Emmanuel Macron e Vladimir Putin hanno parlato anche della Corea del Nord nell’incontro di oltre tre ore nella reggia di Versailles. Francia e Russia sono uniti nella lotta al terrorismo e all’Isis, ma anche impegnati nell’evitare escalation per quanto riguarda i dossier siriano, ucraino e nordocoreano. L’obiettivo è abbassare il livello della tensione e scongiurare una Terza guerra mondiale. Nella conferenza stampa che è seguita all’incontro, il presidente russo ha spiegato che la situazione relativa in particolare alla Corea del Nord è complessa e molto pericolosa. Quello dei programmi nucleare e missilistici è un tema che è stato oggetto dei colloqui con il presidente francese: «Naturalmente abbiamo prestato attenzione anche a ciò». A tal proposito Putin ha spiegato che «Russia e Francia sono determinate a cercare soluzioni comuni per questi problemi, in modo da non peggiorarli ma migliorarli». (agg. di Silvana Palazzo)



La replica di Donald Trump al lancio di un missile da parte della Corea del Nord è verbale, ma la tensione cresce di pari passo con il timore che scoppi una Terza guerra mondiale. «La Corea del Nord ha mostrato grande mancanza di rispetto per il suo vicino, la Cina, sparando ancora un altro missile balistico…ma la Cina ci sta provando con forza!», ha scritto su Twitter il presidente degli Stati Uniti, riferendosi ai tentativi di Pechino per cercare di bloccare i piani di Pyongyang (clicca qui per visualizzare il tweet di Trump). La Cina ha, infatti, chiesto a tutte le parti in causa di mantenere la calma e sta provando a tornare al dialogo dopo questo lancio missilistico, il terzo in tre settimane da parte della Corea del Nord, il dodicesimo però dall’inizio dell’anno. L’ultimo missile è caduto entro i 200 chilometri dalla costa nipponica, provocando le veementi proteste di Tokyo. (agg. di Silvana Palazzo)



Prosegue l’atteggiamento particolare di Putin rispetto allo scontro ormai senza più alcun dialogo tra Usa e Corea del Nord: una formula di “moderazione” e invito “a mantenere bassi i toni” che per la Russia rappresenta la possibilità di giocare un ruolo già visto nel recente passato per la Siria di Assad. A Mosca fa comodo di certo il commercio senza sanzioni con Pyongyang e soprattutto non intende vedere scoppiare una terza guerra mondiale a pochi chilometri e dove dovrebbe inevitabilmente prendere posizione. Per questo prosegue il doppio invito alla moderazione per gli alleati di Seul e per lo stesso regime di Kim Jong-un: anche oggi, dopo il lancio del missile balistico, i portavoce del Cremlino chiedono una maggiore attenzione alle provocazioni. «Esprimiamo preoccupazione per gli sviluppi in Corea del Nord» ma allo stesso tempo invita i partner Usa, Corea del Sud e Giappone a dimostrare contenimento e non proseguire con le ingenti attività militari nella regione, ha ricordato stamani il vice ministro degli Esteri russo Wladimir Titov.



Suona un po’ come una “risposta” della Corea del Nord al G7 e agli accordi per maggiori sanzioni verso Pyongyang (e chi fa commerci e accordi con il regime, ndr) il terzo missile lanciato da Kim Jong-un in un solo mese. È stato lanciato ieri il missile di tipo Scud nel Mare del Giappone con il vettore che avrebbe coperto secondo Seul circa 450 km prima di affondare nei mari nipponici. Lo stop richiesto a gran voce dalla riunione a Taormina dei 7 grandi della Terra ha visto una risposta alquanto esemplificativa del grado di scontro a cui ormai siamo arrivati: la terza guerra mondiale non è un’utopia purtroppo, rischia di divenire sempre più pressante realtà. Come riportano le analisi degli esperti militari, i missili Scud usano carburante liquido e hanno una capacità di 300-500 km, avendo per target la copertura del territorio sudcoreano. Ci sarebbero però delle varianti studiate dal regime di Pyongyang per poter coprire la distanza e arrivare così a dare “fastidio” al maggior alleato degli Usa nel Pacifico, quel Giappone che al G7 ha spinto con forza verso nuove sanzioni contro il regime di Kim Jong-un.

La Corea del Nord, al netto di ogni proclama arrivato dal G7 contro i tentativi di provocare una possibile terza guerra mondiale, non intende fare un passo indietro: ieri mattina infatti la Kna – agenzia statale di Pyongyang – ha comunicato nuovi lanci di prova del tecnologico missile terra-aria per poter intercettare droni e missili nemici. Contro Usa, Giappone e Sud Corea, in pratica contro il mondo intero, il progetto “folle” di Kim Jong-un non si ferma: «I test sono stati organizzati dall’accademia della difesa nazionale e hanno testato il nuovo sistema antiaereo. Data e luogo non sono stati specificati», si legge nelle ultimissime novità pubblicate da SputnikNews. Il dittatore ha seguito il lancio ma non ha voluto, in un primo mometo, rilasciare nuove dichiarazioni al veleno contro i nemici che speravano in un lieve ammorbidimento della Corea del Nord dopo i vari movimenti diplomatici a livello internazionale. Intanto, seconda novità del giorno che certamente non aiuta ad una “serena” soluzione dello scontro, gli Stati Uniti hanno inviato una terza portaerei nel Pacifico, raggiungendo le precedenti Uss Carl Vinson e Ronald Reagan.

La Uss Nimitz si unirà nei prossimi giorni alle forti potenze militari di fronte alla Penisola delle Coree, come “terzo” deterrente per i test missilistici nucleari del vicino regime. In serata invece sono giunte le ultime “indicazioni” del regime proprio dalla bocca del suo leader, che lancia l’ennesimo monito contro Trump e l’Occidente in un clima sempre più da terza guerra mondiale, purtroppo: «rispetto agli anni passati sono migliorate le capacità di rilevazione, inseguimento e distruzione degli obiettivi, ed è aumentata la percentuale di bersagli abbattuti. Il nuovo sistema nella massima quantità in modo da poter coprire tutto lo spazio aereo del paese come una foresta per distruggere l’illusione dei nemici di aver il dominio dello spazio aereo».