Lo ha riportato il Daily Mail, non sempre impeccabile nell’esercizio di fake news e simili, ma di certo la notizia se vera ha del clamoroso: nel clima da completa terza guerra mondiale, gli aerei della Raf avrebbero in procinto di scaricare alcune bombe sui territori occupati dall’Isis in Iraq e Siria – tramite gli aerei della coalizione anti-Daesh – con una “dedica” speciale come avveniva anche durante la Seconda Guerra Mondiale. «Love from Manchester» ci sarebbe scritto su alcuni ordigni pronti ad essere sganciati sui terroristi islamisti. Gli aerei della Raf (Royal Air Force Uk) nelle prossime ore sganceranno altre bombe sui territori siriani, in pieno clima di guerra che ha purtroppo alimentato in questi anni il terribile “gioco” del terrore, con le vendette in Europa (sopratutto Francia, Inghilterra e Germania, le più attive nei radi assieme agli Usa) da parte dei fondamentalisti Isis e simili.



Nel G7 blindato che tra poche ore scatterà a Taormina, la Corea del Nord e la sfida “da guerra mondiale” lanciata ai grandi della Terra saranno punti necessari e ineludibili nell’agenda di discussioni della due giorni italiana. Il tema di Pyongyang, dopo l’ennesimo nuovo test missilistico lanciato negli scorsi giorni, non potrà essere nascosto: gli Usa e il loro scontro a muso duro contro il regime di Kim Jong-un porranno la questione agli altri 6 capi di Stato, che più volte in queste settimane hanno tentato di invitare ad un maggior dialogo e cooperazione per poter evitare lo scontro nucleare terribile per tutti.



Il regime è vicino alla bomba nucleare e questo la Nato e l’Onu ovviamente non lo vogliono: comprendere però come e in che termini intervenire contro il “folle” dittatore nordcoreano sarà la vera sfida di questi due giorni (e dei molti a venire). Giappone, Corea del Sud e Russia stanno alla finestra e attendono, sperando in una maggiore linea condivisa a livello mondiale per essere più uniti contro l’isolata Corea del Nord.

È vero che, parola di Tajani, la vicinanza tra Trump e l’Unione Europea è ora più vicina dopo la campagna elettorale Usa che aveva messo tutti sul grande timore di un “muro” tra gli Stati Uniti e gli alleati europei. Restano però elementi di distanza, specie sulla politica estera e sul rapporto con la Russia, il vero Stato “chiave” nelle trame e rischi internazionali da guerra mondiale. Sia in Siria che in Corea del Nord, Putin chiede costantemente all’omologo Trump di frenare l’avanzata e il protagonismo per provare a chiudere un accordo “diplomatico” con Assad e Kim Jong-un, ma finora il presidente americano ha fatto “orecchie da mercante”.



Prima del vertice Nato ieri, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha espresso ancora qualche critica alla posizione Usa sul clima e soprattutto sulla Russia: «non sono sicuro di avere un’opinione comune a quella di Trump sulla Russia. anche se Ue e Usa sono tuttavia sulla stessa linea sul conflitto in Ucraina». Prima i valori di libertà e rispetto della dignità umana, prima di tutto, anche dell’America stessa o dell’Europa: Tusk spinge per un maggior accordo con Trump, tenendo conto che le posizioni sul fronte internazionale come il terrorismo sono molto vicine, assai meno su Nord Corea e Russia, dove Bruxelles chiede maggiore diplomazia e dove finora Washington non ci ha voluto troppo sentire…