I quattro medici degli Spedali civili di Brescia coinvolti nel caso Stamina sono stati condannati. La corte di Torino ha assolto gli imputati dalle accuse di associazione a delinquere, truffa e abuso di ufficio, ma sono stati riconosciuti colpevoli del reato di somministrazione di farmaci imperfetti. Per questo Ermanna Derelli, ex direttrice sanitaria, Carmen Terraroli, dirigente e referente del comitato etico, Arnalda Lanfranchi, biologa, e Fulvio Porta, pediatra, sono stati condannati a due anni di reclusione – con pena sospesa – e a 30mila euro di multa.



Grazie all’accordo che Davide Vannoni, il fondatore di Stamina, sottoscrisse nel 2011 con i vertici dell’ospedale e la Regione Lombardia, venne avviata una sperimentazione su 12 bambini affetti da gravissime e incurabili patologie neuro-degenerative, finalizzata all’uso anche per adulti. Lo staff del fondatore di Stamina cominciò così l’infusione delle staminali sui bimbi in ospedale con la supervisione del personale sanitario bresciano. Poi arrivò lo stop da giudici e governo. L’inchiesta venne coordinata dalla procura di Torino prima con Raffaele Guariniello e poi con i pm Lisa Bergamasco e Alessandro Aghemo, guidati da Vincenzo Pacileo.



Vannoni ha patteggiato una pena di un anno e dieci mesi, ma qualche settimana fa è stato arrestato per aver aperto una nuova clinica in Georgia e perché sarebbe stato pronto ad esportare il metodo Stamina anche a Santo Domingo. I quattro medici bresciani, invece, hanno sostenuto la loro innocenza sin dall’inizio e quindi avevano scelto il dibattimento proprio per dimostrare la loro estraneità ai fatti. Sostengono di non aver scelto di ospitare Vannoni al Civile e che non sarebbe stato provato che Stamina sia un metodo pericoloso. Il tribunale di Torino, però, ha riconosciuto solo che non sono stati membri di un’associazione a delinquere e che non hanno abusato del loro ruolo per truffare i pazienti, ma li ha condannati per aver somministrato farmaci “imperfetti” tra il novembre 2011 e il maggio 2012.



Per la fase temporale che va dal giugno 2012 l’attività invece non è stata considerata reato, perché il tribunale di Venezia si espresse a favore di Stamina per il caso della piccola Celeste, una di quei 12 bambini. Una decina di famiglie si erano costituite parte civile al processo, ma il risarcimento è stato ordinato solo per quella di Celeste ed Esmeralda.