Baciato dalla fortuna: non ci riferiamo al film, ma alla storia di Gianni Di Rocco, che ha trascorso gli ultimi 12 anni a Rapallo dormendo vicino al binario 1 della stazione. Una vita di eccessi la sua, nel bene e nel male, perché prima di diventare clochard era ricco grazie all’eredità ricevuta da suo padre. L’ha però dilapidata. La vita però sa essere generosa e regalare nuove occasioni, ma con Gianni Di Rocco si è superata, perché un mese fa ha ricevuto un’altra ricca eredità, quella di sua zia. Immobili, terreni e soldi: quanto basta per renderlo il senzatetto più famoso d’Italia, al punto tale che c’è già qualcuno disposto a scrivere un libro sulla sua storia. Ma l’ex clochard non sente di essere diverso ora. Il 47enne, laureato in sociologia a Urbino, non ha mai lavorato un solo giorno in vita sua, perché il lavoro non fa per lui.
Non sopporta le diseguaglianze, lavorare per un altro uomo o per nulla. Gli piace, invece, studiare e leggere, per questo ha preso la laurea, e impegnarsi nel sociale, purché non si tratti di lavoro. «Io non sono un materialista. Per me davvero i soldi non contano nulla. Potrei perdere tutto quello che ho ereditato che fa lo stesso. Possono darmi 10 miliardi di euro che è uguale». Nell’intervista rilasciata a La Verità spiega che nella vita è meglio crescere fortunato che ricco, ma nel suo caso le due cose vanno di pari passo. «Mi sono giocato almeno 3-400 milioni di vecchie lire. Ero affetto da manie di grandezza e onnipotenza», racconta Gianni Di Rocco, precisando di non aver lasciato un centesimo di debiti. Ora che è tornato ad essere ricco la gente lo saluta. C’è chi lo avvicina per infilargli in tasca il proprio Iban. «Sono tutti invidiosi, tutti attaccati al dio denaro. Guardano a quello che ho, non guardano all’uomo Gianni. È una pochezza umana incredibile, sono robe da matti».
Il suo sfogo nasconde quasi un malessere, perché l’essere diventato nuovamente ricco potrebbe non essere un lieto fine per lui. «Forse stavo meglio prima di tutta questa attenzione». L’idea di vivere in una casa ora lo destabilizza, al massimo sogna una biblioteca fornita. Aver dilapidato l’eredità del padre è un’esperienza che gli ha fatto capire il valore dei soldi, quindi oggi non farebbe lo stesso. Ma la povertà, tornare a non avere nulla non lo spaventa. «Si ricordi Gianni, nella vita le persone sono attratte dai soldi e dal potere. Non conta nient’altro», gli disse Andreotti sull’eurostar Roma-Milano anni fa. Gli rispose che secondo lui è il potere a contare di più, ma ora sta comprendendo il senso di quella confessione. «Sto capendo che cosa significa l’attrazione per il denaro. Da parte degli altri però».