. Adesso la speranza è forte come la voglia di capire e fare chiarezza. Ma so che c’è tanto lavoro dietro”. Quella portata avanti in questi anni dalla famiglia di Martina è stata definita un “lunga battaglia”. Immenso il vuoto lasciato nei due genitori dalla scomparsa prematura ed ancora poco chiara dell’amata figlia: “La voglia di giustizia determina ormai la nostra vita, anche senza assorbirla in tutto, ma Martina per noi è sempre qua.

Lei è sempre sulle mie spalle, come quando era piccola”, ha chiosato il padre. Ora però, prima dell’udienza per il rinvio a giudizio e che potrebbe portare ad un ritorno in aula per dopo l’estate, appare saliente la trascrizione delle intercettazioni dalle quali emergerebbero gravi elementi a carico dei due ragazzi aretini indagati.