Ha da pochi giorni lasciato la guida della Cei per potersi dedicare alla Presidenza della Conferenza Episcopale Europea e questa al “Il Secolo XIX” è la sua prima intervista post-Cei: Angelo Bagnasco, Cardinale e arcivescovo di Genova, non intende mollare la speranza di poter rilanciare davvero una istituzione che purtroppo da molte parti sempre morta, come l’Europa. Ma per farlo serve un cambiamento radicale, non solo formale: «La Chiesa ha i principi del Vangelo, che sono accoglienza e speranza. I vescovi dell’Europa svolgono il loro compito di stimolo, di richiamo, di incoraggiamento nei singoli Paesi, sapendo che sono i singoli governi che decidono le politiche degli Stati». C’è bisogno di più Europa, continua a ripetere Bagnasco, aggiungendo come «la “nuova” Europa capace di ispirare una identità culturale, alta, bella, secondo la sua tradizione e la sua storia. Il che non significa esclusione di qualcuno». Su queste parole, riferite durante la recente Assemblea Generale della Cei, è stato lo stesso cardinale di Genova a garantire come «Per dialogare ci vogliono almeno due persone e ognuna deve avere qualcosa di bello e importante da dire all’altra. Un’Europa che rinuncia alle proprie radici cristiane mostra di aver rinunciato ai valori che hanno generato la propria cultura. Non potrà dialogare con nessuno, perché non avrà niente da dire. Come potrà includere?».



Con le nuove spinte nazionali e populiste, sia in Europa che negli Stati Uniti, come può avvenire questa rifondazione “spirituale” e radicale lo spiega ancora Bagnasco nella sua lunga intervista sul Secolo XIX; «sono convinto che qualsiasi difficoltà possa essere superata se le parti del mondo saranno convinte che ogni continente vive la propria storia e la propria cultura e che essere hanno qualcosa di importante da dire a tutta l’umanità». Una fiducia che non si “costruisce” sullo sforzo puramente umano ma poggia sull’intervento continuo del Vangelo, sulla proposta universale della Chiesa di Cristo che non è una visione prima di tutto geopolitica bensì “ecclesiale”.



«Esiste una cattolicità della Chiesa che cresce in tutti i punti della Terra ed è bello che ci siano rappresentanze sempre più qualificate», chiosa ancora l’ex Presidente della Cei. L’Europa ha bisogno di radici cristiane, o meglio ha bisogno di riscoprirle, per cercare di rilanciare in maniera sensata e non ideologica la spinta molto forte del “nazionalismo” sorto dopo anni e anni di crisi; radici vive, incontri e non scontri, come dice Bagnasco e Papa Francesco, occorre per questo una Chiesa sempre più aperta e disposta al messaggio più semplice possibile, “Dio ama ogni singolo uomo e invita alla Pace, mai allo scontro”.

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