L’Isis recluta i migranti in Libia e arriva a pagarli fino a mille dollari per arruolarli. Un dossier della Nato ha certificato l’esistenza di una connessione tra i migranti e il Califfato, su cui finora c’erano solo sospetti. Il rapporto è stato redatto dalle grandi intelligence mondiali che tengono d’occhio il Paese nordafricano ed è stato presentato durante l’assemblea che si sta svolgendo in questi giorni in Georgia. «Il Daesh sta operando tra i migranti per un ampliamento del numero dei propri combattenti, seppur con un livello di addestramento limitato», denuncia il dossier.
L’Isis sta rimpiazzando, dunque, i morti in battaglia con gli immigrati che vengono assoldati in Libia per fame e disperazione. Giunti da Ciad, Mali e Sudan con il sogno di partire per l’Europa, i migranti che arrivano in Libia finiscono poi nelle mani dello Stato Islamico. Chi ha denaro con sé lo consegna ai trafficanti con la speranza di arrivare vivo in Italia, gli altri invece vengono rinchiusi in grandi prigioni controllate il più delle volte dagli stessi trafficanti. Qui diventano schiavi, vengono usati e venduti dalle organizzazioni per svolgere lavori massacranti per i quali non vengono pagati. La ricompensa è un viaggio della speranza per l’Italia.
I soldi dell’Isis rappresentano per loro una tentazione: nei lager libici – come riporta il dossier riportato da Il Mattino – vengono assoldati dai miliziani del Califfato. La conversione al jihad vale mille dollari. I trafficanti vorrebbero evitare di fare affari con i terroristi per non attirare su di loro le attenzioni delle intelligence internazionali, ma spesso acconsentono alla “vendita” dei migranti in cambio di forti tangenti. Il fenomeno per ora è circoscritto proprio per le resistenze dei trafficanti, ma la situazione viene costantemente monitorata dalla Nato.
Per questo verranno create due hub per la lotta al terrorismo: uno a Bruxelles, l’altro a Napoli che sarà operativo entro luglio. Queste due postazioni monitoreranno il flusso dei foreign fighter arruolati dal Daesh, ma non è da escludere un intervento sul campo. L’Italia sta provando a scongiurare la soluzione bellica, auspicando l’opzione diplomatica con la stabilizzazione politica della Libia, che però sembra ancora un miraggio.