Pasquale Russo è stato condannato a trent’anni di reclusione per aver dato fuoco e ucciso la donna della quale si era invaghito, Vania Vannucchi. L’operatore sanitario lucchese è stato riconosciuto colpevole dal giudice dell’udienza preliminare, Antonina Aracri, di aver volontariamente incendiato la collega, madre di due figli, che è morta poche ore dopo all’ospedale pisano di Cisanello. Considerando lo sconto di pena dovuto alla scelta del rito abbreviato, il pubblico ministero Alessandro Capizzoto aveva chiesto l’ergastolo al termine della requisitoria. Riteneva che l’omicidio dello scorso 2 agosto fosse aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà, poi c’erano anche i reati di stalking e furto in abitazione, visto che Pasquale Russo aveva rubato il cellulare per controllare le chiamate di Vania Vannucchi.
Il giudice questa mattina ha disposto anche un risarcimento di 249mila euro per le parti civili, rappresentate dai genitori e dai figli della vittima. Al momento del verdetto però Pasquale Russo non era in aula: è rimasto nel carcere di Prato nel quale è detenuto. In aula è stata ricostruita quella terribile giornata: Russo aveva contattato Vania, che aveva accettato di presentarsi all’appuntamento solo perché le aveva promesso la restituzione del cellulare. L’appuntamento era stato fissato all’ex ospedale Campo di Marte, a Lucca. Lì scoppia l’ultima lite: Russo cosparge di benzina Vania mentre risale in macchina, poi scappa prima che i soccorsi la portino con l’elisoccorso al centro grandi ustionati di Pisa. «È stato Pasquale, Pasquale Russo», riesce a rivelare prima di morire. Lui, arrestato, prima nega e poi confessa. Oggi, come riportato da la Repubblica, la condanna.