L’infiammazione che ha compromesso le funzioni cerebrali di Francesco è stata causata da un batterio che non è stato ancora identificato. Non un virus, che non sarebbe stato comunque debellato da un antibiotico. L’autopsia a cui è stato sottoposto oggi il bimbo morto di otite mira anche ad evidenziare le possibili concause del decesso, ma ci vorranno alcuni giorni per avere risposte. Dalla prima valutazione è emerso che il piccolo era sano e che tecnicamente è morto per una «cessazione irreversibile delle funzioni cerebrali». Nel frattempo gli inquirenti stanno vagliando i preparati omeopatici somministrati nelle ultime due settimane al bambino: sono stati, infatti, sequestrati nello studio del medico omeopata, il dottor Massimiliano Mecozzi, che potrebbe essere tra l’altro convocato dall’Ordine dei medici di Pesaro. Stando a quanto riportato da la Repubblica, potrebbe partire una procedura disciplinare  a suo carico. L’avvocato Maria Lucia Pizza lo descrive come un uomo distrutto: «In 22 anni di professione medica non ha mai avuto un problema con un paziente. È estremamente rispettoso del dolore della famiglia del piccolo Francesco, e dell’operato della magistratura». Per ora non è stato fissato l’interrogatorio del medico, ma almeno fino ad allora non rilascerà dichiarazioni alla stampa. Lo stesso ha fatto sapere l’avvocato Federico Gori, rappresentante dei genitori di Francesco, anche loro indagati. (agg. di Silvana Palazzo)



Il piccolo Francesco, il bambino di 7 anni morto dopo essere stato curato con preparati omeopatici per un’otite bilaterale, è stato ucciso da un’encefalite, cioè un’infiammazione dell’encefalo. Questo il primo responso dell’autopsia eseguita dal medico legale Mauro Pesaresi, ma l’esito degli esami istologici dovrà essere completato insieme al dettaglio dei preparati omeopatici che sono stati somministrati al bimbo. L’obiettivo è stabilire le cause dell’infezione che ha portato poi alla morte del bambino. Le ultime notizie sono state riportate da La Vita in Diretta, che ha interpellato Fabio Santelli, direttore del reparto di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale materno infantile Salesi di Ancona: «L’ascesso è stato aspirato, quindi è stata trovata l’encefalite nel resto del cervello. Erano germi comuni, che potevano essere trattati con farmaci tradizionali e convenzionali. Le terapie omeopatiche vanno solo associate». Intanto il medico omeopata Massimiliano Mecozzi ha spento il suo cellulare e chiuso il suo studio, rifugiandosi in un suo casolare. (agg. di Silvana Palazzo)



Dall’inchiesta della procura di Urbino emergono nuovi particolari in merito alla morte del piccolo Francesco, il bambino di 7 anni ucciso da un’otite degenerata in un ascesso cerebrale. Era stato curato per quindici giorni con delle goccine anziché antibiotici e ora i suoi genitori e il medico omeopata Massimiliano Mecozzi devono rispondere di concorso alla morte per negligenza e imperizia. Cellulari, computer e farmaci sono stati sequestrati dai carabinieri, che hanno bussato alla loro porta all’1.30 della notte scorsa. Dall’analisi di questi dati verranno ricostruite le ultime due settimane di vita del bambino. Il dottor Mecozzi, contattato dai genitori (che non hanno chiamato la pediatra di famiglia), ha ordinato loro di curare il bambino con dei ritrovati omeopatici. L’infezione però è arrivata fino al cervello. Persino martedì scorso, quando Francesco è entrato in coma, il medico omeopata è andato alla casa della famiglia dicendo che il bambino stava guarendo. E, come riportato da Il Resto del Carlino, ha provato a frenare i genitori dal ricoverare il piccolo in ospedale fino all’ultimo: «Se fosse mio figlio non ce lo porterei», ha ripetuto alla madre. Poi ha parlato col medico del 118 che ha trasportato il bambino all’ospedale di Urbino, provando a farlo desistere e quindi ostacolando il trasporto. La madre tra l’altro si è opposta alla somministrazione della tachipirina, così come da indicazioni di Mecozzi, ma il sanitario del 118 ha tirato dritto e solo allora il medico omeopata si è arreso, chiudendo il telefono. Per il piccolo Francesco, però, era già tardi.  (agg. di Silvana Palazzo)



La vicenda del bambino di sette anni, morto in seguito ad un’otite curata con l’omeopatia, assume oggi nuovi contorni alla luce di alcuni retroscena che emergono dal privato del medico indagato. Massimiliano Mecozzi è medico dal 1996, si dichiara omeopata ma non si sa perché. Stando a quanto rivela oggi Quotidiano.net, l’Ordine dei medici di Pesaro gli chiese ripetutamente quali titoli avesse per poter praticare l’omeopatia, ma lui ha replicato asserendo: “Non mi interessa rispondervi”. Scavando nel suo passato, tuttavia, emergono alcuni aspetti rimasti finora ignoti e che nessuno si è premurato di evidenziare. Dopo essersi cancellato dall’albo dei medici, infatti, Mecozzi trascorse i successivi 4-5 anni a fare altro, prima di iscriversi nuovamente. Ma cosa fece esattamente? Durante quella pausa si trasformò in facchino tuttofare in un supermercato di Varese. Qui aveva preso parte di un’associazione religiosa dal nome emblematico, “Roveto ardente”, poi finita in un’inchiesta che però non lo vide indagato e che fu chiusa con un non luogo a procedere. Lui aveva aderito ad un gruppo mistico-spirituale che annunciata l’imminente Apocalisse e questo lo portò ad abbandonare per anni la sua professione medica. Dopo l’esperienza a Varese, Mecozzi tornò ad indossare nuovamente il camice riuscendo a convincere con i suoi metodi numerosi pazienti, fino alla triste vicenda oggi al centro della cronaca. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

Quella di Francesco, bimbo di 7 anni morto di otite, è una vicenda dolorosa al centro della cronaca in questi giorni. Protagonista continua ad essere Massimiliano Mecozzi, il medico marchigiano e che da quattro anni seguiva il bambino e del quale la famiglia si fidava. Oggi, i nonni della piccola vittima intendono portare l’uomo in tribunale. Come riferisce La Nazione, Mecozzi circa un mese fa aveva ottenuto dall’Università Popolare di Arezzo l’attestazione da parte della sezione specializzata nello studio delle terapia integrate. A tal proposito, il dottor Turchetti, referente dell’istituto per gli studenti ha voluto chiarire come tali terapie non possano essere considerate “sostitutive”. Sebbene il medico ora indagato per omicidio colposo (al pari dei genitori del piccolo morto per un’otite curata con l’omeopatia) sia stato fotografo con la pergamena dell’università aretina, in realtà lo stesso non avrebbe mai messo piede ad Arezzo.

“Si tratta di un attestato nostro, rilasciato al termine di un corso di alta formazione in probiotica, materia che si occupa di alimentazione”, ha chiarito Turchetti. Il corso sarebbe stato organizzato nelle Marche ma l’attestato riguarderebbe una branca che non avrebbe nulla a che fare con l’omeopatia. Sulla vicenda è quindi intervenuto Turchetti, che ha voluto fare definitivamente chiarezza sostenendo: “Il nostro obiettivo non è sostituire la medicina tradizionale, ma supportarla attraverso le cosiddette terapie integrate. Chi facesse diversamente, e questo può essere il caso dell’omeopata Mecozzi, se ne assume la responsabilità individuale”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

L’Italia continua a partecipare al dolore per la morte del piccolo Francesco, il bambino di 7 anni morto a Pesaro nei giorni scorsi a causa di un’otite mal curata. Iniziano ad emergere i primi particolari sulla tragedia, mentre gli inquirenti hanno notificato tre avvisi di garanzia, sia ai genitori del bambino che al medico curante, l’omeopata Massimiliano Mecozzi. Il piccolo Francesco si era infatti ammalato quindici giorni fa ed i suoi sintomi non apparivano inizialmente preoccupanti. Un po’ di febbre, mal di orecchie e naso chiuso, sintomi che la giovanissima vittima aveva già manifestato in passato. I genitori infatti, sottolinea Il Corriere della Sera, hanno confermato che Francesco aveva già sofferto di otiti in passato ed anche in quei casi avevano optato per cure omeopatiche. Gli antibiotici invece non erano stati “mai più usati da quando aveva tre anni”. nei casi precedenti tuttavia Francesco era guarito senza complicazioni, ma Mecozzi anche in questo caso si era mostrato positivo e sicuro di una guarigione celere del bambino. Eppure nei giorni seguenti la febbre ha iniziato a salire ed il bimbo era diventato sempre più debole, fino al ricovero d’urgenza che purtroppo non gli ha salvato la vita. 

Intanto continua ad indagare la Procura di Urbino, sia sulla famiglia Bonifazi che sul medico Mecozzi. Quest’ultimo è inoltre un omeopata rinomato, data la numerosa clientela ed i due studi che gestisce, a Fano ed a Pesaro. Laureato in medicina nel ’96, il dottor Massimiliano Mecozzi è infatti conosciuto fra chi opta per le cure omeopatiche e viene descritto come un uomo estremamente religioso. Un credente che tuttavia, sottolinea il Corriere Adriatico, va visto ai magini della Chiesa cattolica. In passato, infatti, lo specialista aveva fatto parte di gruppi di preghiera mistici, simili a quello del Rovereto Ardente. Quest’ultimo è stato inoltre sciolto in seguito ad un’inchiesta della Procura di Varese per l’accusa di circonvenzione di incapace e truffa. Il medico nel frattempo non ha voluto rilasciare dichiarazioni, come ha spiegato la figlia. “Quando deciderà di parlare sarà lui a farsi vivo”, ha affermato, “ma ora non insistente, non è il momento. Abbiate la sensibilità dic apire quello che è successo”.