Ha tenuto finalmente il discorso ad Harvard, quello che non è mai riuscito a tenere visto che ha abbandonato l’università per andare in California a sviluppare l’idea che ha rivoluzionato il mondo, Facebook: è Mark Zuckerberg ad aver tenuto in questi giorni il suo “atteso” discorso ad Harvard in occasione di un diploma ad honorem al genio fondatore del social network che ha certamente stravolto la vita di tanti, se non quasi tutti noi. «Se riesco ad arrivare alla fine di questo discorso oggi, sarà la prima volta che porto a termine qualcosa qui ad Harvard»: il sociale, la collaborazione e la creazione di una comunità mondiale. Proprio la creazione sembra un tema molto caro al guru dei social, visto che insiste molto (e non è la prima volta, ndr) sul concetto di “creare” qualcosa di più in una vita che evidentemente “non basta”. «Sono qui per dirvi che trovare un obiettivo non è abbastanza, la sfida è creare un mondo in cui tutti abbiano uno scopo nella vita»; bisogna di fatto “creare uno scopo” perché trovarlo, evidentemente, non basta più. Sognare in grande, un invito a non accontentarsi mai, uno “stay hungry, stay foolish” in salsa Zuckerberg, eppure c’è qualcosa che non ci torna.
«Per fare avanzare la nostra società, abbiamo davanti una sfida generazionale: non bisogna solo creare lavoro, ma scopi. Non bisogna solo avere un obiettivo per noi stessi, ma anche per gli altri. La mia idea non era costruire una compagnia, ma avere un impatto». La creazione di uno scopo, la creazione di un senso nel mondo, è “competenza” di un uomo? Anche illuminato (e molto ricco, nel suo caso) e intelligente, ma pur sempre un uomo? Ha un suono “invadente” questo invito, magari incosciente e non voluto, ma per chiunque si carica la responsabilità di creare libertà il rischio forte è quella di “sbattere” di fronte alla realtà che è più complessa e per fortuna più varia della nostra pur brillante mente. Davvero per cambiare la realtà bisogna inventarsi e creare, con scopi “umanitari”, la libertà per qualcun altro? «Cambieremo lavoro diverse volte, quindi abbiamo bisogno di servizi per l’infanzia e di un sistema sanitario sostenibili che non siano legati a un’azienda in particolare. Sbagliamo tutti, quindi abbiamo bisogno di una società che non miri solo a punirci o bollarci. Dal momento che la tecnologia continua a cambiare, dobbiamo concentrarci di più sulla formazione continua nel corso delle nostre vite. Certo, dare a tutti la libertà di avere uno scopo non è gratis, dovrebbero essere le persone come me a dare un contributo. Molti di voi avranno successo e quindi dovrebbero farlo a loro volta».
Un intento davvero così lodevole? Creare libertà e creare uno scopo “non è gratis”… già, eppure è proprio così che ci siamo ritrovati in questa realtà, a volte drammatica e quasi disperata. Liberi senza averlo voluto, ritrovati in questa Terra senza che nessuno abbia “pagato” qualcosa. Una libertà e uno scopo sono gratuiti e sono desiderati anche perché “ci precedono” nel corso della vita: sostenere un lavoro e una comunità è davvero lodevole, “imporlo” con l’esclusivo valore della ricchezza distribuita non ci sembra la via idonea per risolvere la crisi stagnante. Chiaro, la soluzione è davvero difficile, ma di certo resta molto “sinistra” come ipotesi quanto uscito da Zuckerberg e dalla comunità di Facebook sempre più “invadente” nelle nostre vite: e voi, che ne dite?