Marco Ravaglia poteva essere la terza vittima di Igor Vaclavic, lo spietato killer serbo in fuga dallo scorso primo aprile. Norbert Feher, questo il vero nome del latitante super ricercato, dopo aver ucciso il barista di Budrio, Davide Fabbri, fece passare appena una settimana prima di aprire nuovamente il fuoco e freddare Valerio Verri, la guardia ecologica di Portomaggiore. Ad assistere alla sua uccisione, senza poter reagire, fu l’amico Marco Ravaglia, il quale ieri ha rotto il silenzio nel corso di una toccante conferenza stampa tenutasi presso l’ospedale riabilitativo San Giorgio di Ferrara dove si trova attualmente. L’agente di polizia provinciale, ferito lo scorso 8 aprile, ha raccontato con estrema emozione e fatica gli attimi in cui credeva di perdere la vita per mano di Igor Vaclavic. “Se non fossi riuscito ad alzarmi non ci avrebbero trovati, se non dopo non so quanto tempo”, ha raccontato Ravaglia, spiegando ai giornalisti presenti in sala come quella strada nella quale si è consumato il secondo omicidio ad opera di Igor-Norbert sia poco battuta soprattutto nell’ora in cui si svolsero i fatti. Dopo essere tornato in possesso del suo telefono, ha spiegato, ha immediatamente avvertito il suo Comandante, poi il Comandante dei Carabinieri prima di allertare la moglie, alla quale ha raccontato cosa era accaduto in quei terribili attimi.
“Ho fatto chiamare il 118 per mobilitare immediatamente un’eli medica perché c’erano due persone colpite da armi da fuoco”, ha aggiunto. Il primo sospiro di sollievo è riuscito a trovarlo solo dopo l’arrivo della moglie, avvenuto pochi minuti più tardi e quello dei soccorritori dell’eli medica: “Ho pensato che forse riuscivo a portare a casa la pelle”, ha chiosato tra le lacrime. Inevitabile, poi, il ricordo al collega ma soprattutto amico Valerio Verri, la seconda vittima dello spietato quanto pericoloso killer ora ricercato a quasi due mesi dal primo delitto: “E’ stata una grave perdita, un grande amico, dopo un anno e mezzo che lavoravamo insieme si era creato un rapporto meraviglioso, lui era una persona meravigliosa”. Clicca qui per vedere il video della conferenza di Marco Ravaglia.
Ad aver partecipato alla conferenza stampa indetta ieri presso l’ospedale di Ferrara e nel corso della quale è intervenuto per la prima volta Marco Ravaglia, sfuggito alla follia omicida di Igor Vaclavic, sono stati anche i due figli di Valerio Verri, sua seconda vittima. Emanuele e Francesca sono intervenuti in diretta tv nel corso della trasmissione Pomeriggio 5 riservando uno sfogo durissimo e commentando con estrema amarezza quanto accaduto alla guardia ecologia volontaria uccisa a 62 anni. La figlia 29enne ha inizialmente rivolto i ringraziamenti a tutti coloro che stanno lavorando sul campo, nella “zona rossa”, con l’intento di riuscire a catturare Norbert Feher. Alla domanda della conduttrice della trasmissione di Canale 5 se sapesse o meno la dinamica di quanto accaduto al padre, “reo” solo di essere stato vicino al famoso Fiorino bianco, la figlia ha replicato con una punta di amarezza: “Noi sappiamo veramente poco della dinamica e di tutto il resto. Noi di domande ne facciamo continuamente, tutti i giorni, e di risposte purtroppo nessuno ce ne ha date”.
La ragazza ha asserito di non conoscere il motivo reale della morte del padre, freddato da Igor Vaclavic, tuttora latitante. “Noi quello che sappiamo lo sappiamo tramite i giornalisti”, ha aggiunto Francesca. Valerio Verri e Marco Ravaglia stavano svolgendo il loro lavoro quando si sono imbattuti nel killer di Budrio. I due si erano accorti della presenza di un Fiorino abbandonato in una zona di bracconieri e si erano avvicinati per cercare di capire di chi fosse. In realtà si trattava del mezzo rubato da Vaclavic che, alle spalle, lo ha freddato. “Non siamo a conoscenza della dinamica esatta della sera dell’8 aprile, di come sono andate le cose e del movente. Siamo tenuti all’oscuro di tutto”, ha chiosato la ragazza.