Restano ancora molti punti oscuri nel ritrovamento del corpo senza vita di Silvia Pavia, la donna 52enne, amante dei cavalli, scomparsa misteriosamente il 26 aprile scorso e ritrovata solo 20 giorni più tardi, nella sua auto e priva di vita. Il fratello della vittima, prima di scoprire la verità sul destino della povera donna, aveva lanciato un accorato appello ed al tempo stesso, tramite le pagine del settimanale Giallo, aveva previsto il peggio: “Le è successo qualcosa di grave”. Non aveva tutti i torni Carlo, fratello di Silvia Pavia, attorno alla cui morte continua ad aleggiare un alone di mistero.
Oggi la sua famiglia è consapevole di quanto accaduto, ovvero di non poter più riabbracciare la propria cara. “E’ vero, negli ultimi tempi stava passando un periodo difficile, ma nessuno di noi si sarebbe potuto immaginare una cosa del genere”, commenta oggi Carlo sulle pagine del medesimo settimanale. Dopo le lunghe ricerche, Silvia Pavia è stata ritrovata, sdraiata sui sedili posteriori della sua Fiat 500 ed avvolta in una coperta, come se stesse dormendo.
Da quel sonno però, la povera 52enne non si sarebbe più svegliata. Accanto al suo corpo, che è stato ribadito non esserci alcun segno di violenza, una scatola di farmaci vuota e che andrebbe a confermare la tesi inizialmente battuta dagli inquirenti, ovvero quella del suicidio. Silvia, forse proprio a causa di quel difficile periodo di depressione che stava attraversando, avrebbe potuto decidere di togliersi la vita. Il vero mistero, tuttavia, avrebbe a che fare con le ultime ore di vita di Silvia Pavia, alla luce di quanto emerso dai primi risultati dell’autopsia.
L’esame medico-legale compiuto sul cadavere della 52enne scomparsa da Torino e ritrovata senza vita 20 giorni più tardi, non ha chiarito tutti i dubbi sulla sua drammatica morte. I primi accertamenti avrebbero rivelato la morte recente, avvenuta quindi nei giorni immediatamente precedenti al suo ritrovamento. Eppure, la conferma non potrà giungere, anche alla luce delle condizioni meteo del luogo, dove di notte le temperature scendono spesso sotto lo zero. Il freddo, dunque, potrebbe contribuito a mantenere intatto lo stato di conservazione del corpo. Ma se davvero gli ulteriori accertamenti andrebbero a confermare ciò, allora cosa avrebbe fatto e dove sarebbe stata Silvia Pavia, prima di togliersi la vita? Tra le ipotesi degli inquirenti c’è quella secondo la quale la sera della sua scomparsa la donna fosse passata dall’appartamento in cui viveva con il compagno, sebbene quest’ultimo lo escluda: “Era tutto in ordine, non mancava nulla”, ha riferito a Giallo.
Una testimone, una barista che lavora in un locale a Oulx, ha ammesso di averla vista il giorno seguente alla scomparsa, mentre un altro testimone ha riferito che certamente la sua auto non c’era una settimana prima del suo ritrovamento. Eppure, come rivela il settimanale, un’amica di Silvia aveva ricevuto una sua confidenza nella quale la 52enne le aveva manifestato l’intenzione di togliersi la vita. Nessun biglietto, ad oggi, sarebbe stato trovato da parte della vittima, nel quale annunciava il suo gesto. In attesa degli esami tossicologici, gli inquirenti stanno cercando di ricostruire gli ultimi spostamenti della donna. Non si esclude che per raggiungere la montagna Silvia abbia imboccato la statale, dove l’assenza di telecamere lungo la strada renderebbe più complicata la ricostruzione dei suoi movimenti in auto.